Ciao, sono Ciccio Rigoli e questa è Public Poetry Speaking, la newsletter settimanale che parla di public speaking, business writing e poetry slam. Se ti interessano questi tre argomenti o anche solo uno dei tre, bene, sei nel posto giusto.
Visto il buon successo della volta scorsa, in cui ho analizzato un TED Talk di Gary Kasparov che perdeva a scacchi contro un computer, oggi ritorna la rubrica TED’s Anatomy. Prendiamo un talk, lo scomponiamo, ne parliamo, vediamo cosa imparare e poi che bello, ognuno se ne torna bellamente alle proprie occupazioni, sperando di aver imparato qualcosa di nuovo nel frattempo.
Oggi parliamo di un talk che inizia con delle patate, prosegue con le Intelligenze Artificiali e delle fotocopiatrici che vanno a fuoco e dentro ci sta tanta di quella roba che mi basterebbe elencarla per aver finito il mio compito oggi. Ma, anche se gli argomenti di cui parla sono molto interessanti, partiremo da un’altra cosa: la postura.
Intanto, ecco il TED Talk. Lo tiene Edward Tenner, studioso della storia dell’informazione e grande teorico della serendipità, quell’attività per cui trovi casualmente qualcosa che risuona con te proprio dove non avevi immaginato.
Il talk si intitola Il paradosso dell’efficienza e puoi guardarlo adesso oppure dopo. Oppure mai, capisco che la vita sia piena di attività da compiere.
E se ne rimane così, seduto, a leggere il suo discorso
Nella maggior parte dei discorsi pubblici a cui assistiamo solitamente chi parla sta in piedi, e nella maggior parte dei casi va a braccio o quantomeno non sta lì a leggere un discorso.
Ora che ci penso, nella vita mi è capitato una volta di stare sul palco con uno che parlava prima di me e leggeva un discorso seduto sul palco, e volevo menarlo perché era un discorso orribile. Un’esperienza che non ripeterei.
Dicevo, Edward Tenner resta seduto e legge il suo discorso. Non è un atteggiamento che consiglio, solitamente, perché stando seduti ci si rilassa troppo e ci si distacca dal pubblico. Per non parlare del leggere, perché porta a finire il prima possibile senza curarsi di chi ci sta davanti, mancando completamente il contatto visivo.
Edward Tenner invece legge ma guarda quasi sempre il pubblico, e il suo stare seduto comunica autorevolezza più che voglia di stare comodo. Che poi se ci pensi è come nell’iconografia del nonno che racconta qualcosa al nipotame, non è che a tuo nonno chiedi di stare in piedi, rimanere nei 15 minuti e magari portarsi dietro pure il Powerpoint. Certo, bisogna saperlo fare ed essere nonni.
Ma come mai il discorso funziona ugualmente? Ecco la mia spiegazione.
Aneddoti, aneddoti ovunque
Il discorso di Tenner è molto poco teorico, ed è pieno di aneddoti. Esatto, racconta, come il nonno di cui parlavamo poco fa. E tutti questi racconti ti restano in testa, ti fanno capire bene di cosa si parla, ti trasportano all’interno di ogni concetto senza usare parole difficili o concetti arzigogolati. Se deve spiegarti come fare a differenziare, ti dice che in Irlanda arrivò una grande carestia perché coltivavano delle patate dello stesso ceppo genetico, e che quando arrivò un parassita tutte le patate vennero colpite perché erano uguali. Chiaro, semplice e patatoso.
Quindi, raccontare storie. Funziona quasi sempre, ma non è che sia questa grande novità anche se io evito di chiamarlo storytelling perché non mi piace come parola. Ma quello è il concetto.
Sette sono i punti
Alla fine dello speech ci sono 7 punti che vengono elencati e che danno dei consigli. In questo modo si ottiene un doppio risultato: un discorso ampio viene spezzettato in discorsi più piccoli, e inoltre il pubblico sa già quanto durerà il resto dell’intervento e si rilassa. E far rilassare il pubblico è già metà del risultato.
Ah, i 7 punti non stanno in un elenco puntato e numerato, ma ci sono 7 slide diverse. Tienilo a mente la prossima volta che ti verrà voglia di mettere un elenco puntato in una presentazione.
Ti rimetto qua il link, in caso non avessi visto il talk prima: Il paradosso dell’efficienza
Corso di public speaking: ultima chiamata
Questa l’ultima volta in cui lo dico: Sabato tengo un corso di public speaking dal vivo a Milano. Sono rimasti due posti, se te li vuoi accaparrare tutti e due o anche uno solo di questi, trovi tutte le indicazioni in questa pagina.
Anzi, facciamo così: se li prendi tutti e due insieme per te e per un’altra persona, ti faccio ancora un altro sconto. Chi tardi arriva meglio alloggia.
Poetry slam, poetry slammer
Il poetry slam in Italia è rappresentato soprattutto dalla LIPS, la Lega Italiana Poetry Slam. Bell’acronimo LIPS visto che si parla di poesia orale, vero?
A capo di qeusta associazione ormai da qualche anno c’è un ottimo poeta, nel giro ormai da diverso tempo, ed è Andrea Fabiani.
Andrea è di La Spezia, o meglio di Spezia, come dicono quelli che ne sanno. Però vive a Genova. Insomma, è Ligure.
E in quanto ligure trasuda proprio quella simpatia, quell’affabilità, quelle matte risate che solo i Liguri possono trasmettere. Spero tu abbia capito che sono ironico, a meno che tu non sia Ligure a tua volta.
Fun fact: Andrea ha paura di quello che vola ed è più piccolo di un panino, e non mangia la cioccolata. Non è allergico, proprio non gli piace. Lo so, è fatto così.
In questa poesia, La fabbrica delle nuvole, risponde alla domanda che attanaglia l’umanità ovvero: “Dove andiamo dopo morti?”. A lavorare, risponde lui.
Una poesia corta per chi ha poco tempo
Se ci fosse una gomma da cancellare, una gomma
da inchiostro, non da lapis, o se no
con una macchina da scrivere, battere xxx,
o, per far meglio xyxy,
o, per fare ancora meglio, mnmn,
che si fa poco mn, ma cancella,
porca masola, che non si capisce più niente,
o addirittura, meglio di tutto, ma non ce l’ho,
un computer ci vorrebbe, che basta un tasto,
e sparisce tutto, senza un cancellotto, tutto bianco,
come se non fosse successo niente,
perché io nella mia vita gli sbagli che ho fatto.(Raffaello Baldini - La gomma)
Finisce qui la prima newsletter di Novembre. Arriverà il freddo prima o poi, nel frattempo vorrei solo ricordarti che l’albero di Natale si fa non prima dell’8 dicembre. Non cominciamo con questa storia degli alberi di Natale a Novembre che letteralmente fino a ieri stavamo con il costume, per cortesia.
Tante care cose e abbi cura di te
Ciccio
PS: è la prima volta che sei qua e vuoi iscriverti? Ecco il pulsantone!
La biografia del titolare
Sono Ciccio Rigoli e mi occupo di public speaking, business writing e poetry slam.
Collaboro con alcune aziende per elaborare strategie di comunicazione e scrivere testi che funzionano, piacevoli da leggere.
Faccio corsi molto divertenti sia dal vivo (quando possibile) sia online, e anche consulenze singole.
Organizzo poetry slam e insieme a Paolo Agrati e Davide Passoni abbiamo un’agenzia che si chiama Slam Factory. La nostra trasmissione “Poetry Slam!” la trovi su Prime Video, anche se nella descrizione mi chiamano “Ciccio Regoli”, vai a capire perché.
Ho scritto 5 libri, l’ultimo è un manuale sul poetry slam.
Ho scritto un pezzo che si intitola “Come hanno fo**uto i trenta/quarantenni” che ha fatto oltre un milione di visualizzazioni a mia insaputa.
Sono soprattutto su Facebook e Instagram. E anche su LinkedIn. Puoi seguirmi, se ti va.