Ciao, sono Ciccio Rigoli e questa è la versione estiva di Public Poetry Speaking. 4 newsletter prima della pausa estiva intitolate “Tattica, strategia, abnegazione, forza”. Qui trovi quella sulla tattica, qui quella sulla strategia, qui sotto quella sull’abnegazione. Fatti i dovuti conti, ne resterà solo una.
Abnegazione è una parola che deriva da ab, ovvero allontanamento, e negare, che vabbè, si capisce anche senza traduzione. Uno spirito di sacrificio che porta alla negazione di sé stessi. Potrebbe sembrare una dote, e in alcuni casi probabilmente lo è. Ma non sempre.
Io, sarà che ho un passato cattolico, sarà che piuttosto che guardare cosa c’è dentro di me preferisco annullarmi nella fatica fine a se stessa, ho fatto un sacco di cose con abnegazione, con dedizione assoluta e totale. E guarda qua che bel risultato che ho portato a casa. Sono ironico, ovviamente.
Non che l’abnegazione sia sbagliata totalmente, sia chiaro, anzi, in alcuni casi è una dote davvero mirabile, ma in molti casi si cade vittima della trappola dell’abnegazione, del sacrificio costante, del continuo occupare qualsiasi spazio per poi ritrovarsi così, senza nulla in mano e solo con una grande, irreprimibile stanchezza sulle spalle. E un sacco di errori fatti e persone perse per strada.
Questa è la storia di come, pensando di fare la cosa giusta, sono crollato facendo dei danni.
Affannarsi è diverso da agire
Nel 2016 ho deciso di aprire SLAM, un coworking dedicato alla cultura e allo spettacolo. Già il coworking è un’attività con dei bassi margini di profitto, io in più mi sono buttato nei due settori che probabilmente generano meno profitti di tutti. Come dico spesso: “Dove ci sono pochi soldi, io là sto”. Però, sarà che sono un inguaribile sognatore, mi sembrava una buona idea e forse lo era anche. L’ho chiuso nel 2020, a causa della pandemia non c’era più nessuna possibilità di farlo funzionare.
Per i 4 anni compresi tra il 2016 e il 2020 ho pensato solo ed esclusivamente a SLAM. Ho lavorato un sacco di volte anche il sabato e la domenica, perché avevamo i corsi e non potevo permettermi di pagare qualcuno che aprisse al posto mio. Mi sono trascinato dietro anche mio figlio per parecchi weekend lì, quando era il mio turno di averlo con me. Povero ragazzo.
Mi svegliavo e pensavo al coworking, andavo a dormire e pensavo ai conti che non tornavano, entravo lì la mattina alle 8 per fare le pulizie e ne uscivo la sera, quando andava bene, alle 20. Spesso anche più tardi, perché magari avevamo dei corsi serali. Stavo sempre lì, casa mia l’ho vista pochissimo in quegli anni.
Che spirito di sacrificio! Che abnegazione! Che forza d’animo!
Certo, come no. Lo pensavo anche io ai tempi.
Abnegare e annegare hanno un’origine differente. A pensarci adesso, però, sono molto simili. Quando ti dimentichi di tutto solo per seguire una tua idea, un tuo desiderio, è come stare sott’acqua. Non senti i rumori o ti arrivano molto attutiti, non respiri, pensi solo a salvarti e fai scelte sbagliate perché tutto quello che vorresti in quel momento è solo avere un po’ d’aria da respirare ma invece di andare verso la superficie, magari per poi tornare sott’acqua, continui a nuotare senza respirare e senza farti aiutare. Ovvio che, a un certo punto, scoppi. O per la pressione o per la mancanza di risorse o solo perché ostinatamente non hai voluto vedere in che situazione di merda ti sei andato a cacciare.
Quando è arrivata la pandemia e ho dovuto necessariamente chiudere, mi sono ritrovato a pensare a quello che avevo fatto. A quanto tempo avevo dedicato a quel sogno, dimenticandomi delle altre persone, dimenticandomi che avevo delle responsabilità non solo nei miei confronti ma anche nei confronti di chi mi stava vicino, e avendo anche la supponenza di star facendo la cosa giusta. Ho chiesto scusa alla mia fidanzata, perché per 4 anni ero stato “Ciccio di SLAM” e basta, anche a casa. Parlavo solo di quello, altro non c’era.
Un mio amico dice che “Agitarsi è diverso da agire”. Ti dà l’illusione di star facendo qualcosa, ma in realtà stai annaspando. E se non ti fermi mai perché dici che devi per forza fare così, devi per forza lavorare senza sosta anche quando dovresti fermarti, combini un sacco di cazzate e ti ritrovi senza niente in mano. Giusto qualche maceria.
Io non conosco la nostalgia o il rimpianto, e non mi interessa sapere che cosa cambierei se tornassi indietro. Tornare indietro non posso, al limite posso capire come evitare di fare le stesse cazzate in futuro. O quantomeno farle meglio.
Siamo così abituati a pensare che bisogna lavorare, lavorare, lavorare, produrre produrre produrre, che ci dimentichiamo che non gliene frega niente a nessuno se siamo sempre impegnati. Serve solo a noi, per illuderci e non pensare al resto.
Come diceva uno, “Sul letto di morte nessuno rimpiange di non aver passato più tempo in ufficio”. Ecco, ogni tanto dovrei cercare di ricordarmelo anche io.
Consigli non richiesti di lettura
Metti che non sai che libro leggere in questo periodo, ti consiglio quello che sto leggendo io.
Sto leggendo La vita è qualcosa da fare quando non si riesce a dormire di Fran Leibowitz.
Fran Leibowitz è un’intellettuale pazza americana, Martin Scorsese ci ha girato un documentario sopra che credo si trovi su Netflix, ed è completamente libera e indipendente. Qui sono raccolti alcuni suoi pezzi che, peraltro, fanno riderissimo. Ti dico solo l’incipit, poi vedi tu:
“Ore 12:35 - Squilla il telefono. La cosa non mi riempie di gioia: preferisco svegliarmi in altro modo. La mia sveglia ideale? Una certa attrice francese che, alle due e mezzo del pomeriggio, mi sussurra dolcemente in un orecchio di sbrigarmi a far portare la colazione, se voglio arrivare in Svezia in tempo per ritirare il Nobel per la letteratura. Purtroppo capita molto meno spesso di quanto si speri.”
Anche per questa settimana è tutto. La prossima settimana, l’ultima uscita e poi si va in vacanza (più o meno).
Se ti va di dirmi come ti sembrano questi numeri particolari, fammelo sapere che mi fa solo piacere.
Se poi vuoi inoltrare questa mail a qualcuno o a qualcuna, di sicuro non sarò io a fermarti, ma potrò solo ringraziarti.
Tante care cose e abbi cura di te
Ciccio