Ciao, sono Ciccio Rigoli e questa è nonproprio, una newsletter che parla di public speaking anche in un momento in cui è sconsigliato radunare troppe persone nello stesso spazio. Parlo anche di come presentarsi online, di santi del giorno e di sport ridicoli. Così, giusto per confondere un po’ le acque e dare varietà.
In mezzo a tanti guru del marketing, preferisco essere una soubrette.
Qualche giorno fa sul mio profilo Instagram (che se ti va puoi anche seguire) ho postato una foto di me nella vasca da bagno. Oddio, ne avevo già postato un’altra in precedenza, perché sto facendo pace col mio corpo e quindi se mi va lo mostro, sempre nei limiti della decenza. Scorrendo tra i like, noto che uno l’ha messo un mio cliente. E mi sono chiesto qual è l’immagine che do all’esterno, se un profilo con delle foto in cui sono mollemente a bagno può risultare controproducente a livello lavorativo. E ho deciso che no, se scegli me ti prendi tutto il pacchetto. Se non ti piace fa lo stesso, amici come prima.
Oggi parliamo dell’immagine di noi che diamo all’esterno, e racconto tre aneddoti che mi riguardano e che magari possono darti qualche spunto su quello che dici online e su quello che mostri.
Ti ho scelto perché avevi la faccia da ca**aro
Dicevo, spesso raccontiamo parecchio di noi online. C’è chi si nasconde, chi interagisce poco, chi divide completamente la propria vita professionale da quella personale perché non sta bene, le cose non si devono mescolare.
Una delle trasformazioni prodotte dal dover restare a casa e vivere e lavorare prevalentemente online è che adesso ci capita spesso di entrare nelle case degli altri. Non solo dei nostri colleghi, ma anche degli ospiti nei talk show che si collegano da casa e ci fanno vedere sullo sfondo i libri che hanno, i quadri, a volte subiscono anche delle intrusioni non volute tipo figli che entrano nell’inquadratura e cani che abbaiano sullo sfondo. Mai come oggi possiamo dire che il privato è pubblico. Quindi cercare di mascherarsi diventa sempre più difficile, e per me è un bene.
Ma ecco i 3 aneddoti zen che riguardano me e l’immagine che do all’esterno:
1) Con quella faccia un po’ così
Il mio primo lavoro serio l’ho ottenuto proprio perché non sembravo troppo serio. Dopo il Master in editoria, sono andato a lavorare in una casa editrice grazie a uno dei docenti che mi volle con se a fare lo stage. Quando gli chiesi come mai mi avesse scelto, mi rispose testualmente: “Ti ho scelto perché avevi la faccia da ca**ro”. Il che non vuol dire che non sia serio sul lavoro, anzi, ma che oltre a essere bravo sul lavoro riesco a creare un bel clima. Lo so, quando c’è da fare una battuta spesso non mi trattengo, ma fa parte di me. E in molti casi riuscire a stemperare con una battuta si è rivelato vincente.
Ecco, magari non rivelarsi sempre tetragoni e impassibili può aiutare quando si parla con gli altri. Prova a mollare un attimo quella faccia compunta, su.
2) La tua newsletter fa schifo
In un altro lavoro che ho fatto per un ecommerce dovevo mandare delle newsletter settimanali. Le prime che ho mandato erano inappuntabili, le classiche newsletter con gli sconti, le offerte, cose così. Ci mettevo una vita a scriverle, ma ero soddisfatto perché erano molto professionali, almeno nella mia testa. Così professionali che alla terza il mio capo mi disse: “Sembra la newsletter di Trenitalia. Infatti fa schifo e non la legge nessuno!”. Aggiungendo dopo che mi aveva assunto per essere Ciccio Rigoli, non un dipendente di Trenitalia. Da quel momento la newsletter cambiò tono, diventò più mia e cominciò ad avere un seguito di appassionati che se la ricorda ancora adesso.
Essere me stesso insomma funzionava. Anche se non ero magari l’impiegato modello, di sicuro ero il Ciccio Rigoli modello. Unico e irripetibile, purtroppo o per fortuna, come ognuno di noi. Quindi usa il tuo stile, non copiare gli schemi di quelli che ti danno i 10 consigli per risultare professionali. Studiali e poi dimenticali.
3) L’ho già letto su Facebook
Solitamente quando tornavo dai miei in Calabria d’estate e incontravo i miei compaesani mi chiedevano “Ma come va a Milano, cosa fai, dove lavori…”. Negli ultimi anni invece spesso dicevano “Ah sì, l’avevo già visto su Facebook”. Quindi in tanti seguivano quello che facevo, e forse mettevo troppe cose online.
E se lo vedevano loro, sicuramente l’avrebbero visto anche i miei clienti o i miei datori di lavoro. Ma esattamente, cosa avrei dovuto nascondere? Che faccio spettacoli comici? Che mi piace scattarmi delle foto nella vasca? Se non ti sta bene quello che faccio nel privato e per questo non vuoi lavorare con me, pace.
Siamo 7 miliardi di persone nel mondo, ci sarà sicuramente qualcuno che vuole lavorare con te per quello che sei. Certo, magari se la tua passione è sgozzare agnellini a mani nude non conviene metterlo sui social, ma in generale diciamo che se il tuo hobby è quello, non so quante possibilità tu abbia di trovare lavoro, eh.
Spero di non averti troppo tediato con i fatti miei, in caso, fammelo sapere. Tornerò a essere professionale e a mandare le newsletter tipo quelle di Trenitalia. Madonna, che noia.
Il TED Talk della settimana
Settimana scorsa ho messo un TED talk in italiano, e ha riscosso un buon successo. Allora ne propongo un altro sempre nella nostra bella lingua, la lingua di Dante, di Leopardi, di Manzoni e anche di Fabrizio Corona, non dimentichiamolo. Che peraltro ha appena scritto un libro, quindi in qualche modo è un collega.
Dicevo, il TED talk di oggi è strano. Lo speaker non è particolarmente bravo tecnicamente, ondeggia da un piede all’altro, non accentua le battute, ma la storia è così forte che non ho potuto fare a meno di guardarlo tutto. Per dire che a volte basta una storia interessante, anche se non si è degli speaker fantastici.
Parla del Mongol Rally, la gara più assurda del mondo, in cui devi avere una macchina con meno di 1.200 cavalli e almeno 10 anni di vita e devi andare da Praga alla Mongolia. Senza assistenza, senza niente, e devi attraversare alcune tra le zone più pericolose del mondo. Gian Luca Comandini, che nella vita è un imprenditore ed esperto di tecnologie digitali, parla del suo viaggio. La cosa divertente è che lui è tutto tranne che un avventuriero, eppure è arrivato in fondo. A volte i miracoli accadono.
Il Santo del giorno
Il Santo del giorno è la rubrica che parla di Santi sconosciuti, per quando hai finito i Santi da nominare in maniera consona o meno. Oggi parliamo di Sant’Oddone di Cluny.
Sant’Oddone di Cluny è un pezzo abbastanza grosso nella storia della Chiesa. Fu uno dei maggiori direttori di abbazie nel Medioevo, stimato dal Papa e molte altre cose che però non ci interessano oggi. Oggi ti parlo del fatto che fu l’inventore della notazione musicale inglese. Se noi abbiamo DoReMiFaSolLaSi, nel mondo anglosassone usano le lettere da A a G. La A corrisponde al La, la B al Si e così via.
Quindi, in qualche modo, possiamo dire che Sant’Oddone è quello che ci consente di suonare la chitarra attorno ai falò cercando gli accordi su Internet. Che poi ai tempi miei si usava il Millenote, che era un librone con un sacco di canzoni con accordi.
Sant’Oddone di Cluny, protettore dei chitarristi da falò che non limonano mai perché devono suonare.
(Nell’immagine, Sant’Oddone di Cluny che trascrive gli accordi della Canzone del sole, che solitamente è la prima che impari con la chitarra. A lui piaceva molto fare il coro su Mare nero mare nero mare ne)
Sport inutili e dove trovarli
Io non ho mai imparato a impennare con la bicicletta. Avevo degli amici che facevano i chilometri su una sola ruota, io neanche riuscivo ad alzare la ruota davanti. Per questo allibisco quando vedo sport meravigliosi tipo il Cycle Hockey o, come viene chiamato in italiano, la Ciclopalla. In pratica giochi a hockey, ma stando sulla bicicletta. E toccando la palla solo con la ruota della bicicletta. Capirai che per me giocarci sarebbe un suicidio, vista quella roba del non saper impennare di cui sopra.
Il gioco è stato inventato da un americano nel 1893 a cui venne l’idea scansando un cane di piccola taglia che gli aveva tagliato la strada. Invece di investirlo, lo spostò lateralmente con la ruota della bici, tornò a casa e inventò questo sport. Pensa il destino: l’avesse preso in pieno oggi avremo un cane e uno sport in meno. A volte basta veramente un attimo.
Frasi da usare agli aperitivi, anche online
Il teatro d’avanguardia è il teatro di domani. Il guaio è che te lo fanno vedere oggi.
(Pino Caruso)
Per questa settimana è tutto, se hai letto fin qua ti ringrazio davvero. A proposito, mi chiedevo, ma non sarà che sto cominciando a farle troppo lunghe queste newsletter? Tu che ne pensi? Troppa roba? Le accorcio? Fammelo sapere così mi regolo.
Sull’argomento di oggi mi sono accorto che avevo già detto qualcosa in un numero precedente intitolato La storia dei miei 4 nomi. Se ti va di leggerlo, mi fa piacere.
Ci sentiamo mercoledì prossimo, se vuoi puoi condividere la newsletter con qualcunə a cui può interessare. Sarebbe una bella cosa.
Un abbraccio dalla zona rossa dell’amore
Ciccio
Ps: mi han detto che per essere fighi veramente bisogna avere un canale Telegram. Quindi l’ho creato, ti puoi iscrivere cliccando qui: Un canale Telegram ma non proprio.
La Bio del titolare
Sono Ciccio Rigoli e mi occupo di public speaking, poetry slam, cultura e un sacco di altre cose di cui volendo possiamo parlare anche in privato.
Per il public speaking, ho un mio metodo che si chiama Public Poetry Speaking e utilizza tecniche derivate dal poetry slam. Faccio corsi molto divertenti sia dal vivo (quando possibile) sia online, e anche consulenze singole.
Se ti interessa parlarne, scrivimi a cicciorigoli@gmail.com.
Organizzo poetry slam e ho ideato e condotto insieme a Paolo Agrati e Davide Passoni la trasmissione “Poetry Slam!” Su Zelig TV.
Ho portato due spettacoli comici a teatro e innumerevoli spettacoli sempre comici in altri posti.
Ho una trasmissione settimanale su Facebook che si chiama I Sommelier dei libri in cui, assieme al sommelier Matteo Galiano, abbiniamo libri e vino. Ogni giovedì, alle 18 puntuali.
Ho scritto 4 libri: un romanzo, una raccolta di racconti, una di poesie e un manuale tecnico. Per dire, sono abbastanza versatile, ecco.
Ho scritto un pezzo che si intitola “Come hanno fo**uto i trenta/quarantenni” che ha fatto oltre un milione di visualizzazioni a mia insaputa.
Ho un Tumblr in cui carico le mie poesie. Anche se non lo aggiorno da un po’ ma dovrei ricominciare. Si chiama Eleganza sgualcita.
Sono soprattutto su Facebook e Instagram. E anche su LinkedIn. Puoi seguirmi, se ti va.
Questa newsletter è stata scritta ascoltando questo live in studio di Vasco Brondi AKA Le luci della centrale elettrica. Che è uno cresciuto davvero parecchio dai primi dischi. Lo confesso, mi piace molto.