Parlare è come giocare a scacchi
Intanto conoscere le regole, poi imparare la strategia e adattarsi alle mosse altrui
Hey, lo sapevi che il 15 Febbraio faccio un corso di public speaking? Impariamo le 6 regole base del metodo public poetry speaking e ci copriamo di ridicolo in un ambiente protetto per poi non farlo più quando parliamo nel mondo reale.
Qua ti iscrivi così ti mando tutte le informazioni, fidati che poi ne esci una persona migliore.
Dall’anno scorso ho ripreso a giocare a scacchi. Ci giocavo da piccolo con mio padre e mio fratello (SPOILER: non sono mai riuscito a batterli), e quest’estate ho pensato che invece di mettermi a giocare a Candy Crush sul telefono potevo fare qualcosa di più istruttivo e intelligente, tipo giocare a scacchi con gente sconosciuta da tutto il mondo. Anche qui ho perso praticamente tutte le prime partite, poi sono migliorato e adesso diciamo che sono a un buon 50/50 tra vittorie e sconfitte.
(Se giochi a scacchi e ti interessa, su Chess.com mi trovi ovviamente come cicciorigoli)
Gli scacchi però mi stanno insegnando molte cose oltre al mero gioco. Ad esempio la pazienza, aspettare che l’altra faccia la mossa e non rispondere in maniera avventata. Oppure la strategia, il ragionare non solo sulla prossima mossa ma anche su quelle successive. E allora mi sono detto: “Ma c’entrerà qualcosa con il parlare in pubblico?”. E la risposta è: sì, più di quanto pensassi.
Nonostante sia il gioco più silenzioso del mondo, gli scacchi qualcosa possono dircelo anche sul parlare in pubblico.
[DISCLAIMER: potete leggere questa newsletter anche se non avete mai giocato a scacchi, si capisce lo stesso, giuro]
Le 3 fasi
Ogni partita a scacchi si fonda su 3 fasi:
Apertura
Medio gioco
Finale
Esattamente come ogni discorso che si fa in pubblico, almeno quelli fatti bene: un’introduzione che dà il tono a tutto il resto, una fase centrale di spiegazione e analisi, una chiusura a effetto. Se manca una fase il discorso è fatto male, non ci sono discussioni.
L’apertura
I pezzi bianchi giocano sempre per primi. C’è chi preferisce giocare coi bianchi, chi con i neri, chi non ha problemi in ogni caso. Ovviamente se giochiamo con i bianchi possiamo provare a imporre il nostro gioco, scegliendo qual è la mossa d’attacco. Ogni prima mossa negli scacchi ha un nome, una codifica. Chi sa giocare bene conosce tutte le aperture e già dalle prime 3, 4 mosse capisce cosa sta provando a fare l’avversario.
Capire come potrebbe evolversi il gioco e reagire di conseguenza è la stessa cosa di quando parli in pubblico. Devi catturare l’attenzione, far capire cosa starai per dire senza fare troppe anticipazioni, stupire le persone di fronte a te con qualcosa di inaspettato. Se vai sul banale, al limite puoi fare patta ma difficilmente vincerai la partita.
Aprire bene un discorso, in maniera convincente e soprattutto facendo subito capire che sai bene cosa farai in seguito è fondamentale. Niente tentennamenti, niente tentativi, nessun “Beh, dai, vediamo”. Gli scacchi sono un gioco psicologico, e allo stesso modo riuscire a dimostrare subito che si sa cosa si sta facendo è importante.
Una volta fatta l’apertura però bisogna andare alla parte centrale della partita, e quindi vediamo il medio gioco.
Il medio gioco
Abbiamo fatto le prime mosse, e la partita entra nel vivo. Qui le tattiche in qualche modo saltano, perché l’avversario ha fatto le sue mosse e il campo da gioco è imprevedibile. Per quante partite abbiamo giocato, ci sarà sempre qualche variante che non abbiamo contemplato.
Ecco, le paure maggiori delle persone che devono parlare di fronte a un pubblico sono l’imprevedibilità e il giudizio.
L’imprevedibilità può essere costituita da che tipo di pubblico abbiamo davanti, oppure se il proiettore funziona. Le eventuali domande che ci troviamo a fronteggiare, il tempo a disposizione che all’improvviso abbiamo scoperto è stato ridotto rispetto a quanto ci avevano detto all’inizio. Qui si va avanti di volta in volta, consapevoli delle mosse che abbiamo in mente e dove vogliamo andare a parare, ma al tempo stesso sapendo che potrà esserci qualche imprevisto. Ci dimentichiamo un passaggio, ad esempio, e tutta la strategia che avevamo costruito saluta e se ne va bellamente in un posto innominabile.
Capita. Non crolla il mondo. Al limite perdiamo una partita, e che sarà mai.
Infine, bisogna sapere anche quando e come chiudere. Senza perdersi in mosse inutili, sapendo già quale sarà l’obiettivo: lo scacco matto.
Finale di partita
Abbiamo più pezzi dell’avversario, siamo nel suo campo, il re è accerchiato. Allora com’è che a volte perdiamo lo stesso?
Può capitare perché ci si rilassa troppo, oppure perché non abbiamo considerato qualche variabile. Oppure perché puntiamo più a umiliare l’altra persona rubando tutti i pezzi invece che andando a chiudere.
Così anche nei discorsi pubblici. Abbiamo aperto bene, abbiamo sviluppato i nostri argomenti, eppure com’è che alla fine non è scattato l’applauso? Capita quando poniamo poca attenzione a come si chiude. Sul finale è molto facile cadere.
E allora ragioniamo bene su come e quando chiudere, continuiamo a pensare alle mosse successive senza concentrarci troppo sull’immediato, studiamo a casa con che parole esatte vogliamo far finire il ragionamento e, infine, diciamo “Grazie” e facciamo capire che abbiamo chiuso. Non c’è niente di peggio che perdere quando ormai pensavamo di aver trionfato.
C’è dell’altro?
Ragionando su scacchi e public speaking mi sono venuti in mente molti altri parallelismi: la strategia da elaborare prima, conoscere le regole, studiare a casa. Ma soprattutto mi è venuta in mente una cosa: nessuna persona diventa eccezionale a scacchi da un giorno all’altro. Non basta sapere le regole, bisogna studiare e soprattutto giocare in continuazione, imparando ogni volta qualcosa di nuovo dalle vittorie ma soprattutto dalle sconfitte. Analizzare, studiare, giocare, continuare. Così negli scacchi, così nel public speaking.
Parlare a modo
In questi giorni l’argomento principe di conversazione è l’elezione di Donald Trump. Trumpo che esce dall’OMS, Trump che nega i diritti civili, Trump che vuole far diventare Gaza un villaggio turistico, Trump che esce dagli accordi sul clima…
Ma allora tutti i Repubblicani sono pessimi? Non tutti, non bisogna fare di tutta l’erba un fascio.
(il gioco di parole del fascio è voluto, visto il CURIOSO modo di salutare di Elon Musk)
Anche all’interno del Partito Repubblicano possono esserci delle persone a modo. Come Danielle Butcher Franz, una ragazza repubblicana che ha fondato un movimento per la difesa dal cambiamento climatico. E speriamo sia un buon inizio e che possa far cambiare idea a qualcuno nel suo stesso partito.
Un talk semplice, efficace, con un’idea precisa. Dura anche poco ma vale la pena.
PS: se ti interessa un’analisi del discorso di Trump all’insediamento, ne ho parlato su Instagram.
Startup slam
Giovedì 23 Gennaio presenterò un progetto nuovo che si chiama “Startup slam”.
Il concetto è semplice: portare il meccanismo del poetry slam all’interno delle presentazioni delle startup al pubblico e agli investitori.
In breve: ci saranno 4 startup in gara, e avranno due round da 5 minuti per presentarsi. Nel primo round terrà quello che si chiama pitch, ovvero una rapida presentazione dell’azienda. Nel secondo round si risponderà a delle domande.
Come nel poetry slam, ogni esibizione verrà votata da una giuria di 5 persone scelte a caso tra il pubblico. L’intento è quello di rendere più interessanti le presentazioni, e dare un riscontro immediato a chi ha fondato una startup sulla bontà della propria idea.
Secondo me può funzionare, tu che ne dici?
Qualche link che può sempre servire
Spuntini, la newsletter di
. Un sacco di consigli per mangiare bene, e che diamine. Non ci sono solo ricette, c’è parecchia roba interessante;Pure JP Morgan richiama i dipendenti e le dipendenti in ufficio. Ciao smart working, sei stato bello ma basta. Oppure no?
“Internet è stato la cosa più bella della mia vita, finché non lo è stato più”. Un ragionamento interessante sulla stanchezza da social, in una newsletter nuova di pacca di .
Fateci caso
Questa mattina ho letto in una sponsorizzata “Partecipa anche tu alle Olimpiadi del mindset” e pensavo fosse uno scherzo o una pubblicità finta di Maicol Pirozzi. Invece era vero. Esattamente in quel momento ho perso tutta la mia fiducia nell’umanità.
Una poesia breve per chi ha poco tempo
le bambine devono
essere bambine
coi capelli lunghi
o corti se sudano
con gli strass
le mollettine
i cerchietti
si preparano a fare figli
a stare composte
a guadagnare meno dei maschi
si abituano
come il veleno
a un po’ di tacco
ai punti conad
e a quelli
di sutura
se in casa babbo
urla
allora è basta(Alessandra Carnaroli - 52)
Anche per questa settimana è tutto, vado a perdere a scacchi con qualche indiano o messicano che di sicuro ne sa più di me su cavalli, alfieri e pedoni.
Tante care cose e abbi cura di te
PS: ho girato un reel di presentazione, 40 secondi per dire chi sono. Magari ti interessa conoscermi meglio, chi lo sa. Intanto, lo metto qui.
Ah, quante partite perse o vinte per stallo perché entrambi abbiamo fatto proprio quello che dici tu: invece di chiudere provare a umiliare l'avversario 😄 Io comunque chess.com l'ho disinstallato perché stava diventando una dipendenza ludopatica. Mi dispiace, perché non conosco nessuno nella vita reale con cui giocare, ma ci buttavo delle ore. Altro che Instagram!
Grazie della citazione, così ho anche potuto scoprirti. Ci muoviamo in ambienti simili anche fuori da qui. Voglio dire solo: io sono incappata anche nelle gare di mindufulness.
Gare. di. mindfulness.