La paralisi da abbondanza
Una summa di tutte quelle volte in cui abbiamo la (quasi) certezza di non riuscire a fare tutto, e cosa possiamo fare invece.
Una volta avevo letto che c’è un magico momento a Dicembre, in un pomeriggio, in cui tutto passa da “Urgentissimo” a “Vabbè, dai, ne parliamo l’anno prossimo”. Non mi ricordo che giorno è ma di sicuro lo sai tu, o te ne accorgerai quando arriverà.
Premetto: non sarà il solito post di stanchezza da fine dell’anno, delle cose da fare che sono troppe e dal poco tempo per farle. Anche perché non ho soluzioni o ricette magiche. E per fortuna direi, altrimenti il rischio di diventare un fuffaguru starebbe veramente dietro l’angolo.
Però questo accumulo di roba mi ha fatto pensare anche a quando devo fare un lavoro nuovo, oppure quando devo portare in scena uno spettacolo che non ho mai fatto prima, e mi accorgo che non so da dove iniziare. E quindi, eccola, la paralisi da abbondanza.
(non so se esista la locuzione “paralisi da abbondanza”, ma facciamo che come termine parla da se)
DEFINIZIONE: dicesi paralisi da abbondanza quando hai troppa roba da fare, troppo materiale, troppe idee e proprio per questo non vai da nessuna parte, non sapendo da dove iniziare.
Ho portato in scena uno spettacolo sui CCCP qualche giorno fa, e mi sono accorto che avevo troppo materiale. Troppe canzoni da leggere, troppi aneddoti da raccontare, tutto troppo. Cosa avrei potuto/dovuto tagliare?
Il risultato è che sono rimasto con tutto questo materiale fermo per giorni, e ne sono uscito solo con la più consolidata delle tecniche per svilupare la creatività: il “panico dell’ultimo minuto”. Suona familiare, vero?
Visto che però ne sono uscito, e lo spettacolo è andato anche bene, ho messo assieme tre principi che sembreranno quasi banali, ma che chissà perché non utilizziamo quasi mai quando si tratta, ad esempio, di costruire un discorso che poi dovremo dire in pubblico, che sia uno spettacolo oppure una presentazione aziendale.
Schemi, schemi, schemi
Nella nostra testa ci possono essere centinaia di pensieri al secondo. Quando parliamo, già possiamo esprimerne molti meno nello stesso tempo. Quando scriviamo, ancora meno.
Di solito, quando ho parecchio materiale o tante cose da dire, comincio a creare degli schemi. Un nucleo centrale, e da lì frecce che si collegano con dei box al cui interno ci sono dei concetti o delle parole chiave. Una mappa concettuale, in pratica. Effettivamente potevo dirlo subito mappa concettuale, il termine esiste…
In questo modo sono obbligato dalla limitatezza del foglio e dalla lentezza della scrittura, e posso tenere solo quello che conta veramente. Niente stronzate, via quello che sembrava importante e invece non lo era.
Dopo aver fatto la mappa concettuale, creo una scaletta che distilla e mette in ordine ancora di più quello che dovrò dire.
Leggere/vedere altro
Se davvero non so da dove iniziare, faccio una roba molto semplice: rubo.
Lo so, sembro il solito italiano che ruba le cose altrui e le fa passare per proprie, ma in realtà la soluzione è molto più semplice: molto probabilmente qualche altra persona ha avuto il mioo stesso problema oppure ha affrontato lo stesso argomento, e allora perché non partire da qualcosa che già esiste?
Magari non è esattamente lo stesso argomento, di sicuro non andrò a ricalcare esattamente lo stesso schema e lo stesso stile, ma avrò un’indicazione di massima. Facciamo così, consideriamolo un tutorial involontario.
Non fare niente
Esattamente quello che ho scritto: non fare niente. Perché è come quando fai il pane, deve avere il suo tempo per lievitare. Se lo tocchi, basta, deve ricominciare da capo.
Non so da dove iniziare? E allora niente, vado a farmi un giro, mi metto a guardare fuori, dormo. Forse è un principio di psicologia inversa applicata al nostro stesso modo di vivere, del tipo “Ah è così, caro cervello? Non mi vuoi aiutare a organizzarmi? E allora io non ti uso così impari!”. Quello, il cervello, ci rimane male e allora per farti vedere che serve a qualcosa si rimette in moto.
L’ultimo pensiero forse non è molto scientifico ma chi lo sa, magari ho ragione.
Se hai altre idee sulla paralisi da abbondanza, fammele sapere che mi fa piacere e le aggiungo.
Parlare a modo
(Il talk di questa settimana l’ho preso dalla newsletter di . Grazie Flavia!)
Uno dei grandi mali del nostro tempo è il sarcasmo. Quella voglia di sentirsi sempre superiori, guardare le persone dall’alto in basso facendo commenti e frecciatine. Ammettiamolo, quanto contribuisce questo a migliorare il mondo in cui viviamo? Zero, forse meno di zero.
Soprattutto sui social, tutto un fiorire di battutine rivolte a chi ne sa meno di noi, come se fosse necessario conoscere tutto lo scibile umano. Certo, spesso ti ritrovi a parlare con persone che pensano di sapere tutto e di aver capito tutto dalla vita, ma farci sopra la battutina o considerarle stupide, che cosa cambia? Come migliora la nostra e la loro vita? Se vogliamo avere ragione, funziona, se invece vogliamo avere un dialogo o cambiare un po’ le cose allora di sicuro no.
E sai di chi è la colpa? Dell’amigdala. Una ghiandola del cervello che blocca le funzioni del lobo temporale quando si accorge di essere in una situazione di pericolo. E sai come le ho scoperte tutte queste cose? Guardando un talk di Emily Calandrelli, divulgatrice scientifica e viaggiatrice nello spazio, che spiega come usare il sarcasmo e la spocchia non serva a niente, ma piuttosto bisognerebbe ascoltare le persone e capire da dove vengono, come vivono, cosa pensano, prima di bollarle come stupide o ignoranti.
Ultima occasione per migliorare il proprio parlare in pubblico!
Dopo oggi non lo dirò più, ma è possibile ancora partecipare al corso di public speaking in presenza che farò a Milano.
Sarà il 14 Dicembre dalle 10 alle 18, costa €149 e impari a gestire l’ansia, migliori il parlare in pubblico e ti diverti pure.
Trovi tutte le informazioni sul sito, puoi iscriverti semplicemente compilando questo modulo.
Lo spettacolo nuovo: “A fare che?”
Giovedì 12 Dicembre alle 21 a “La Battagliera” di Via Palmanova 56 a Milano debutta il mio nuovo spettacolo “A fare che?”, di cui avevo parlato in una newsletter precedente.
La prossima settimana te ne parlo meglio e mando l’invito ufficiale, ma intanto comincia a segnarlo sul calendario (è a ingresso gratuito, come se non bastasse).
Ma soprattutto ci tenevo a farti vedere la foto che diventerà la locandina ufficiale. Scommetto che becchi facilmente l’ispirazione.
(La foto è di quel bravone di Nicola Bernardi, compagno di coworking e amico. Cioè, prima amico e poi compagno di coworking. E fotografo poderoso.)
Ma te lo do io, il promemoria!
Io ho una venerazione per Sandro Pertini, il miglior Presidente della Repubblica che abbiamo mai avuto. Con tutto il rispetto per Sergione Mattarella, ovviamente.
Uno che sapeva parlare in pubblico, sapeva come essere spontaneo e mostrarsi per quello che era, coinvolgendo le persone con la passione, soprattutto. Ci si potrebbe fare un corso di 8 ore, su Sandro Pertini, e non riusciremmo a dire tutto.
Se vuoi sapere chi era, cosa ha fatto, per quale motivo è un eroe totale, ti consiglio la puntata dedicata a lui del podcast “Qui si fa l’Italia”. Ti innamorerai.
“È tempo di svuotare gli arsenali e di riempire i granai”
Una poesia breve per chi ha poco tempo
Io spiego con calma. Tu
mi senti urlare. Tu
provi un’altra strada. Io
sento vecchie ferite riaprirsi.
Tu vedi entrambi i lati. Io
vedo i tuoi paraocchi. Io
sono conciliante. Tu
sospetti un nuovo egoismo.
Io sono una colomba. Tu
riconosci il falco. Tu
offri un ramo di ulivo. Io
sento le spine.
Tu sanguini. Io
vedo lacrime di coccodrillo. Io
indietreggio. Tu
barcolli per l’impatto.(Io e te - Roger McCough)
Anche per questa settimana abbiamo finito. Grazie davvero per aver letto fino a qui, ci sentiamo la prossima settimana.
Se ti va di condividere o consigliare questa newsletter, mi sarebbe di grande aiuto. Ma anche consigliare la newsletter in generale, sarebbe una cosa bella. Siamo vicini a Natale, che trionfino la bontà e la condivisione!
Tante care cose e abbi cura di te
PS: questa newsletter parte più tardi del solito, voglio vedere cosa cambia mandandola più tardi. Se invece preferisci che ritorni a mandarla alle 7:31, dimmelo nei commenti o via mail!
La cassettina della settimana
(occhio che dentro c’è pure Last Christmas)
La newsletter della scorsa settimana, in caso te la fossi persa.
Scusa, chi sei?
Sono Ciccio Rigoli e mi occupo di public speaking, comunicazione, poetry slam e stand up comedy.
Insegno a parlare in pubblico in ogni situazione utilizzando il metodo Public Poetry Speaking, che prende degli strumenti anche dal poetry slam e dalla stand up comedy.
Se ti servono un corso aziendale o una consulenza professionale di public speaking, scrivimi a info@cicciorigoli.com.
Sono soprattutto su Instagram. E anche su LinkedIn. Puoi seguirmi, se ti va.
Un giorno ti racconterò del trauma primigenio del Quirinale occorsomi quando ho iniziato le elementari. Da quello si capiscono molte cose, secondo me
Grazie a te! Tanto sai che prima o poi qualcosa dalla tua newsletter la rubo di sicuro!