Questione di trattini, non di altro
Quando si dice il contesto. A volte basta una linea molto breve
Ciao, sono Ciccio Rigoli e questa è Public Poetry Speaking, la newsletter settimanale che parla di parole, public speaking e poetry slam. A volte più una cosa, a volte più l’altra, dipende da quello che abbiamo in magazzino.
Qualche sera fa stavo leggendo un libro e ho trovato una cosa piccola ma interessante. Più che altro una roba che mi ha fatto scoppiare la testa.
(ho questa roba rivoluzionaria che a volte leggo anche io, probabilmente più del ministro Sangiuliano che si sta sforzando per leggere un libro al mese. Spero non siano i libri della Pimpa, quantomeno, con tutto il rispetto. Per la Pimpa, s’intende).
Ti metto qui lo screenshot, è un ebook. Eh sì, leggo quasi solo in ebook e adesso che sto per cambiare casa la considero una benedizione. Un Kindle invece di trecento scatoloni, mi sembra un buon motivo per leggere in digitale.
Hai visto la parte evidenziata? Hai notato niente di strano? Io ho notato i trattini.
Ce ne sono 3 nella parte evidenziata, e ognuno di loro vuol dire una cosa diversa. Vediamoli nel dettaglio.
Porro-Lambertenghi: è un doppio cognome, quindi il trattino serve solo a unire le due parole;
Italia-Svezia: Le squadre in campo, quindi Italia contro Svezia;
Pietrangeli-Sirola: Erano due tennisti, quindi Pietrangeli insieme a Sirola.
La tua reazione potrebbe essere: “tutta questa inutile spiegazione per questa inutile fesseria? Ma Ciccio, ti facevo più profondo e interessante!”
Hai ragione, avrei potuto fare di più. Ma non pensi sia incredibile? Lo stesso minuscolo, inutile trattino in due righe vuole dire tre cose diverse. A volte addirittura in opposizione, come nella dicotomia (senti come suona bene “dicotomia”?) contro/insieme a. Io ci sto pensando da due giorni.
Ma la questione non è tanto cosa voglia dire un trattino, la questione è come trattiamo le parole, come le usiamo senza pensarci, come sembra che una parola detta al posto di un’altra sembri la stessa cosa e invece dentro si nasconde tutto un mondo anche nel segno più piccolo. Ieri sentivo alcune dichiarazioni di esponenti del governo riguardo a razza, etnia e Patria e i giornalisti di parte favorevole alla maggioranza dicevano “Eh vabbè, che sarà mai! Ci attacchiamo veramente alle parole, se uno dice etnia non è che bisogna pensare subito alle leggi razziali”.
E invece sì, caro il mio giornalista filogovernativo, perché sono esattamente le parole che ci definiscono, includono, escludono. E una parola non vuole dire sempre la stessa cosa, e oggi stabilisci che etnia va bene, domani fai la stessa cosa con razza, e da qua a dire che chi non è nato in Italia non potrà mai essere italiano ci sono veramente pochissime parole di distanza.
Dobbiamo fare le pulci a ogni parola che viene detta o scritta? No, ovviamente. Però bisogna saperle usare, inserirle dentro un contesto, capire le differenze tra una cosa e l’altra, altrimenti non ci vuole niente a prendere per buono tutto e dire tutto quello che ci passa per la testa.
Qui ci starebbe bene la citazione “Le parole sono importanti” di morettiana memoria ma no, non la userò. Un po’ frusta come citazione, non credi?
Poi una volta parliamo anche dell’inutile utilizzo dei puntini di sospensione al posto delle virgole, ma quella volta non è oggi.
*Il libro da cui è tratta la frase è Una squadra, interviste ai giocatori italiani che vinsero la Coppa Davis in Cile. Molto interessante, se escludiamo lo svarione per cui in un certo punto c’è scritto che un giocatore è entrato “in una trans agonistica” e a me è comparso un cartello con scritto “Macosacazz…” gigantesco in testa.
Il TED Talk della settimana
Hai mai pensato a cos’è il deficit di uno Stato? In Italia siamo particolarmente sensibili alla questione, ma c’è una teoria economica americana, la MMT (Modern Monetary Theory) che dice che il problema dei Governi non dovrebbe essere mantenere basso il deficit, ma contenere l’inflazione senza preoccuparsi al contempo di quanto bisogna spendere per migliorare il benessere delle persone.
Ora, la teoria è controversa, ma ho trovato molto interessante il talk in cui Stephanie Kelton spiega perché quello che per uno Stato è un costo per i cittadini invece dovrebbe essere un investimento volto a migliorare la qualità della vita.
Il talk è fatto molto bene, anche se c’è praticamente solo una battuta e pochissime slide. Questo anche per dire che quando pensiamo che un talk debba avere risate continue, momenti leggeri, che sia necessario spettacolarizzarlo eccessivamente non è sempre vero. A volte basta sapere esattamente cosa dire e come dirlo, senza perdersi in abbellimenti inutili.
Iscrizione richiesta
Questa settimana ti consiglio un podcast che parla di ‘ndrangheta e, soprattutto, di soldi. Dove vanno a finire i soldi della criminalità, e da dove arrivano?
Sembrerebbe molto facile la spiegazione: armi e droga. E invece poi scopri che con la caduta del Muro di Berlino metà Berlino Est è stata comprata dalla ‘ndrangheta, che molte delle pizzerie italiane sono le loro, che le sale scommesse sono sempre loro in larga parte. Una delle cose che mi ha colpito tantissimo è che, per pagare il pizzo, molte imprese semplicemente… fatturano. Così possono scaricare anche l’IVA e aggiungere un guadagno dallo Stato rispetto al guadagno che hanno già dall’estorsione.
Un podcast in 5 puntate, davvero molto interessante, del giornalista Danilo Chirico che, peraltro, è originario di Reggio Calabria. Si chiama Follow the money, te lo linko su Spotify ma lo trovi su tutte le piattaforme di distribuzione.
C’è un posto libero
La scorsa settimana ho lanciato 3 consulenze personali di public speaking. 3 ore ciascuna a €100 totale, offerta che non verrà ripetuta in futuro. Sono andate via in un attimo ma ieri mi si è liberato un posto, quindi se vuoi puoi approfittarne. Riepilogo:
3 consulenze da 3 ore, divise in un’ora a settimana (o anche diversamente);
Possono essere specifiche, per lavorare su un talk oppure su una presentazione, oppure generali per migliorare il tuo stile;
Online oppure di persona, dipende dove stiamo e come preferisci;
€50 all’inizio, ed €50 solo a lavoro concluso e a obiettivi raggiunti.
Se vuoi, puoi bloccarla subito usando questo form. Un posto e poi basta, si chiude.
E dove stai in questi giorni?
Ho alcuni spettacoli e poetry slam in questi giorni, ti metto l’immagine che ho messo su Instagram così puoi verificare. Se ancora non mi segui su Instagram, mi chiedo cosa tu stia aspettando a farlo.
Una poesia breve per chi ha poco tempo
non vivo allo zoo dentro una gabbia
non ho bisogno della tua protezione
non voglio che mi nutri coi germogli
che mi consideri una specie da salvare.preferisco che mi baci e che mi spogli
pattinare con te per la via lattea
pitturare color luna le pareti
delle stanze del mio bunker personale:questo è quello che vogliamo noi poeti.
(Ciao, non sono un panda - Francesca Genti)
Per questa settimana abbiamo finito. Ci vediamo in giro, se ti va, sennò in call, sennò ci sentiamo, sennò ci leggiamo. Siamo un Paese democratico, per fortuna.
Tante care cose e abbi cura di te
Ciccio
“Nessuno ci toglierà i balli che abbiamo ballato”
Sono Ciccio Rigoli e mi occupo di comunicazione, customer care e poetry slam. Ho un progetto che si chiama “Complimenti”, unisce queste tre cose e aiuta le aziende a migliorare.
Faccio corsi molto divertenti sia dal vivo (quando possibile) sia online, e anche consulenze singole.
Organizzo poetry slam e insieme a Paolo Agrati e Davide Passoni abbiamo un’agenzia che si chiama Slam Factory. La nostra trasmissione “Poetry Slam!” la trovi su Prime Video, anche se nella descrizione mi chiamano “Ciccio Regoli”, vai a capire perché.
Ho scritto 5 libri e un pezzo che si intitola “Come hanno fo**uto i trenta/quarantenni” che ha fatto oltre un milione di visualizzazioni a mia insaputa.
Sono soprattutto su Facebook e Instagram. E anche su LinkedIn. Puoi seguirmi, se ti va.