Ieri mattina sono andato a parlare di fallimento in un Istituto Professionale e mi sento di dire che gli adolescenti, senza ombra di dubbio, sono una delle categorie più sottovalutate della Storia. Ci si aspetta che si comportino da adulti, se ci provano si ricorda loro che sono poco più che ragazzini. Vedi tu se poi non si devono ribellare.
Qualche settimana fa ho lanciato un sondaggio. Se hai partecipato, ti ringrazio, se non hai partecipato, va bene lo stesso, è il pensiero che conta. So che hai avuto da fare.
Comunque, il sondaggio mi serviva per capire meglio come tarare le mie proposte sul public speaking. Io ad esempio sono fissato con la gestione dei tempi, con le parole pensate bene, ma è davvero questo che serve? Un po’ sì, un po’ no.
(Poi sotto c’è anche un’altra cosa che ho scoperto in questi giorni. Magari ti serve).
Qual è la sorpresa più grande venuta fuori dal sondaggio? Che lo so, non ha valenza scientifica, ma qualche indicazione mel’ha data lo stesso.
Ho scoperto che non è l’ansia la bestia più grossa da domare. O meglio: è una bestia, ma non quella che spaventa di più.
Che lavoro faccio, lo sai?
Alla domanda: “Quali risultati vorresti ottenere migliorando le tue abilità di public speaking?” la risposta più gettonata (e questo aggettivo dovrebbe farti capire che sono cresciuto ascoltando il Festivalbar) non è stata, come mi aspettavo, “Affrontare il pubblico”. Per distacco, le due risposte più selezionate sono state “Migliorare la mia professionalità" e “Presentare meglio il mio lavoro”.
Praticamente ne è venuta fuori una descrizione esatta della “Sindrome dell’impostore”: sappiamo fare il nostro mestiere, conosciamo il nostro campo, ma non riusciamo a far capire la nostra bravura e temiamo di non far capire quanto possiamo essere d’aiuto alle altre persone o alle aziende.
Migliorare le proprie abilità di public speaking può aiutarci in questo? Sì, anche se temo non siano sufficienti da sole. Però qua si tratterebbe di abbattere il Capitalismo e la conseguente ricerca della iper performance, e il discorso temo che sarebbe troppo lungo.
Cosa ho imparato da questa risposta? Ho imparato che dovrò concentrarmi di più sulla capacità di raccontare sé stessi e sé stesse in poco tempo, aiutando le persone a capire che cosa fanno nella vita e farlo capire anche all’esterno.
(Tra l’altro uno dei workshop più belli che abbia fatto nell’ultimo anno si intitola “The Grandma’s pitch - Il tuo lavoro spiegato a tua nonna”, e adesso capisco meglio perché sia stato così partecipato).
Questo corpo, dove lo metto?
Alla domanda “Quali aspetti delle tue abilità di public speaking vorresti migliorare?” mi aspettavo un plebiscito a favore di “Gestione dell’ansia”. E invece no.
Gli stravincitori sono stati: “Uso della voce”, “Linguaggio del corpo”, “Fiducia nei miei mezzi”.
Ora, posto che se riusciamo a migliorare la fiducia nei nostri mezzi migliorano anche linguaggio del corpo e uso della voce, mi sa che nei prossimi corsi mi concentrerò sulla capacità di stare sul palco o di fronte a un pubblico di qualsiasi tipo (fosse anche di sole due persone) in maniera consapevole.
Infine
Riflettendo sul modo in cui conduco i workshop e i corsi, analizzando i risultati del sondaggio e confrontandomi con altre persone, ho capito di aver sviluppato troppo poco un aspetto fondamentale: la pratica. Dico molte cose, do molti suggerimenti, ma lascio poco spazio per esercitarsi e vedere i progressi.
Quindi, grazie per le risposte, il confronto e i suggerimenti. Dal prossimo anno rivedrò il corso per farlo diventare più partecipato e meno fondato sulla teoria. Vedremo come va.
Il primo corso sarà a Febbraio o Marzo, ma avremo tempo per parlarne. Intanto godiamoci questa fine anno e questo periodo natalizio.
Il (non) TED Talk della settimana
Anche questa settimana niente TED Talk, si vede che non è periodo e non ne sto trovando uno decente manco a pagarlo. Però sto ascoltando e vedendo altre cose, magari ti interessano pure di più. Che ne dici?
Uno dei miei eroi comici è Paolo Rossi. Stand up comedian prima che esistesse in Italia la parola stand up comedian, censurato, spirito libero, anarchico e geniale.
Ho riso moltissimo per la sua intervista a “Tintoria”, il podcast di Daniele Tinti e Stefano Rapone, sicuramente uno dei più ascoltati in Italia. Il racconto di come ha fatto chiudere il Derby, del cane della narcotici, di quella volta che ha incontrato La Russa. Bella tutta, davvero.
In più ho imparato che, quando sali sul palco, è come andare a fare una rapina: devi pensare sempre che potrebbe essere l’ultima volta. Ammetto che è un buon consiglio e ti sprona a dare il massimo.
Una buona causa natalizia
Federico Pucci, giornalista musicale e autore di una newsletter che dovresti seguire, ha lanciato una bellisima iniziativa per Natale a cui puoi aderire anche tu, che non costa niente ma ci regalerebbe un sogno.
Il retroscena: pochi giorni fa è morto Shane McGowan, cantante, frontman e fondatore dei The Pogues, il gruppo che ha portato il folk rock irlandese all’attenzione di tutto il mondo. Ma la questione è un’altra.
La sua canzone “Fairytale of New York” è considerata una delle più belle canzoni di Natale di sempre, anche se la storia non è “esattamente” la più natalizia di tutte. Però è un capolavoro.
Il sogno è mandarla al Numero uno in classifica, o almeno tra le prime dieci, o almeno farle vincere un disco d’oro. Per farlo bisogna ascoltarla parecchie volte e si può fare, se ci mettiamo tutti e tutte assieme.
Quindi, corri ad ascoltarla e, magari, mettila in repeat. E condividi l’iniziativa, se ti va.
Ma soprattutto smettila di ascoltare quella Mariah Carey, per favore!
Una poesia breve per chi ha poco tempo
Sono preso
bene
perché ho steso
bene(La gioia dell’età adulta - Ciccio Rigoli)
Per questa settimana è tutto, la prossima settimana ci sarà l’ultima newsletter dell’anno con le classifiche delle cose che mi sono piaciute di più e magari potrebbero piacere anche a te. Libri, dischi, videocassette, case, auto viaggi fogli di giornale, Tiziani Ferri e compagnia cantante.
Tante care cose e abbi cura di te
Ciccio
“Nessuno ci toglierà i balli che abbiamo ballato”
(proverbio argentino)
Sono Ciccio Rigoli e mi occupo di public speaking e poetry slam.
Faccio corsi per parlare in pubblico sia dal vivo sia online, e anche consulenze singole.
Organizzo poetry slam e insieme a Paolo Agrati e Davide Passoni abbiamo un’agenzia che si chiama Slam Factory. La nostra trasmissione “Poetry Slam!” la trovi su Prime Video.
Ho scritto 5 libri e un pezzo che si intitola “Come hanno fo**uto i trenta/quarantenni” che ha fatto oltre un milione e mezzo di visualizzazioni quasi a mia insaputa.
Sono soprattutto su Facebook e Instagram. E anche su LinkedIn. Puoi seguirmi, se ti va.
Grazie Ciccio, andiamo tutti a sentire Fairytale in loop!