Ciao. Visto l'argomento "letterario" della tua newsletter mi sento di fare un commento sulla tua scelta di usare il femminile sovraesteso.
Premetto di non voler fare nessuna polemica, e se anche dovesse suonare come tale sarebbe di stampo linguistico, non di genere (per completezza di informazione: ritengo che quella del genere nella nostra lingua sia una questione di lana caprina che non ha nulla a che vedere con la discriminazione, ma chiaramente la replica attesa, già contenuta nel tuo pezzo, è che la penso così perché sono uomo).
Credo che nel momento in cui si voglia prendere posizione sulla discriminazione di genere, la soluzione non sia mai quella di favorirne uno a discapito dell'altro. E pure è quello che vedo spesso fare quando si opera questa scelta linguistica: la mia impressione è che si voglia lanciare un messaggio che con l'inclusività del nostro pubblico di lettori ha ben poco a che vedere, ma in realtà abbia più l'intento di comunicare qualcosa di noi stessi.
Questo lo dico perché io ho operato la stessa scelta, ma in modo diverso. Dovendo rivolgermi a un tu individuale, non uso nessun articolo, aggettivo o participio che implichino un genere: bensì vado di perifrasi e sostantivi (es: non scrivo "se sei interessato" ma "se ti interessa"). Se però devo parlare in terza persona plurale utilizzo il maschile sovraesteso perché secondo le regole della lingua italiana questo non è assolutamente escludente dei generi nella collettività, come potrebbe esserlo invece, nella nostra percezione, una presunzione di genere al singolare maschile o femminile.
È una mia scelta, rispettabilissima come la tua, che però mantiene una certa coerenza. Di base, utilizzando il maschile sovraesteso, posso essere comunque accusato di discriminazione da chi delle regole della lingua italiana se ne frega e vuole sovvertirle per una questione politica. E magari nemmeno si renderebbe conto che in realtà al singolare ho fatto uno sforzo (laddove pure avrei potuto applicare la stessa regola senza timore) perché è uno sforzo invisibile.
Parlare esclusivamente al femminile, sia al singolare o plurale, è come dicevo una presa di posizione che passa dal fronte opposto della discriminazione per lanciare un messaggio che non è di inclusione. Ma viene meno quando non si rende conto che nel momento in cui usa un espressione del tipo "sei un animale domestico" ripiomba nello schema delle regole linguistiche per cui è il maschile a dominare, ma è una dominazione che nulla a che vedere con la discriminazione di genere. Chiaramente per noi è difficile fare un'associazione di questo tipo perché da un lato siamo abituati a parlare così, dall'altro non ci verrebbe mai di pensare che ci siano discriminazioni di genere sugli animali, no? Eppure, per coerenza di intenti, avrebbe dovuto essere "un'animale domestica".
Non discuto sulla scelta, che come ho già detto reputo rispettabilissima nelle intenzioni in quanto personale. Mi dispiace però che, proprio in una newsletter il cui argomento è l'uso della nostra meravigliosa lingua per suscitare emozioni forti tramite la poesia, in questo caso l'emozione che percepisco è di nuovo quella di ignorare le regole per fare una scelta di parte che non sia per niente inclusiva. Mi piace anche pensare che la potenza della poesia sia quella di avere consapevolezza delle regole proprio per poterle infrangere con potenza e suscitare quelle emozioni. Ma non che lo faccia per creare un'ulteriore divisione.
Solo per questo mi sono soffermato a commentare. Fosse stata una qualsiasi altra newsletter avrei ignorato come faccio sempre, perché penso che sia ormai un dibattito sterile e inutile. Ma qui si gioca con le parole, e la riflessione mi sembrava necessaria.
Ti ringrazio per il tuo commento, che reputo molto interessante.
Il motivo per cui ho cominciato a usare il femminile sovraesteso è, diciamo così, politico. Lo so che "è sgradevole", "suona male", "è strano", però obbliga a fare una riflessione. LA lingua cambia e si trasforma, e immagino tu lo sappia benissimo.
Il punto su cui voglio soffermarmi è esattamente quando dici: "bensì vado di perifrasi e sostantivi (es: non scrivo "se sei interessato" ma "se ti interessa")". Che è esattamente quello che io faccio da anni, non voglio fare il vecchio però ho iniziato nel 2011 quando mandavo delle newsletter per una libreria online. Come dici tu, non se ne è quasi mai accorto nessuno.
In questo caso invece io stesso devo fare uno sforzo per non usare il maschile sovraesteso, e voglio renderlo il più visibile possibile. Ancora più dell'utilizzo della schwa, enormemente di più dell'uso delle perifrasi.
La poesia serve appunto a rompere le regole e a far riflettere, altrimenti non serve a niente. Ecco, paradossalmente mi sembra che stavolta abbia centrato il punto.
Ti seguo da tempi non sospetti, e ho ragione.
Ciao. Visto l'argomento "letterario" della tua newsletter mi sento di fare un commento sulla tua scelta di usare il femminile sovraesteso.
Premetto di non voler fare nessuna polemica, e se anche dovesse suonare come tale sarebbe di stampo linguistico, non di genere (per completezza di informazione: ritengo che quella del genere nella nostra lingua sia una questione di lana caprina che non ha nulla a che vedere con la discriminazione, ma chiaramente la replica attesa, già contenuta nel tuo pezzo, è che la penso così perché sono uomo).
Credo che nel momento in cui si voglia prendere posizione sulla discriminazione di genere, la soluzione non sia mai quella di favorirne uno a discapito dell'altro. E pure è quello che vedo spesso fare quando si opera questa scelta linguistica: la mia impressione è che si voglia lanciare un messaggio che con l'inclusività del nostro pubblico di lettori ha ben poco a che vedere, ma in realtà abbia più l'intento di comunicare qualcosa di noi stessi.
Questo lo dico perché io ho operato la stessa scelta, ma in modo diverso. Dovendo rivolgermi a un tu individuale, non uso nessun articolo, aggettivo o participio che implichino un genere: bensì vado di perifrasi e sostantivi (es: non scrivo "se sei interessato" ma "se ti interessa"). Se però devo parlare in terza persona plurale utilizzo il maschile sovraesteso perché secondo le regole della lingua italiana questo non è assolutamente escludente dei generi nella collettività, come potrebbe esserlo invece, nella nostra percezione, una presunzione di genere al singolare maschile o femminile.
È una mia scelta, rispettabilissima come la tua, che però mantiene una certa coerenza. Di base, utilizzando il maschile sovraesteso, posso essere comunque accusato di discriminazione da chi delle regole della lingua italiana se ne frega e vuole sovvertirle per una questione politica. E magari nemmeno si renderebbe conto che in realtà al singolare ho fatto uno sforzo (laddove pure avrei potuto applicare la stessa regola senza timore) perché è uno sforzo invisibile.
Parlare esclusivamente al femminile, sia al singolare o plurale, è come dicevo una presa di posizione che passa dal fronte opposto della discriminazione per lanciare un messaggio che non è di inclusione. Ma viene meno quando non si rende conto che nel momento in cui usa un espressione del tipo "sei un animale domestico" ripiomba nello schema delle regole linguistiche per cui è il maschile a dominare, ma è una dominazione che nulla a che vedere con la discriminazione di genere. Chiaramente per noi è difficile fare un'associazione di questo tipo perché da un lato siamo abituati a parlare così, dall'altro non ci verrebbe mai di pensare che ci siano discriminazioni di genere sugli animali, no? Eppure, per coerenza di intenti, avrebbe dovuto essere "un'animale domestica".
Non discuto sulla scelta, che come ho già detto reputo rispettabilissima nelle intenzioni in quanto personale. Mi dispiace però che, proprio in una newsletter il cui argomento è l'uso della nostra meravigliosa lingua per suscitare emozioni forti tramite la poesia, in questo caso l'emozione che percepisco è di nuovo quella di ignorare le regole per fare una scelta di parte che non sia per niente inclusiva. Mi piace anche pensare che la potenza della poesia sia quella di avere consapevolezza delle regole proprio per poterle infrangere con potenza e suscitare quelle emozioni. Ma non che lo faccia per creare un'ulteriore divisione.
Solo per questo mi sono soffermato a commentare. Fosse stata una qualsiasi altra newsletter avrei ignorato come faccio sempre, perché penso che sia ormai un dibattito sterile e inutile. Ma qui si gioca con le parole, e la riflessione mi sembrava necessaria.
Ti ringrazio per il tuo commento, che reputo molto interessante.
Il motivo per cui ho cominciato a usare il femminile sovraesteso è, diciamo così, politico. Lo so che "è sgradevole", "suona male", "è strano", però obbliga a fare una riflessione. LA lingua cambia e si trasforma, e immagino tu lo sappia benissimo.
Il punto su cui voglio soffermarmi è esattamente quando dici: "bensì vado di perifrasi e sostantivi (es: non scrivo "se sei interessato" ma "se ti interessa")". Che è esattamente quello che io faccio da anni, non voglio fare il vecchio però ho iniziato nel 2011 quando mandavo delle newsletter per una libreria online. Come dici tu, non se ne è quasi mai accorto nessuno.
In questo caso invece io stesso devo fare uno sforzo per non usare il maschile sovraesteso, e voglio renderlo il più visibile possibile. Ancora più dell'utilizzo della schwa, enormemente di più dell'uso delle perifrasi.
La poesia serve appunto a rompere le regole e a far riflettere, altrimenti non serve a niente. Ecco, paradossalmente mi sembra che stavolta abbia centrato il punto.
Grazie ancora per il tuo commento, davvero.