I fuochi d'artificio hanno rovinato questo Paese
Anche più dei Toscani, forse. (È una citazione, eh, un caro saluto alle amiche e agli amici della Toscana).
Stanotte ho sognato tutta la serie sugli 883, ma io non ho ancora visto la serie sugli 883 che è uscita su Sky. Mi chiedo se il mio cervello voglia farmi risparmiare dei soldi oppure del tempo, o se invece non vede l'ora di vedere questa serie e allora se la inventa lui finché io non l'avrò vista davvero.
Tra l'altro nella serie sugli 883 che mi è apparsa in sogno gli 883 si vedevano veramente poco, a pensarci bene.
NOTA DI SERVIZIO: da adesso in poi la newsletter, quando necessario, utilizzerà il femminile sovraesteso. In caso ti riconoscessi nel genere maschile e dicessi “Eh, ma è ben strano, eh”, ecco, è esattamente quello che accade con il maschile sovraesteso ma pensiamo sia normale.
(Questa idea l’ho presa a ).
A meno che tu non sia un animale domestico, probabilmente ti sarà capitato di stare a guardare i fuochi d'artificio con un senso di meraviglia. Uno spettacolo bellissimo, e restiamo tutte là con la bocca spalancata dire "Wow, che bello", oppure "Ecco, ecco che ne arriva un altro".
(Se invece sei un animale domestico, complimenti per i tuoi gusti ricercati nel leggere le newsletter. E quindi bau! oppure miao! a seconda della tua lingua madre).
Insomma, i fuochi d'artificio sono splendidi. Eppure, riesci a ricordarti un fuoco d'artificio particolarmente affascinante? Cioè, dopo aver visto i fuochi, ti è mai capitato di tornare a casa e dire "Madonna mia, quando è scoppiato il verde, poi il giallo, che storia pazzesca". Credo di no, a meno che tu non lavori come fuochista, ma in quel caso andresti troppo sul tecnico e credo che la percentuale di fuochiste che mi legge sia alquanto marginale.
Eppure non riusciamo a resistere, anche se poi a casa non ci portiamo niente.
Ecco, questo è un artificio retorico molto utilizzato, e anche molto ricercato: la meraviglia. Solo che poi, se di questa meraviglia non ti rimane niente, che cosa te ne fai?
Capita anche nei poetry slam che si vedano i fuochi d'artificio: esagerazioni, concatenazioni, rime incastrate come se non ci fosse un domani, e di solito funzionano. Ma la domanda che mi faccio io sempre è: "Bello tutto, ma di cosa stava parlando? Cosa mi rimane?"
Breve digressione per chi non sa cos'è un poetry slam. Se sai di cosa si tratta, puoi saltare questo paragrafo.
Il poetry slam è una sfida tra poeti e poete. Ci sono solo 3 regole: 3 minuti di tempo per ogni esibizione, nessun costume, oggetto o musica di scena, i testi devono essere originali e scritti da chi li porta sul palco.
Ogni esibizione viene votata da una giuria composta da 5 persone scelte a caso tra il pubblico. Chi prende più voti va in finale, e chi vince non vince niente, se non la gloria effimera.
Se pensi che la poesia sia morta o peggio ancora che sia una roba noiosa e stantìa, vieni a vedere un poetry slam. Potresti cambiare idea.
Fine della digressione sul poetry slam
I fuochi d'artificio sul palco fanno prendere bei voti perché impressionano, fanno rimanere il pubblico a bocca aperta, ma poi basta, non lasciano quasi niente. A volte capita di non ricordarsi neanche l'argomento della poesia.
E se una poesia non ha impatto, allora, a cosa serve?
A far vedere quanto si è bravi a mettere insieme le parole?
Parlo del poetry slam perché è il mio pane quasi quotidiano, ma me lo chiedo spesso anche sui social oppure nelle aziende. Quando vedo qualcosa di strabiliante, che "cambierà il futuro", oppure quando vedo dei video fatti con effetti magici, apparizioni, transizioni folli, mi chiedo sempre: "Ma questa roba, non è che si tratta soltanto di un fuoco d'artificio?".
Prendi l'Intelligenza artificiale: all'inizio è stato tutto un "Uoooooooohhhhhh, sembra di parlare con una persona vera!", e poi? Dico, cosa ce ne facciamo? Avrà tantissime applicazioni e già sta cambiando lo scenario, ma è stato un cambiamento da un giorno all’altro come pensavamo dopo aver visto ChatGPT per la prima volta?
Non me lo invento certo io che il medium sia il messaggio, però se poniamo tutta l'attenzione sul medium e non sul resto, cioè sul messaggio, a cosa può servire questa roba?
E qui entra tutto il discorso di quelli che ti vogliono insegnare come far diventare un video "virale", i teorici della crescita infinita e repentina, i Maestri dell'instant marketing, quelli che mettono le transizioni luccicanti nelle slide ma dentro non c'è scritto niente, e quindi la transizione tra niente e niente rimane ugualmente niente.
(qui forse sono andato troppo sulla filosofia presocratica, però considera che ho fatto il classico e ogni tanto devo farlo capire sennò mia madre si offende).
Lo so che la meraviglia serve a farsi notare, e nell'abbondanza di contenuti di oggi l'attenzione è una merce davvero rara, ma una volta che ho la tua attenzione, ci sarà pure un modo per dire qualcosa di interessante? Altrimenti limitiamoci a fare i video carini, con le parole che compaiono magicamente, e buonanotte.
Soprattutto sulla parte strategica delle campagne di comunicazione, o in generale quando si lavora sull'identità comunicativa delle aziende, di solito quello che ti vengono a chiedere è "Voglio fare un video virale", oppure "Bisogna fare qualcosa di innovativo" o "Dobbiamo aumentare i follower del 5000% in tre mesi". Sia chiaro, è possibile tutto e di sicuro può darsi ci sia chi riesce a farlo (trovamelo, e ti do dei soldi io personalmente), ma credo che prima andrebbe controllato dal CICAP, il Centro per la ricerca sul paranormale. Che infatti fino a oggi ha smascherato tutti i trucchi e probabilmente smaschererebbe anche quelli che fanno aumentare i follower dalla sera alla mattina. SPOILER: comprano dei follower fake. Pazzesco, vero?
Lo so, è molto più semplice e divertente fare un video che fa un milione di visualizzazioni, ma esiste una formula magica per farlo? E mettiamo che funzioni, cosa ce ne facciamo dopo? Vogliamo restare dei "one hit wonder", ovvero aver azzeccato una cosa di successo nella vita tipo quella che cantava "Dammi tre parole sole cuore amore" e poi finire nel dimenticatoio? Perché poi il rischio è quello, trovare una cosa che funzioni e restare nell'eterna frustrazione che non funzioni mai più nient'altro allo stesso livello. Io una volta ho azzeccato un pezzo che ha fatto una roba tipo un milione e mezzo di visualizzazioni, e poi? Ho scritto altro di paragonabile? No, finiti i fuochi artificiali, ciao ciao. Bravo scemo, mi dico da solo.
Perché pensiamo sempre che debba arrivare la botta di culo, il pezzo o il reel che ti fa svoltare, e poi invece scopri che no, non funziona così, o meglio, può anche essere d'aiuto, ma se non c'è niente dietro basta, restano solo fuochi artificiali che dici "che belli", e poi magari sono quelli che segnalano che è appena arrivata la droga (Gomorra docet). Insomma, a meno che tu non sia un corriere della droga o un bossa del narcotraffico, direi che i fuochi artificiali li possiamo tenere buoni solo per quando la festa è passata, aspettando che arrivi la festa del prossimo anno.
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Parlare a modo
Non sono né il primo né l’ultimo a essere fan di Tintoria, podcast fatto bene e che attendo con gioia ogni martedì. Uno di quei podcast in cui è l’ospite a essere esattamente al centro, e non chi presenta. E infatti si nota perché l’atmosfera è sempre molto rilassata e felice.
Capita che qualcuna chieda: “Ma quali sono le puntate migliori secondo te?”, quindi ecco un breve elenco delle mie 5 puntate preferite, in ordine inverso:
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1) Giancarlo Magalli (irraggiungibile)
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Una rubrica che incita al consumismo, che ho rubato preso in prestito da Domitilla Ferrari
Auricolari OPPO Enco Buds 2: non il massimo della vita, ma finalmente degli auricolari bluetooth che costano poco e posso suare per le call. Erano in sconto in quella pagliacciata degli Amazon Prime Day, che lasciamo stare, va.
La cucina italiana non esiste: Il libro scritto da quelli del pocast DOI - Denominazione d’origine inventata. Smonta i miti della cucina italiana, tipo la carbonara, il piatto preferito sulle app d’incontri non si è ancora capito il perché.
Che fai in questo periodo?
Ho appena chiuso una collaborazione come stratega della comunicazione con un centro che si occupa di autismo. Sono già al secondo centro medico con cui lavoro, sto facendo una certa esperienza bisogna dire.
Sto collaborando a Mitopoietica, un Festival che si terrà a Pavia dal 22 al 25 Ottobre. Il tema di quest’anno è “L’umanità e le macchine”, mercoledì 23 ci sarà anche un poetry slam che metterà insieme poesia e intelligenza artificiale. Lo conduco io, ma non farò battute su Intelligenza artificiale vs stupidità umana, giuro.
Se pensi che potrebbe servirti o servire a qualcuna che conosci una figura come la mia (comunicazione, public speaking, poetry slam, scrittura), fai pure il mio nome.
Dove mi trovi questa settimana
Giovedì 17 a Parma, Colonne 28, per il Grande Poetry Slam (ore 21:00);
Sabato 19 a Milano, all’ARCI Bellezza, Biutiful poetry slam (Ore 19:00);
Martedì 22 a Milano, la Battagliera, per un Open Mic di stand up comedy (Ore 22:00);
Mercoledì 23 a Pavia al Bacaro Poetico per il già citato AI poetry slam (ore 19:30).
Una poesia breve per chi ha poco tempo
Prendevo il mondo
dentro me. Lo pettinavo.
Gli dicevo pianino
stai buono. Sii paziente
con noi. Miglioreremo
siamo qui da poco.
Ancora non capiamo
e ci agitiamo troppo.
Ancora guerreggiamo.
Ruvido umano - Michelangela GualtieriE pure per questa settimana è tutto. Scusa se sono andato un po’ lungo, o forse no, non lo so. Fammi sapere, in caso, se preferiresti scrivessi di meno, di più, uguale a ora.
Tante care cose e abbi cura di te
Ciccio
La cassettina della settimana
Sono Ciccio Rigoli e mi occupo di strategie di comunicazione, public speaking e poetry slam.
Sono soprattutto su Instagram. E anche su LinkedIn. Puoi seguirmi, se ti va.
Ti seguo da tempi non sospetti, e ho ragione.
Ciao. Visto l'argomento "letterario" della tua newsletter mi sento di fare un commento sulla tua scelta di usare il femminile sovraesteso.
Premetto di non voler fare nessuna polemica, e se anche dovesse suonare come tale sarebbe di stampo linguistico, non di genere (per completezza di informazione: ritengo che quella del genere nella nostra lingua sia una questione di lana caprina che non ha nulla a che vedere con la discriminazione, ma chiaramente la replica attesa, già contenuta nel tuo pezzo, è che la penso così perché sono uomo).
Credo che nel momento in cui si voglia prendere posizione sulla discriminazione di genere, la soluzione non sia mai quella di favorirne uno a discapito dell'altro. E pure è quello che vedo spesso fare quando si opera questa scelta linguistica: la mia impressione è che si voglia lanciare un messaggio che con l'inclusività del nostro pubblico di lettori ha ben poco a che vedere, ma in realtà abbia più l'intento di comunicare qualcosa di noi stessi.
Questo lo dico perché io ho operato la stessa scelta, ma in modo diverso. Dovendo rivolgermi a un tu individuale, non uso nessun articolo, aggettivo o participio che implichino un genere: bensì vado di perifrasi e sostantivi (es: non scrivo "se sei interessato" ma "se ti interessa"). Se però devo parlare in terza persona plurale utilizzo il maschile sovraesteso perché secondo le regole della lingua italiana questo non è assolutamente escludente dei generi nella collettività, come potrebbe esserlo invece, nella nostra percezione, una presunzione di genere al singolare maschile o femminile.
È una mia scelta, rispettabilissima come la tua, che però mantiene una certa coerenza. Di base, utilizzando il maschile sovraesteso, posso essere comunque accusato di discriminazione da chi delle regole della lingua italiana se ne frega e vuole sovvertirle per una questione politica. E magari nemmeno si renderebbe conto che in realtà al singolare ho fatto uno sforzo (laddove pure avrei potuto applicare la stessa regola senza timore) perché è uno sforzo invisibile.
Parlare esclusivamente al femminile, sia al singolare o plurale, è come dicevo una presa di posizione che passa dal fronte opposto della discriminazione per lanciare un messaggio che non è di inclusione. Ma viene meno quando non si rende conto che nel momento in cui usa un espressione del tipo "sei un animale domestico" ripiomba nello schema delle regole linguistiche per cui è il maschile a dominare, ma è una dominazione che nulla a che vedere con la discriminazione di genere. Chiaramente per noi è difficile fare un'associazione di questo tipo perché da un lato siamo abituati a parlare così, dall'altro non ci verrebbe mai di pensare che ci siano discriminazioni di genere sugli animali, no? Eppure, per coerenza di intenti, avrebbe dovuto essere "un'animale domestica".
Non discuto sulla scelta, che come ho già detto reputo rispettabilissima nelle intenzioni in quanto personale. Mi dispiace però che, proprio in una newsletter il cui argomento è l'uso della nostra meravigliosa lingua per suscitare emozioni forti tramite la poesia, in questo caso l'emozione che percepisco è di nuovo quella di ignorare le regole per fare una scelta di parte che non sia per niente inclusiva. Mi piace anche pensare che la potenza della poesia sia quella di avere consapevolezza delle regole proprio per poterle infrangere con potenza e suscitare quelle emozioni. Ma non che lo faccia per creare un'ulteriore divisione.
Solo per questo mi sono soffermato a commentare. Fosse stata una qualsiasi altra newsletter avrei ignorato come faccio sempre, perché penso che sia ormai un dibattito sterile e inutile. Ma qui si gioca con le parole, e la riflessione mi sembrava necessaria.