Trumple the Trump
Come parlano i populisti e come si possono combattere usando il linguaggio
Negli ultimi tempi il dibattito è quasi completamente monopolizzato da Trump. Metti i dazi, togli i dazi, la Borsa sale, la Borsa scende, la guerra in Ucraina, la questione palestinese. Sempre Trump in mezzo.
Ma la questione Trump viene da molto lontano, e si inserisce all’interno del costante aumento dei populismi e delle destre in tutto il mondo. Orban in Ungheria, AfD in Germania, Le Pen in Francia (almeno fino a poco tempo fa), e qualche partito in Italia cha fa a gara a chi è più patriottico. E non vado avanti perché rischiamo di deprimerci prima ancora di iniziare. E poi qua siamo a parlare di comunicazione, perché sto parlando di politica?
Lo faccio perché ho visto un TED Talk molto interessante che tra l’altro risale al 2018 in cui Christopher Kabakis, consulente di comunicazione, analizza la comunicazione dei populisti e fa alcune proposte per disinnescarla. Non so se funzionerebbe davvero, ma usare i suoi suggerimenti sarebbe di sicuro un passo avanti invece che stare soltanto a lamentarsi.
Ti metto qua il talk, ma in caso lo puoi anche guardare dopo oppure non guardarlo proprio. Cercherò di riassumerlo e di evidenziare i punti più interessanti.
La differenza tra me e te
Come prima cosa, bisogna capire quali siano le differenze stilistiche e comunicative all’interno della narrazione delle forze populiste da un lato e progressiste o liberali dal’altro. Per semplificare, queste ultime le chiamerò soltanto “progressiste”.
(vorrei intanto ringraziare chi ha tradotto lo speech, perché non ha scritto “la narrativa” ma correttamente “la narrazione”. Tu lo sapevi che "quando si dice “la narrativa” è un calco dal’inglese, vero?)
Vediamo le 3 differenze.
Guardare al futuro
Chi si riconosce nel progressismo, come dice il nome stesso, ha grande fiducia del futuro. Pensa che il domani sarà sempre migliore dell’oggi, che l’umanità proceda in linea retta e che avanzi senza sosta, nonostante gli intoppi. In ogni modo, la vita migliora passo dopo passo e non si può arrestare la crescita.
Chi invece ve dietro a Trump o ad altri partiti conservatori, guarda sempre al passato. Qual è lo slogan preferito da Trump? “Make America Great Again”. Again, come se avesse perduto la sua forza e dovesse riconquistarla. E ci ricordiamo bene che nel discorso inaugurale aveva detto che avrebbe riportato l’America a un’Età dell’oro.
Anche in Italia c’è stato uno che voleva riportare questo nostro Paese agli splendori dell’Impero Romano. Non è andata a finire benissimo.
Le Destre guardano sempre a un passato mitico e puntano a farlo ritornare. Peccato che quel passato mitico non sia mai esistito. Funziona però come narrazione perché per molte persone il futuro è nero, e quindi ci si rivolge al passato.
Come funziona la società
I progressisti ragionano spesso per ideali. Il progresso appunto, ma anche la divisione dei poteri, la democrazia, il rispetto delle idee e dei valori di ognuno, il metodo scientifico.
Le Destre puntano sul buon senso (anche in Italia c’è uno che chiameremo “Il Signor Pepeete” che parla sempre di buon senso). Sono contro il metodo scientifico, e non è un caso se in America c’è una crescita del morbillo a causa dei No Vax e se quello che da noi sarebbe il Ministro della salute è un complottista.
Il buon senso fa molta presa sulle persone. Le spinge a ragionare di pancia e a escludere chi non la pensa in questo modo, a considerarlo un nemico del Popolo. E questo ci porta alla terza parte dell’analisi.
Come funziona il mondo
Le forze progressiste credono alla globalizzazione e al benessere di ogni persona. Se tutta la società sta bene, allora possono beneficiarne tutte le persone che ne fanno parte, non importa da dove provengano.
Per le Destre invece la metafora più coerente è il tribalismo: dobbiamo stare bene noi che ci riconosciamo nello stesso gruppo. Il pericolo viene da fuori, noi siamo i buoni, loro sono i cattivi. Hai presente quando Trump mette i dazi perché l’Unione Europea secondo lui si è arricchita alle spalle dell’America? O quando deporta messicani e altri popoli? Ecco, per il populismo la minaccia sta alle porte, ai confini, mentre l’America (o la Germania, o la Francia, o l’Italia) è una nazione composta da brave persone.
Sempre molto facile e di sicuro effetto vedere come siano le altre persone a sbagliare, e mai il nostro gruppo di riferimento. Dio, Patria e Famiglia, insomma. Abbiamo già sentito anche questo, purtroppo.
Che fare?
La domanda quindi è: cosa possiamo fare per contrastare questa deriva? La soluzione suggerita da Kabakis può essere sintetizzata in “Trumple the Trump”. Bisogna contrastare queste forze usando i loro metodi e disinnescandoli.
Raccontare storie e usare le parole giuste
Trump è un grande raccontatore di storie. Spesso false, ma è innegabile che rimangano impresse. Ad esempio quando ha detto che a Springfiel in Ohio gli immigrati mangiano i cani e i gatti. Ovvio che fosse falso, ma ha colpito nel segno.
Invece dobbiamo raccontare storie che semplifichino i concetti e aiutino a capire. Invece di ragionare in termini astratti sulle persone migranti, possiamo fare un paragone con una famiglia. Se abbiamo 5 figli e uno di loro sbaglia, dobbiamo punirli tutti? No, sarebbe ingiusto. Ecco, in questo modo possiamo disinnescare la narrazione del “Tutti gli immigrati sono criminali”.
Inoltre dobbiamo usare le parole giuste. Invece di chiamarli “Rifugiati”, chiamiamoli “Nuovi arrivati”. Invece di dire “Cambiamento climatico”, che può essere visto in maniera anche positiva, chiamiamola “Catastrofe climatica”. Le parole cambiano il mondo.
Non dobbiamo usare le loro stesse parole.
Disinnescare la logica, cambiare la prospettiva
Se agiamo soltanto dicendo “No, non è vero” non si va da nessuna parte. Bisogna cambiare prospettiva, ribaltare le cose, mostrare dove sono le contraddizioni. Molte persone continueranno a credere pedissequamente in quello che viene detto loro, ma possiamo far ragionare le altre.
Cambiare in qualche modo il loro punto di vista, attivando la loro capacità di analisi.
Avere un progetto
Questa sarebbe a mio avviso la scelta migliore. Avere una proposta forte, concreta, una visione del mondo. Non adagiarsi soltanto sulla difesa e sulla contestazione, ma proporre qualcosa. E credo sia quello che manchi moltissimo nel dibattito politico, oggi. Sappiamo che mondo vogliamo avere? Sappiamo in che modo arrivarci?
Se ci fosse una proposta di valore, concreta, giusta, potremmo contrapporre al populismo qualcosa di positivo, e avere più argomenti da contrapporre.
Guardando la proposta odierna delle forze progressiste, un po’ di sconforto ammetto che può venire.
Considerando poi che il talk è di 8 anni fa, sorge il dubbio che siano idee velleitarie. Io però preferisco credere che si tratti semplicemente di proposte che non sono state messe in atto. Bisognerebbe provarci, invece.
Usare le parole giuste, smascherare le contraddizioni, avere un visione.
3 punti che trovo ineccepibili.
Un suggerimento per le vacanze
Sono appena usciti 4 nuovi episodi di “Faccende complicate” con Valerio Lundini su RaiPlay. Ero rimasto entusiasta dalla prima stagione, e sono molto felice che sia arrivata quella nuova. Ho visto una puntata ieri, quella sul bullismo, e sto ancora ridendo.
Ecco, se vuoi ridere molto durante queste brevi vacanze, te la consiglio.
Ma questo corso del 24 Maggio?
Se tra i buoni propositi per l’anno nuovo c’era anche quello di parlare meglio in pubblico (nelle riunioni, ai convegni, anche nelle presentazioni dei progetti), ecco, sei ancora in tempo per soddisfare questo desiderio con il nuovo corso di Public Poetry Speaking!
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Qui trovi il programma completo e tutte le istruzioni.
Una poesia breve per chi ha poco tempo
se non ti
innamori di me
a prima vista
lo scriverò al mio
rappresentante al congresso
e se non avrò soddisfazione
non voterò per lui
alla prossima elezione
e porterò la mia erezione
in un’altra circoscrizione(Cabina telefonica numero 646 1/4 - Pedro Pietri)
Buona Pasqua dunque, spero tu la possa passare con chi vuoi come dice un noto proverbio. In quanto a me, mangerò una quantità spropositata di colomba perché, da buon terzista, nel’eterna diatriba tra pandoro e panettone io privilegio la colomba. Non so tu.
Teniamoci stretti che c’è vento forte