Ciao, sono Ciccio Rigoli e questa è Public Poetry Speaking, la newsletter settimanale che parla di parole, public speaking e poetry slam, non necessariamente in quest’ordine.
La scorsa settimana abbiamo fatto delle audizioni per partecipare allo Zelig Poetry Slam, il torneo di poetry slam che si tiene nel rinomato locale dello Zelig di Milano. Prima di ogni serata facciamo esibire 7 persone, da cui poi scegliamo due che andranno alla serata vera e propria del mese successivo.
(Per chi non sapesse cos’è il poetry slam, è una gara tra poeti in cui si viene votati da una giuria composta da 5 persone scelte a caso. È divertente, il poetry slam, dovresti venire a vederlo qualche volta).
Uno dei poeti è andato abbastanza male, ed era per me uno dei favoriti. Era capitato anche altre volte con altre persone in passato, date per favorite e che poi invece erano andate male. Succede.
Uno degli insegnamenti fondamentali che mi ha dato il poetry slam, e che ripeto abbastanza ossessivamente durante i corsi di public speaking, è che il panico del palco non si supera mai perché non sai mai come andrà a finire. Anche se hai sempre fatto sfracelli, capita la serata in cui non va veramente niente per il verso giusto: non stai bene tu, è sbagliato il pezzo, mentre ti esibisci crolla il palco. Succede.
(Una volta a Masterchef Giorgio Locatelli disse che la bravura di uno chef si misura dall’ultimo piatto che mette sul pass. Effettivamente anche fare lo chef deve essere bello stressante.)
Su questo tipo di fallimento ci hanno speculato cantautori, poeti, scrittori, ogni tipo di artista. La paura che il nuovo disco non sia bello come quello precedente, che il libro nuovo vada male, che non si riesca a ripetere il successo avuto in precedenza. Per non parlare degli sportivi. E allora perché continuiamo a farlo? Perché continuiamo a scrivere, a stare sul palco, a tirare rigori se c’è una grande possibilità di fallire?
Lo facciamo perché poi è vero che non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. Uno dei proverbi del poetry slam dice che l’unico poeta che perde è quello che non sale sul palco. Perché se non ci provi neanche, che cosa ci guadagni?
Poi in realtà quello che mi ha insegnato il poetry slam è che anche se perdi, c’è sempre un’altra occasione per rifarsi. Ogni sera è diversa, ogni gara ha il suo fascino unico, ogni volta può succedere di tutto.
Qualche anno fa ho fatto un provino per entrare a Zelig, la trasmissione televisiva. Eravamo un Trio, quella sera non ci fu una cosa che andasse bene e la cosa migliore che ci dissero era che sembravamo la Premiata Ditta, e non era esattamente un complimento. Dopo ci siamo sciolti e tutti e tre abbiamo fatto la nostra luminosa carriera, per fortuna.
Tra le cose più interessanti che ho letto sul public speaking è che il terrore di parlare di fronte a un pubblico deriva dal desiderio fondamentale dell’essere umano di venire accettato dal gruppo sociale. Se il discorso che facciamo non va bene sentiamo il rifiuto del gruppo, ed è per questo che salire sul palco è la seconda paura più grande, dopo quella della morte.
Sarà pure vero, ed è ovvio che cerchiamo l’accettazione altrui, ma se non provi neanche a farti vedere, e stai lì nel mezzo a galleggiare senza tuffarti, a che serve? Magari non anneghi, però insomma, non è che sia proprio tutta ‘sta vita.
(questo non vuole essere un elogio del fallimento, anzi. Peraltro avevo fatto una newsletter un anno fa dal titolo programmatico: Fallire ha un po’ rotto il ca**o)
Il TED Talk della settimana
L’entusiasmo, la concretezza, il ragionamento: tutte queste cose le trovate in questo TED Talk che parla di povertà e di come si potrebbe sconfiggere.
In che modo sconfiggerla? Con un reddito di base. E non lo dice perché è un pericoloso idealista, ma perché porta numeri e dati a sostegno. Spiega anche esattamente come la povertà non derivi da una mancanza di personalità, ma da una mancanza di denaro. Puro e semplice.
Io, sarà che sono un sognatore, spero davvero che un giorno riescano a farlo in maniera decente. Visto anche che tra poco bisognerà trovare dei lavori nuovi, dato che farà tutto Chat GPT o qualche altra intelligenza artificiale.
Senti e trema, il mio nuovo spettacolo
Sono 4 anni che non faccio uno spettacolo tutto nuovo. L’ultimo si intitolava Una vita dabadan dabadan, era ispirato a Umberto Tozzi ed è del 2019.
Nel frattempo una pandemia, una guerra in Europa, un fallimento e tante altre cose sono successe, ma non racconterò quasi nulla di questo. Lo spettacolo si intitola Senti e trema e sarà comico, con dentro monologhi, poesie, canzoni, liste e twerking (perché devo far innamorare di me Elettra Lamborghini).
Il debutto è il 4 Maggio al Daisy American Garden in Ripa di Porta Ticinese 79.
Una poesia breve per chi ha poco tempo
Ti ho visto
uscire
dalla farmacia,
mi sono detto:
"Questa donna è mia",
perché,
da quando ho visto
La Traviata,
la donna mi piace
solo se è ammalata.(La prediletta - Gino Patroni)
Per questa settimana è tutto. Se ti va, martedì prossimo conduco un poetry slam a UN Locale, in Piazza Napoli a Milano. Cominciamo alle 21:30 ed è uno slam un po’ particolare, visto che è ispirato a “4 ristoranti” con Alessandro Borghese. In generale comunque a Maggio sarò un po’ in giro, ti avviso,
Tante care cose e abbi cura di te
Ciccio
“Nessuno ci toglierà i balli che abbiamo ballato”
Sono Ciccio Rigoli e mi occupo di comunicazione, customer care e poetry slam. Ho un progetto che si chiama “Complimenti”, unisce queste tre cose e aiuta le aziende a migliorare.
Faccio corsi molto divertenti sia dal vivo (quando possibile) sia online, e anche consulenze singole.
Organizzo poetry slam e insieme a Paolo Agrati e Davide Passoni abbiamo un’agenzia che si chiama Slam Factory. La nostra trasmissione “Poetry Slam!” la trovi su Prime Video, anche se nella descrizione mi chiamano “Ciccio Regoli”, vai a capire perché.
Ho scritto 5 libri e un pezzo che si intitola “Come hanno fo**uto i trenta/quarantenni” che ha fatto oltre un milione di visualizzazioni a mia insaputa.
Sono soprattutto su Facebook e Instagram. E anche su LinkedIn. Puoi seguirmi, se ti va.