Non sia mai vi rubate la mia idea
Di quella volta che ho sentito cento volte la stessa battuta e altre amenità sulle idee
Ciao, sono Ciccio Rigoli e questa è Public Poetry Speaking, la newsletter settimanale che parla di parole, public speaking e poetry slam. Forse anche di Berlusconi, ma solo tangenzialmente, oggi.
Facciamo un sondaggio: quante volte dopo la morte di Berlusconi hai sentito o letto la battuta: “Aspettiamo tre giorni, forse risorge” in tutte le sue varie declinazioni? Io credo un centinaio di volte almeno. E non escludo di risentirla a breve.
C’è anche chi ne ha rivendicato la paternità, facendo vedere gli screenshot che testimoniavano l’avesse scritta prima di tutte le altre persone. Chissà, forse ce l’aveva già salvata in bozza per quando sarebbe venuto il momento.
Per carità, non è che la battuta sia tanto brutta. Ne ho sentite di peggiori, ovviamente, però questa è la testimonianza esatta del detto “Le idee stanno già nell’aria, bisogna solo saperle cogliere”. Sarà che l’aria era particolarmente statica, ma questa idea l’hanno colta in tanti. Troppi, direi.
Quando Daniele Luttazzi era ancora Daniele Luttazzi, ovvero prima che venisse fuori la questione che copiava alcune battute (questione che poi ha gestito male come poche volte ho visto fare), dicevo, Daniele Luttazzi aveva un laboratorio di satira, e una delle prime regole era che la prima battuta andava quasi sempre scartata. Soprattutto se era venuta in mente subito, perché voleva dire che quasi sicuramente era troppo banale e scontata, e di sicuro era già venuta in mente anche a qualcun altro.
Le idee stanno in giro, e del resto non l’ho inventato io che esistono 31 funzioni, 7 personaggi e 4 momenti possibili in ogni storia. L’ha detto Vladimir Propp in Morfologia della fiaba, e anche se cambia il modo in cui li intersechiamo, li rivestiamo, li facciamo agire tra di loro, sempre quelle poche parti restano. Ma nonostanti questi pochi ingredienti, quante storie esistono nel mondo? Siamo pieni di storie, ovunque, “escono dalle fottute pareti” (cit.)
Le idee stanno ovunque, e la differenza la fa sempre l’esecuzione. Trovo molto triste quando vedo un film, leggo un libro o guardo qualsiasi opera d’arte e il pensiero che mi viene è “Bella idea, peccato il risultato”.
Certo, se l’idea fa schifo di base, difficile tirarci fuori qualcosa di buono, ma qui entriamo nella famosa querelle in cui ci si chiede se è meglio avere una buona idea e una pessima esecuzione o viceversa. Io sarei per avere un’idea almeno accettabile e un’ottima esecuzione, ma sono gusti personali.
Quando lavoravo in casa editrice capitava a volte che arrivassero delle proposte editoriali, ma senza che fosse allegato il manoscritto. Cioè, scrivevano dicendo che avevano un libro da proporre, un libro bellissimo (come ogni scrittore e scrittrice pensa che sia il proprio libro), ma non lo mandavano perché “Altrimenti vi rubate la mia idea”. Inutile dire che quelle proposte venivano immediatamente cestinate senza neanche una risposta.
Le idee arrivano e a volte se ne vanno, ed è anche per questo motivo che bisogna sempre stare all’erta e tenerne traccia. Se poi sono buone idee, cresceranno. Se sono pessime, spesso se ne andranno da sole. Se sono mediocri vediamo, chi lo sa, magari migliorano. Con una frase che in seguito è stata abusata, Thomas Edison (o almeno così mi dice internet) diceva che il genio è 1 per cento ispirazione e 99 per cento traspirazione. Ci aggiungerei un 10 per cento di tempismo, ma andremmo al 110 per cento e il dio della statistica potrebbe colpirmi con un randello nodoso in testa. Speriamo non se ne accorga.
L’ultimo suggerimento è quello di non innamorarsi delle proprie idee. Affannarsi su progetti che non decollano, frasi che non girano, personaggi che non servono, non ha senso . Meglio lasciare andare le idee che non funzionano, come bisognerebbe fare nelle storie d’amore che non portano da nessuna parte. Come le persone, le idee a volte non è possibile cambiarle e farle diventare migliori anche con tutte le buone intenzioni.
Meglio lasciarsi, a volte. E cercare qualcosa che ci faccia innamorare davvero.
Il TED Talk della settimana
In alcune mappe degli Stati Uniti esiste un posto chiamato “Agloe”. Un posto che in realtà esiste solo sulla carta, visto che era stato inserito come segnale per eventuali violazioni di copyright se qualcuno avesse copiato la mappa.
Poi è andata a finire che il posto è esistito davvero, perché la gente andava lì, vedeva che non c’era nessun posto chiamato Agloe, e allora ha deciso di costruire per davvero la città.
Questo aneddoto spiega come non siamo solo noi a disegnare le mappe del mondo, ma anche le mappe a disegnare il modo in cui vediamo il mondo. Noi pensiamo che Alaska e Russia siano lontanissime, in realtà se le guardiamo su un mappamondo sono attaccate. Ma di solito le vediamo su una mappa piana, una da un lato e una dall’altro.
Da qui parte questo TED Talk che spiega come possiamo costruirci le nostre mappe di conoscenza e di come ogni cosa che impariamo disegna un nuovo pezzo della nostra personalissima mappa.
Iscrizione richiesta
Probabilmente in qualche altro numero della newsletter te ne avevo già parlato, ma magari sei qui da poco oppure per la prima volta, e allora è l’occasione buona per rilanciare uno dei miei podcast preferiti: Venticinque. 1997 - 2002, gli anni che hanno rivoluzionato la musica italiana.
Mercoledì è uscita finalmente la nuova serie, la terza e ultima, e la prima puntata è splendida. Intervistano Iosonouncane, cantautore abbastanza complicato, bisogna dire, ma indubbiamente affascinante.
L’intervista è una delle migliori che abbia sentito nel podcast, e parla di un sacco di cose: perché facciamo musica, perché a volte bisogna allontanarsi per ritrovare quello che ci serve, e dentro ho trovato anche una frase che definisce esattamente cos’è un’opera d’arte. È di Maria Lai, artista sarda che non conoscevo, e dice:
L’opera d’arte è un manufatto che contiene una possibilità di Universo che altrimenti sarebbe inafferrabile.
E dove stai in questi giorni?
Periodo di finali di poetry slam, stavolta con due finalone proprio grosse.
Venerdì 16 Giugno, ore 21: Finale Zelig Poetry Slam! Allo Zelig di Viale Monza, se vuoi avere il biglietto scontato a €12 invece che €18 devi prenotare mandando una mail a biglietteriaareazelig@lezgostudio.it con Oggetto PROMO POETRY SLAM e indicando quante persone sarete, nome, cognome e recapito di un referente. Pagamento in cassa la sera dello spettacolo;
Lunedì 19 Giugno, ore 21:30: Finale Limoni Poetry slam all’Ostello Bello Duomo.
Dai che poi chissà quando li facciamo i prossimi!
Ma tu non lavori mai?
Giusto un attimo per condividere la mia gioia nel comunicare che ho da poco cominciato a collaborare con Blonk, editore anche del mio unico (fino a ora) romanzo.
Mi occuperò della comunicazione, degli eventi, ma soprattutto mi sentirò in famiglia. Nonostante siano di Pavia, sono delle brave persone a modo. Non troppo, per fortuna, altrimenti non si sarebbero accollate me, diciamo.
Una poesia breve per chi ha poco tempo
Gli amici dell’infanzia
si ricordano di me
perché ero grasso ma
giocavo bene a calcio.
Avevo dribbling. E allora penso
che non c’è niente di più bello
se si viene ricordati
all’interno di un contrasto.(Infanzia - Alessandro Burbank)
Per questa settimana di Giugno che sembra Aprile quando una volta Aprile sembrava Aprile e Giugno sembrava Giugno (Ah, le mezze stagioni, ti ricordi?) è tutto. Se è la prima volta che sei qui e ti vuoi iscrivere, puoi farlo col pulsante qui sotto. Se questa puntata ti è piaciuta, dillo anche ad altre persone che magari interessa pure a loro, va.
Tante care cose e abbi cura di te
Ciccio
“Nessuno ci toglierà i balli che abbiamo ballato”
Sono Ciccio Rigoli e mi occupo di comunicazione, customer care e poetry slam. Ho un progetto che si chiama “Complimenti”, unisce queste tre cose e aiuta le aziende a migliorare.
Faccio corsi molto divertenti sia dal vivo (quando possibile) sia online, e anche consulenze singole.
Organizzo poetry slam e insieme a Paolo Agrati e Davide Passoni abbiamo un’agenzia che si chiama Slam Factory. La nostra trasmissione “Poetry Slam!” la trovi su Prime Video, anche se nella descrizione mi chiamano “Ciccio Regoli”, vai a capire perché.
Ho scritto 5 libri e un pezzo che si intitola “Come hanno fo**uto i trenta/quarantenni” che ha fatto oltre un milione di visualizzazioni a mia insaputa.
Sono soprattutto su Facebook e Instagram. E anche su LinkedIn. Puoi seguirmi, se ti va.
A proposito di Maria Lai: c'è un episodio del podcast Morgana dedicato a lei in cui si scopre la sua storia molto bella, e peculiare!