Ciao, sono Ciccio Rigoli e questa è Farsela addosso, l’edizione estiva della newsletter Public Poetry Speaking. 4 appuntamenti con 4 interviste a persone che, a vario titolo, salgono su un palco. Ho già intervistato Paolo Agrati, Davide Verazzani e Montserrat Fernandez Blanco. Oggi l’ultimo ospite di questa serie è Guido Catalano.
Guido Catalano è di Torino e si autodefinisce “Poeta professionista vivente”. Da parecchi anni gira per l’Italia con i suoi reading, prima portandosi appresso il trolley con i libri e adesso in posti sempre più grandi. Per dire, negli anni l’ho visto prima in una bocciofila di Viale Padova a Milano e poi al Teatro degli Arcimboldi.
Anche per colpa sua io ho continuato a fare spettacoli una volta finita la mia carriera da cabarettista. Ho visto che riusciva (e riesce tuttora) a far ridere leggendo, e ho seguito le sue orme. Molto in minore, ovviamente.
Ha fatto spettacoli sia da solo sia con musicisti e artisti come Brunori, Dente e Roberto Mercadini, oltre ad aver pubblicato raccolte di poesie e romanzi. L’ultimo libro è Smettere di fumare baciando, disponibile nelle migliori librerie ma anche in quelle medie (parole sue).
In questo periodo è in tour più o meno in tutta Italia.
- Chi sei, che cosa fai e come ti definisci?
Sono Guido Catalano, scrivo poesie da quasi trent'anni e faccio degli spettacoli di poesia e non solo. Mi definisco "poeta professionista vivente" perché ho questa fortuna clamorosa di riuscire a campare scrivendo e facendo gli spettacoli.
- Come hai iniziato?
Ho iniziato cantando in un gruppo, attorno ai 16 anni. Scrivevo testi demenziali e cantavo male. Quello è stato anche il mio primo rapporto con la scrittura e con il palco.
- Quando c'è stata la trasformazione da cantante a poeta/performer?
Quando si è sciolto il gruppo. Io non sapevo suonare nulla ma la cosa che mi piaceva di più era scrivere i testi ed esibirmi, questi testi sono diventati poesie che distribuivo in giro agli amici e un mio amico che faceva il servizio civile mi invitò a fare un reading in un Circolo ARCI. L'ho fatto e da lì in poi non ho più smesso.
- Che anno era?
Più o meno il 1998, visto che poi il primo libro è uscito nel 2000.
- E invece quando hai cominciato con i poetry slam?
Attorno al 2001, a Torino ne facevano alcuni gli sparajuri (collettivo torinese di poesia performativa, ndr). Poi il poetry slam mi consentiva anche di leggere le poesie fuori da Torino, di andare a Bologna, Milano, Roma, ed era un'opportunità perché ai tempi non è che facevo 200 spettacoli l'anno come ho fatto per molto tempo e faccio ancora adesso.
- Quindi anche a te le prime serate le hanno pagate in lire?
In realtà le prime serate non me le hanno pagate proprio! Il mio primo cachet se non sbaglio è stato di cinquantamila lire.
- Tu ti esibisci spesso con musicisti che ti accompagnano oppure con cantautori come Brunori o Dente. Qual è la differenza tra esibirsi da soli o insieme a qualcun altro?
Mi sono reso conto negli anni che quando faccio molti spettacoli con musicisti, ho l'esigenza poi di tornare da solo. E viceversa.
In questi giorni sto andando in giro con un pianista e fisarmonicista (Matteo Castellan) e mi piace molto anche a livello umano perché è diverso andare in giro da soli o con qualcuno. Si crea l'atmosfera da gruppo musicale, da band che alla fine mi è rimasta nel cuore.
Sul palco invece andare da solo mi consente di improvvisare tantissimo, di cambiare le poesie in corsa se vedo che non vanno bene quelle che ho scelto, mentre con altre persone c'è una scaletta direi "scientifica" e quindi bisogna seguirla rigorosamente. In più una poesia letta da sola o con l'accompagnamento cambia completamente, come un film con una diversa colonna sonora.
- Ormai sono 25 anni che fai spettacoli, quindi ecco la classica domanda che faccio sempre: hai ancora l'ansia da palcoscenico?
Ovviamente ce l'ho ancora, ma dipende molto sia dallo spettacolo sia dal palcoscenico.
Mi aiuto un po' con l'alcol ma capisco sempre di più che è un'illusione. Tu sali sul palco brillo e ti senti un figo, ma facendo spettacoli al mattino o di pomeriggio, quindi da lucido, mi sono accorto che lo spettacolo migliora notevolmente come qualità. La controindicazione è che da lucido aumenta notevolmente l'ansia!
Ai primi reading bevevo troppo e pensavo di andare benissimo, ma sono contento che non esistano registrazioni del tempo perché probabilmente facevo ca*are. Adesso ho capito che salire sul palco sbronzi è poco rispettoso anche nei confronti del pubblico.
Dopo 25 anni diciamo che l'ansia riesco a controllarla meglio, però dipende anche dallo spettacolo. Quando ho fatto lo spettacolo con Roberto Mercadini dovevo imparare delle cose a memoria, e lì mi saliva a manetta. Quando sono da solo l'ansia è sicuramente più bassa.
- Ti faccio una domanda che fanno spesso anche a me: perché leggi ancora le poesie sul palco invece di impararle a memoria?
Il primo è un motivo pratico: non sono in grado di memorizzare niente, fin dai tempi della scuola. Non so nessuna mia poesia a memoria tranne forse una che è la più corta di tutte, ma sul palco la leggo comunque perché sono pigro!
Poi c'è anche la questione che il libro è un bell'oggetto scenico da tenere in mano.
Leggere in pubblico è un'arte, ho visto tanta gente che non è proprio in grado di leggere in pubblico. Saper leggere e guardare il pubblico, non è una cosa così scontata.
Ho notato anche che quando partecipavo agli slam anni fa quasi tutti leggevano, mentre adesso praticamente tutti dicono le poesie a memoria e sarebbe una cosa che non riuscirei mai a fare.
- Ti capita mai di sognare di salire sul palco e non avere i libri, non riuscire a leggere, non poter fare niente?
Il sogno ricorrente è che dimentico i libri oppure non trovo le pagine da cui leggere. Cosa che poi a volte mi capita anche nella realtà!
Ho sognato anche di salire sul palco e di non trovare nessuno tra il pubblico, oppure che ci fossero disguidi a livello tecnico. Insomma, sì, mi capita abbastanza spesso di fare questi sogni.
- Hai dei riti scaramantici oppure fai qualcosa che ti tranquillizza prima di andare in scena?
Riti scaramantici no, però per rilassarmi canto delle canzoni molto stupide. Cammino su e giù per il camerino, perché sono ipercinetico, e canto. Che poi mi serve anche per scaldare la voce.
- Perdonami, che cosa canti?
Una canzone che ho inventato io e che si intitola Cristo aiutami nell'immensità. In realtà è una specie di mantra che ha solo due versi: "Cristo aiutami nell'immensità/Cristo aiutami nella difficoltà". Non sono religioso ma nei momenti di tensione prego come quasi tutti.
- Qual è il pubblico peggiore che hai mai incontrato?
Io non amo le piazze, perché spesso il pubblico non è lì per te. Sai, il pubblico estivo, con i bambini, i cani...
Quindi viva il biglietto, perché se uno paga per vederti tipicamente è perché ti vuole bene. Certo, magari non ti vuole più bene dopo lo spettacolo, ma intanto è già più probabile che ti ascolti.
- Ultima domanda: quale consiglio dai a chi si trova ad affrontare un pubblico?
Intanto andare a vedere altri che lo fanno e imparare da loro. Io ho avuto molti maestri, come Freak Antoni con cui ho anche avuto l'onore di condividere il palco, oppure Roberto Mercadini. E poi il mio amico cantautore Federico Sirianni, che potrebbe davvero insegnare come si sta sul palco, ad esempio come reagire ai contrattempi che accadono.
Poi bisogna imparare a sentire il pubblico. Io non guardo il pubblico, anche perché spesso ho le luci molto forti negli occhi, ma lo ascolto molto.
Diciamo che è come il sesso: io do a te e tu dai a me. Diventa uno scambio, e se tu non senti il pubblico e non scambi nulla è semplicemente una masturbazione.
Con questa intervista si conclude l’esperienza di “Farsela addosso”. Spero ti sia piaciuta, e mi farebbe piacere avere i tuoi commenti.
La newsletter ritorna a Settembre, io me ne vado in vacanza assieme a lei. Se vuoi iscriverti per ritrovarla al ritorno, ti lascio qua il tasto apposito.
Tante care cose e abbi cura di te
Ciccio
“Nessuno ci toglierà i balli che abbiamo ballato”
Sono Ciccio Rigoli e mi occupo di comunicazione, customer care e poetry slam.
Faccio corsi molto divertenti sia dal vivo sia online, e anche consulenze singole.
Organizzo poetry slam e insieme a Paolo Agrati e Davide Passoni abbiamo un’agenzia che si chiama Slam Factory. La nostra trasmissione “Poetry Slam!” la trovi su Prime Video, anche se nella descrizione mi chiamano “Ciccio Regoli”, vai a capire perché.
Ho scritto 5 libri e un pezzo che si intitola “Come hanno fo**uto i trenta/quarantenni” che ha fatto oltre un milione di visualizzazioni a mia insaputa.
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