Qual è il segreto per poter leggere un discorso senza sembrare completamente avulsi dal contesto e senza dare l’impressione di essere un notaio che legge il testo di un rogito, attività che notoriamente non è ai vertici dei momenti di maggiore intensità emotiva se non per i soldi che bisognerà sborsare?
Ci sono persone che credono che basti salire sul palco con un bel plico di fogli ed ecco fatto, lo speech è pronto. Siamo sicuri di non dimenticare niente, non abbiamo quel fastidio di dover guardare il pubblico in faccia, possiamo stare lì belli concentrati su noi stessi e sulle nostre parole e sul nostro “Ah guarda quanta saggezza che riesco a condensare in così poche parole”. Peccato che il risultato sia tutto il contrario: il pubblico si sente allontanato, i concetti sembrano tutti gli stessi, e così ecco che leggere tutto il nostro discorso accuratamente preparato risulta una noia, ma una noia che dirti non so.
Nel poetry slam esistono moltissimi poeti che leggono, sia chiaro. Io, ad esempio, non mi esibisco praticamente mai senza leggere un testo scritto anche se lo porto in scena da parecchio tempo. Non amo recitare a memoria, preferisco avere la certezza che ogni parola venga fuori così come l’ho concepita senza stare troppo a preoccuparmi di ricordare tutto. Ci sono anche straordinari performer che leggono, come ad esempio Guido Catalano oppure Paolo Nori, e ti consiglio di andare a vedere dei loro reading, ma si tratta di persone che riescono a mantenere il contatto con il pubblico anche tramite la pagina scritta.
In generale, leggere un testo sul palco o davanti ad altre persone è sconsigliato perché ci vuole grande bravura per riuscire a leggere, mantenere il contatto con il pubblico e “sentirlo”. Quindi, a meno che tu non abbia questo superpotere o non abbia voglia di affinarlo per tanto tempo fino a renderlo quasi perfetto, sconsiglio di farlo.
Ma se proprio vuoi sapere come fare, parliamone.
Ecco alcuni consigli, leggili con attenzione. Capito il sottile gioco di parole?
Guarda il pubblico
Vero, dovrai leggere quello che c’è scritto, ma se non guardi mai il pubblico le persone si chiederanno: “Ma questo intervento non poteva essere una mail?”. Ecco, appunto. Se proprio vuoi leggere, fai in modo che l’esperienza del reading sia diversa dal dover leggere un verbale.
Che poi a me il fatto che un documento scritto si chiami “verbale” mi ha sempre fatto ridere, ma vabbé, facciamo che va bene così.
Dividi il testo in paragrafi
Ma a cosa serve dividere il testo in paragrafi, se poi tanto saremo solo noi a leggerlo? Così come accade quando si scrive per il web, in cui si consiglia sempre di dividere il testo in paragrafi più brevi per agevolare la lettura, se anche tu dividerai il tuo testo in paragrafi intanto potrai semplificarlo e far capire meglio quando finisce un argomento e ne inizia un altro, potrai capire quanto durerà il tuo intervento e, infine, eviterai di impappinarti o di perdere il segno.
Formatta il testo
Primo consiglio: SCRIVI GRANDE! Carattere almeno 14, anche se ci vedi perfettamente. E poi, se ci sono dei punti che vuoi sottolineare bene, metti le parole chiave in grassetto in modo da ritrovare subito il punto.
Ricordati che dovrai pur guardare ogni tanto il pubblico in faccia, quindi meglio se quando torni con la testa sul foglio non stai lì a dire “Ehhhhhm, un attimo che non trovo più il punto dove ero arrivato…”.
Se poi dopo averlo stamapato vuoi usare un evidenziatore per dare più risalto ad alcuni punti, ancora meglio!
Leggilo almeno 3 volte. Anzi, facciamo 4
Quanto sono insopportabili gli oratori che scrivono il testo, salgono sul palco a leggerlo e si vede benissimo che non l’hanno letto mai? Facendo peraltro nascere il dubbio che il discorso sia stato scritto da uno stagista o comunque da qualcun altro, e quindi peggiorando oltremodo la situazione.
In più rileggendolo sarà possibile mantenere qualcosa in memoria, verificare che tutto sia al posto giusto, che non ci siano errori o ripetizioni.
Ah, e quando dico rileggerlo, intendo ad alta voce. Magari giusto per ripassarlo in treno puoi leggerlo senza parlare, ma almeno 3 volte a voce alta bisogna farlo.
Cronometra la durata
È sempre molto difficile stabilire quanto durerà una lettura, ma c’è un sistema molto facile: cronometrarsi. E dopo aver cronometrato quanto tempo ci mettiamo a leggere un testo a voce alta, aggiungiamo 15 secondi per ogni minuto. Quando si legge in pubblico necessariamente i tempi si dilatano, anche per consentire al pubblico di capire cosa abbiamo detto e, speriamo, anche per prendere qualche applauso.
Ah, e ovviamente: non correre! Fai come se ci fosse il mio santino di fronte a te con scritto “Non correre”, tipo quelli che si mettevano sulle macchine anni fa. Immagina la mia faccia con il ditino puntato.
(questo paragrafo è tratto dal mio libro Public Poetry Speaking - Manuale di public speaking che uscirà ad Aprile. Che bella novità, eh?)
[DISCLAIMER: contrariamente a quanto faccio di solito, ho usato il maschile sovraesteso perché scrivere tutto un libro mantenendo un linguaggio neutro diventa davvero difficile. Scusami.]
Parlare a modo
A volte sembra che la generazione più giovane parli una lingua incomprensibile. Ma non sono io a dirlo, credo l’abbia detto chiunque nella storia, probabilmente esistono delle antiche iscrizioni egizie che recitano “Questi giovani, che usano l’ideogramma del falco in un modo che noi non capiamo! Dove andremo a finire, Faraona mia?”.
Tutte le generazioni hanno un loro slang, e ancora di più i sottogruppi. Oggi questa globalizzazione e al contempo incomprensibilità del linguaggio viene accelerata dai social media, soprattutto da TikTok. Siamo in pericolo? La nostra lingua sta per essere cancellata? Non credo.
E come non lo credo io non lo crede, a maggior ragione, Adam Aleksic, studioso di linguistica e conosciuto online come “The Etymology nerd”. Che però ci mette in guardia dalle parole spinte dall’algoritmo o che derivano da determinati gruppi sociali.
Se lavori con le parole, hai figli o figlie adolescenti, o in generale se hai la curiosità di capirne di più su cosa si dicono queste maledette nuove generazioni e anche su come cambia la lingua, questo TED ci sta tutto.
(Tra l’altro, lui mi piace moltissimo come si muove sul palco. Sembra un ragno).
Un'ora a settimana
Lancio una nuova iniziativa che si chiama “Un’ora a settimana”. Di cosa si tratta?
Ogni settimana farò un’ora di consulenza sul public speaking, che pagherai solo 10 euro. Non devi comprare niente dopo, al limite ti chiederò una recensione ma solo se ti va.
Visto però che è veramente fin troppo generosa come offerta, posso limitare solo a un appuntamento a settimana. Quindi non starei troppo ad aspettare.
Se vuoi migliorare lo stile, limitare un po’ l’ansia, organizzare i concetti, ecco, questo è un valido motivo per richiedere quest’ora di incontro.
Dirai: “A questo punto potevi farla gratis!”. E no, perché almeno bisogna vedere la buona volontà e un minimo di impegno. A quanti eventi gratuiti hai pensato di andare e poi invece no? Ecco, questo è il motivo di questi 10 euro.
Basta iscriversi nel pratico modulo, e poi ci mettiamo d’accordo su quando farla. Ti aspetto.
Dove ti trovo questa settimana?
7 Marzo alle 21:30: Gran galà al Nemiex (Cologno Monzese)
8 Marzo alle 18:30: Biutiful Poetry Slam all’ARCI Bellezza (Milano)
8 Marzo alle 21:30: Ultimo metrò Poetry Slam all’Ultimo metrò (Milano)
(Sì, lo so, ne faccio due in una sera. Spero di sopravvivere)
Una poesia breve per chi ha poco tempo
Queste tue mani a difesa di te:
mi fanno sera sul viso.
Quando lente le schiudi, là davanti
la città è quell’arco di fuoco.
Sul sonno futuro
saranno persiane rigate di sole
e avrò perso per sempre
quel sapore di terra e di vento
quando le riprenderai.(Le mani - Vittorio Sereni)
Anche per questo giovedì è tutto. I tempi sono quelli che sono, ma noi resistiamo ché ci rimane ben poco altro da fare.
Teniamoci stretti che c’è vento forte