Ciao, sono Ciccio Rigoli e questa è Public Poetry Speaking, la newsletter settimanale che arriva calda calda nella tua mail ogni mercoledì mattina. Arriva calda calda anche perché, siccome sono una chiavica a organizzarmi, di solito finisco di scriverla martedì sera. Lo so, potrei organizzarmi in tempo, ma vuoi mettere l’adrenalina dell’ultimo minuto?
Io a memoria non so praticamente niente. Ci sono poesie che leggo sul palco da 5 anni ma se tu mi chiedessi di ripeterle a memoria sicuramente perderei qualcosa, non ricorderei l’attacco, insomma, nei miei spettacoli di poesia preferisco innegabilmente leggere.
Allo stesso tempo, ho scritto uno spettacolo su Umberto Tozzi (lo so, ognuno ha le sue manie. La mia è Umberto Tozzi) interpretandolo tutto a memoria. Avrei potuto fare un reading anche in quel caso, ma non sarebbe stata la stessa cosa.
Ovviamente faccio lo stesso quando devo tenere una lezione o una conferenza: mi preparo prima e non leggo niente mentre sono sul palco.
Quindi la domanda è: perché non imparo a memoria le poesie? Ebbene, oggi proveremo a capire insieme perché alcune volte è meglio leggere, altre volte è meglio sapere le cose senza fogli davanti.
Leggere o non leggere, questo è il problema
Leggere ha degli innegabili vantaggi: non ti scordi le cose, ti rilassi, sai che dirai tutto. Però non guardi mai nessuno negli occhi, e pensa che angoscia deve essere guardare una persona che parla sempre e non ti guarda praticamente mai. Se invece dici le cose a memoria puoi guardare le persone, ma c’è il rischio che tu perda qualche passaggio. Quindi ci sono pregi e difetti, i vantaggi e svantaggi che ogni scelta comporta.
Devo solo leggere, cosa potrà mai andare storto?
Nessuno ti vieta di portare i fogli sul palco e leggere tutto il bel discorso che hai preparato a casa, ma se ti concentri solo sul foglio e non sul pubblico rischi di parlare a un pubblico annoiato e distaccato. Certo, ogni tanto potrai alzare gli occhi e guardarli, ma tutto il resto del tempo?
Il mio suggerimento è: se devi dire una poesia a un poetry slam, come peraltro faccio anche io, leggi pure. Oppure se devi tenere una Lectio Magistralis. O leggere in Chiesa, in quel caso è consentito e anzi consigliato leggere. A meno che tu non sappia la Bibbia a memoria, ovviamente.
Solo una cosa non bisogna fare mai: portarsi i fogli sul palco e non guardarli. A te magari danno sicurezza, ma chi ti guarda starà tutto il tempo a pensare: “Ma cosa ci dovrà mai fare con quei fogli?”. Niente, ecco cosa ci deve fare.
E se mi scordo qualcosa?
Quando si tratta di conferenze oppure di incontri, meglio sapere le cose a memoria e prepararle bene prima. Ma attenzione, non bisogna sapere esattamente tutte le parole, altrimenti l’effetto è ancora peggiore di quando si legge da un foglio. Risulta innaturale, forzato, e se dimentichi qualcosa è finita.
Facciamo così: devi sapere bene di cosa parlerai, sapere bene i passaggi, ma lasciarti andare e goderti il momento. Se ti rilassi, tutto scorre meglio, fidati. E se dimentichi qualcosa, pazienza, ci sarà modo di recuperare, l’importante è che alla fine passi il messaggio che avevi in mente.
Il TED Talk della settimana
Ci sono quelle frasi sceme tipo “Quando è stata l’ultima volta in cui hai fatto una cosa per la prima volta?”. Ecco, a me è sempre sembrata una cazzata.
Io ho un difetto: non ho costanza. Infatti che io stia continuando con questa newsletter da oltre un anno è quasi un miracolo, e che lo faccia soprattutto con continuità. Ma so di non essere solo: in tantə vorrebbero provare cose nuove ma non trovano il tempo, non sanno quando iniziare, si fanno mille problemi.
Ecco, nel TED Talk di oggi c’è un buon metodo per iniziare: prendere un progetto e farlo per 30 giorni consecutivi. Tipo scattare una foto ogni giorno, scrivere un romanzo in un mese, cose così. Lui l’ha fatto, e dice che ha dato più valore al suo tempo. Direi che si potrebbe iniziare, tanto al limite ci perdiamo 30 giorni. Passano veloci, dai.
(NB: il TED dura 3 minuti e mezzo, però nella versione su Youtube non ci sono i sottotitoli in italiano. La versione con i sottotitoli in italiano la trovi qui: Provare qualcosa di nuovo per 30 giorni)
Il Santo del giorno
Domenico della Calzada, prima di diventare Santo, provò a diventare monaco benedettino. Fu sempre scartato.
Era sgraziato, goffo, ignorante, e insomma, per diventare benedettino evidentemente serviva un certo charme. Domenico non l’aveva. Però, nel pieno rispetto dell’etica punk, decise che se non poteva diventare frate all’interno di un ordine regolare, si sarebbe costruito la sua via verso la santità. Domenico, punk before it was cool.
Si costruì il suo eremo e mangiò quello che coltivava nel suo orto. Dopo si trasferì e sistemò un ponte, costruì una nuova casa, tagliò gli alberi e cominciò a fare miracoli. Alla fine, fu sepolto nel sepolcro che indovina un po’ da chi era stato costruito? Esatto, dal buon Domenico stesso.
Insomma, prima della Silicon Valley e di tutta quella menata delle startup partite dal nulla, San Domenico era uno che si era fatto dal niente dopo essere stato scartato dall’ambiente mainstream.
(San Domenico con sottobraccio non la Bibbia, come si potrebbe pensare, ma il catalogo del Brico Center. Doveva scegliere un trapano a percussione o una saldatrice, non si è mai capito.)
Meglio di LinkedIn
Pensi che il tuo lavoro sia orribile? Ecco, pensa a chi di mestiere fa le pulizie. Vero, è un mestiere nobile anche questo, ma qui non sto parlando di imprese delle pulizie normali, ma di quelle specializzate nella pulizia delle scene del crimine.
Ammazzano qualcuno? Arrivano i pulitori! C’è stata una strage? Et voilà, due passate di spazzolone ed è tutto lindo e pulito. C’è sempre il rischio di trovare pezzi di cadavere da qualche parte mentre si passa il mocio, ma ci si abitua a tutto.
I Tedeschi ci hanno fatto anche una serie su uno che fa questo mestiere. Certo, è umorismo tedesco, però l’idea non è male…
Frasi da usare agli aperitivi, anche online
La vita di un puntuale è un inferno di solitudini immeritate
(Stefano Benni)
Anche questa settimana, eccoci giunti alla fine. Spero di continuare con questa inusuale costanza, lo vedremo settimana prossima.
Intanto, nelle storie su Instagram ogni mercoledì mattina trovi PS Sofa, la rubrica in cui do qualche consiglio di public speaking direttamente dal divano di casa mia. Nelle storie in evidenza trovi tutti gli episodi passati.
Un abbraccio senza coprifuoco
Ciccio
La Bio del titolare
Sono Ciccio Rigoli e mi occupo di public speaking, poetry slam, contente strategy, cultura e un sacco di altre cose di cui volendo possiamo parlare anche in privato.
Sto scrivendo la mia autobiografia a fascicoli. Ogni Sabato esce una nuova puntata, costa un euro al mese e puoi abbonarti qui: Autobiografia di un Ciccio.
Per il public speaking, ho un mio metodo che si chiama Public Poetry Speaking e utilizza tecniche derivate dal poetry slam. Faccio corsi molto divertenti sia dal vivo (quando possibile) sia online, e anche consulenze singole.
Se ti interessa parlarne, scrivimi a cicciorigoli@gmail.com.
Organizzo poetry slam e ho ideato e condotto insieme a Paolo Agrati e Davide Passoni la trasmissione “Poetry Slam!” Su Zelig TV.
Ho portato due spettacoli comici a teatro e innumerevoli spettacoli sempre comici in altri posti.
Ho una trasmissione quindicinale su Facebook che si chiama I Sommelier dei libri in cui, assieme al sommelier Matteo Galiano, abbiniamo libri e vino. Il prossimo appuntamento è giovedì 13 Maggio, alle 18:30.
Ho scritto 4 libri: un romanzo, una raccolta di racconti, una di poesie e un manuale tecnico. Per dire, sono abbastanza versatile, ecco.
Ho scritto un pezzo che si intitola “Come hanno fo**uto i trenta/quarantenni” che ha fatto oltre un milione di visualizzazioni a mia insaputa.
Ho un Tumblr in cui carico le mie poesie. Anche se non lo aggiorno da un po’ ma dovrei ricominciare. Si chiama Eleganza sgualcita.
Sono soprattutto su Facebook e Instagram. E anche su LinkedIn. Puoi seguirmi, se ti va.
In questa newsletter trovi delle ə invece del maschile diffuso perché cerco di usare un linguaggio inclusivo.
Playlist
Questa newsletter è stata scritta ascoltando Franco Battiato. Ma quanto è bella e sensuale ed erotica la frase “La tua voce come un coro delle sirene di Ulisse mi incatena, ed è bellissimo perdersi in questo incantesimo”?