Qualche giorno fa ho preso una credenza di seconda mano. Tenuta bene, prezzo onestissimo, me l’hanno consegnata fin dentro casa, sono stato contentissimo per tutto il giorno e avrei voluto parlare a chiunque della mia nuova credenza. E ho pensato: “Ma si può essere così contenti solo perché si ha una credenza per la prima volta nella vita?”. Eh, sì, può capitare.
Nella pallavolo capita che lo schiacciatore sbagli a colpire la palla, e dia la colpa all’alzatore che è stato impreciso nel passaggio; a sua volta l’alzatore accusa il ricevitore di aver passato male la palla; il ricevitore, non potendo accusare né scaricare la colpa sugli avversari che hanno lanciato la palla su di lui, dice che il cattivo passaggio nasce da un faretto che lo ha accecato perché l’elettricista lo ha collocato in un punto sbagliato. Alla fine, se la squadra non ha fatto punto, la colpa è dell’elettricista. Questa è la teoria degli alibi.
La storia dell’elettricista e della squadra di pallavolo è una delle mie preferite raccontate da Julio Velasco. Se non sai chi è Julio Velasco, ti metto qua la bio brevissima. Se lo sai già, puoi saltare questa parte.
Julio Velasco è tra i più vincenti allenatori di pallavolo della Storia, se non il più vincente. Ha allenato la nazionale maschile italiana di pallavolo, ha allenato e ora allena di nuovo la nazionale femminile, ha allenato la Panini Modena nell’epoca d’oro, ha vinto una quantità di coppe, scudetti e competizioni che se li elenchiamo tutti finiamo domani. Oggi fa soprattutto lo speaker motivazionale, che detta così è una brutta parola ma fatto da lui è una roba incredibile.
Quando si parla di Julio Velasco si dice che non fu tanto l’allenatore che insegnò all’Italia a vincere, ma quello che le insegnò a perdere. Nel senso, le insegnò a perdere senza dare sempre la colpa ad altre persone: agli arbitri, al pubblico, al poco riposo, all’elettricista. Quando si perde, si perde e basta. E magari si impara qualcosa.
In questi mesi sto facendo un tour per le scuole della Lombardia (e qualcuna fuori) a parlare ai ragazzi e alle ragazze del fallimenti. Scuole difficili, con alto tasso di abbandono, e andiamo lì non a spiegare cos’è il fallimento in teoria, ma proprio a parlarne insieme. Ne parliamo noi che conduciamo l’incontro, raccontiamo le nostre storie, e poi ragazzi e ragazze devono scrivere qual è stato il loro fallimento. Cosa hanno imparato, cosa cambierebbero. Ne vengono fuori sempre cose interessanti, e delle storie incredibili.
Ragionando di fallimenti mi accorgo che, soprattutto in Italia, non ne parliamo mai volentieri. E se ne parliamo cerchiamo delle scuse, delle cause esterne, degli alibi insomma. Sì, è vero, sono andato male a scuola ma solo perché i professori ce l’avevano con me. Sì, mi hanno licenziato, ma solo perché stavo sulle palle al nuovo capo. Sì, ho dovuto chiudere, ma perché il pubblico non ha capito quanto era interessante quello che facevo.
Certo, capita che si sbaglino i tempi, che arrivi, chessò, una pandemia e ti costringa a chiudere il coworking che avevi messo in piedi (è la mia storia, per chi non lo sapesse), che lo spettacolo vada male per cause indipendenti dalla nostra volontà. Però non sempre. Anzi, molto di rado.
Uno degli innumerevoli insegnamenti che ho avuto stando sul palco è che il pubblico ha sempre ragione. Certo, magari una sera c’è troppo rumore e lo spettacolo va male, oppure nella sala fa troppo freddo, oppure le persone non applaudono perché è successo qualcosa, ma non bisogna mai dire “Pubblico di me*da”. Quello lo potevano dire solo gli Skiantos, e solo perché erano l’avanguardia.
Ogni tanto bisognerà anche assumersi le proprie responsabilità, altrimenti diventa sempre come quella storia che quando va male “è tutta colpa del Governo precedente”. Troppo facile così, troppo facile. Tutto “molto italiano” (cit.).
Il TED Talk della settimana
Incredibilmente, un altro TED Talk in italiano. Stavolta parliamo di cibersecurity, di come una volta hanno clonato la carta di credito a Barack Obama, come hanno fregato gli iraniani che volevano arricchire l’uranio e di come si davvero difficile rendere un sistema sicuro.
Visto che in questa newsletter parliamo di public speaking e poetry slam, stavolta vi beccate Filippo Lubrano, che è sia poeta sia public speaker sia esperto di cibersecurity. Uno bravo, insomma, e mi sa che ne avevo già parlato di lui in qualche altra occasione.
Lovely speaking: un laboratorio
Lo dico spesso che ogni volta che parliamo davanti a più di una persona, quello è public speaking. Pazzesco, vero? E noi che credevamo fosse soltanto riservato alle grandi masse, alle grandi folle, al pubblico delle conferenze e dei TED Talk.
Parlare in pubblico serve praticamente a tutt*, e allora perché non farlo mettendoci anche un po’ d’amore?
Con questo corso in 3 lezioni impareremo a stare davanti a un pubblico di qualsiasi dimensione, a togliere un po’ d’ansia, a strutturare meglio un discorso e ad acquisire più sicurezza.
Lo faremo con gentilezza, con cura, senza giudizio. Imparando a esprimere quello che siamo e abbiamo in testa, ma che a volte fatica a venire fuori.
QUANDO?
tre martedì sera: 19 marzo * 2 aprile * 16 aprile dalle 19.30 alle 21
QUANTO?
Il laboratorio costa 150 euro e ha un minimo di 6 partecipanti
DOVE?
libreria LATO D, Via Signorelli 1 a Milano
COME?
Per informazioni e iscrizioni scrivi a info@latod.love
L’almanacco del giorno prima
Un vecchio numero di questa newsletter, da recuperare.
Stavolta ti consiglio di recuperare una puntata di TED’s Anatomy, la rubrica in cui analizzavo un TEd talk e ci tiravo fuori degli insegnamenti. Ah, puoi leggere la newsletter anche senza guardare il video, non è indispensabile.
Si intitolava Non ti muovere dalla sedia, grazie e parlavo di come si fa un talk stando sempre seduti sulla sedia, e di come possa funzionare ugualmente.
E dove ti troviamo in questi giorni?
,Un periodo di parecchia roba, fortunatamente. Niente spettacoli miei, ma poetry slam come partecipante e come dj con facoltà di parola.
Sabato 17 Febbraio sono a Genova, al Teatro della Tosse per “La Claque poetry slam”. La sala è grossa, accorrete in gran copia!
Mercoledì 21 Febbraio di nuovo a Ostello Bello Milano (Via Torino) per il secondo round del Limoni poetry slam. La volta scorsa nonostante la concorrenza di Sanremo era pienissimo, stavolta puntiamo a far scoppiare la sala. Ricordiamo che il Limoni poetry slam è più valido di Tinder per chi sta cercando partner.
Giovedì 22 Febbraio invece a Parma, a Colonne Ventotto, per il Grande Poetry Slam. Una chiesa sconsacrata, uno dei posti puù belli dove mi sia mai esibito nella mia vita.
Una poesia breve per ci ha poco tempo
La giraffa ha il cuore
lontano dai pensieri.
Si è innamorata ieri
e ancora non lo sa(Stefano Benni)
Come ti è sembrato questo ritorno? Ti sono mancato la volta scorsa? L’uscita quindicinale può funzionare?
Per queste e altre domande, sai dove trovarmi. Sono facilmente reperibile, e anche facilmente deperibile, credo.
Tante care cose e abbi cura di te
Ciccio
“Nessuno ci toglierà i balli che abbiamo ballato”
(proverbio argentino)
Sono Ciccio Rigoli e mi occupo di public speaking e poetry slam.
Faccio corsi per parlare in pubblico sia dal vivo sia online, e anche consulenze singole.
Organizzo poetry slam e insieme a Paolo Agrati e Davide Passoni abbiamo un’agenzia che si chiama Slam Factory. La nostra trasmissione “Poetry Slam!” la trovi su Prime Video.
Ho scritto 5 libri e un pezzo che si intitola “Come hanno fo**uto i trenta/quarantenni” che ha fatto oltre un milione e mezzo di visualizzazioni quasi a mia insaputa.
Sono soprattutto su Facebook e Instagram. E anche su LinkedIn. Puoi seguirmi, se ti va.
"Le sconfitte di oggi sono le vittorie di domani" (Slam Dunk)