Ciao, sono Ciccio Rigoli e questa è Public Poetry Speaking, la newsletter settimanale che parla di public speaking, business writing, poetry slam e poi vabbe’, altre cose che scoprirete in seguito “se avrete la pazienza di seguirmi” (cit.)
Per dirti quanto per me sia importante la scelta delle parole, ieri ho parlato con la mia psicoterapeuta del rapporto che ho col linguaggio.
(lo so, di solito in terapia si parla di rapporti coi genitori, coi partner, con le altre persone. Io parlo del rapporto con il linguaggio e le parole, che ci vuoi fare)
Dicevo alla mia terapeuta che io ho un rapporto quasi ossessivo con le parole, che sto molto attento a scegliere quelle giuste perché le parole in qualche modo plasmano il mondo e non è che si possono scegliere a caso oppure utilizzare un termine al posto di un altro perché tanto vuole dire “quasi la stessa cosa”. Eh, no, non vuole dire quasi la stessa cosa per niente.
Il discorso partiva da un pezzo di stand up comedy che ho scritto e che ho portato in scena qualche sera fa, che non posso riportare qui perché altrimenti la mail ti va in spam visto che parla di ses*o orale. Non è un monologo volgare perché non è il mio stile, ma è un pezzo direi comico-sociologico in cui analizzo come siano molto diverse le parole che utilizziamo a seconda se il ses*o orale viene praticato a una persona dotata di pene oppure di vagina.
(Capito perché non posso riportarlo qua sennò la mail mi va in spam?)
Usando alcune parole al posto di altre cambia completamente la percezione che abbiamo del mondo. Così come non so se hai notato che non ho usato la classica dicotomia uomo/donna nel paragrafo sopra, perché tramite il linguaggio possiamo escludere o includere, possiamo fare malissimo senza neanche accorgercene oppure aprire uno spiraglio. Cosa significa evitare a tutti i costi il maschile sovraesteso quando si parla a un pubblico misto, e perché il discorso sulla schwa e sul linguaggio inclusivo dovrebbe abbandonare i toni da stadio del pro e del contro e parlare di come anche solo un cambiamento linguistico porta con se conseguenze più grandi di quelle che pensiamo?
Il ridicolo discorso di chi dice “E allora non si può più dire niente!” è davvero una stupidaggine. Perché in realtà si può dire qualsiasi cosa, ma senza pensare che la propria prospettiva sia quella giusta e centrale e che tutte le altre persone si debbano adeguare.
Cambiano i tempi, cambia la cultura, ringraziando il cielo cambia anche la sensibilità.
Che poi se c’è qualcosa che io non sopporto è la sciatteria. Il non provarci neanche a pensare che una cosa si potrebbe dire o scrivere meglio. Proprio la pigrizia mentale del non volerci neanche provare.
Ah, e se pensi che sia troppo difficile usare un linguaggio inclusivo oppure non ti piace utilizzare la schwa, rileggi tutto quello che ho scritto prima e non troverai mai il maschile sovraesteso e neanche una schwa.
Quindi vuol dire che è possibile farlo, volendo. Certo, bisognerebbe volerlo, prima.
Il TED Talk della settimana
Come forse saprai, io non amo molto i talk italiani. Non è per fare il solito che snobba la propria Nazione, ma è che raramente ne trovo di interessanti.
Visto che però magari non ami i TED in inglese, ho deciso di fare un’eccezione. Infatti stavolta il talk è in arabo.
Aspetta, aspetta, non lo faccio per ripicca. Si tratta di un bel discorso in cui si parla, tra l‘altro, dell’importanza dell’utilizzare la propria lingua, perché porta con se anche la cultura, il modo di pensare, una certa visione del mondo. Come sentirai in questo discorso, se non si conosce bene la propria lingua non si riuscirà a essere creativi in un’altra lingua.
Quindi, buon talk in arabo. Spero apprezzerai.
PS: ci sono i sottotitoli, eh.
Il Santo del giorno
La rubrica che ti dice a quale Santo votarti, quando ormai li hai già nominati tutti e tutte, in un modo o nell’altro.
Eligio era un ottimo orafo e cesellatore. Il re Clotario gli chiese un trono cesellato, ed Eligio gliene portò due magnifici. Impressionato da questo, il re lo nominò orafo di corte.
Poi, non si sa come non si sa quando, a un certo punto lo fecero vescovo. Senza passare dall’essere prete, direttamente vescovo. Uno che bruciava le tappe, Sant’Eligio.
Il suo miracolo più famoso non è una banale resurrezione, oppure la guarigione di un lebbroso. Troppo facile, troppo banale. Il suo miracolo più famoso è aver riattaccato una zampa a un cavallo. Rileggi bene: ha riattaccato la zampa a un cavallo. Non credo siano attestati altri miracoli di questo tipo.
Durante il suo episcopato si battè perché fossero eliminate le feste durante il mese di Gennaio, e come dice il Martilorologio “non si diede pace finché non ebbe ottenuto l’intento”. Da qui il soprannome di “Eligio lo spezzabolgia”, autore del primo decreto anti rave della Storia.
Sant’Eligio è protettore di orafi, numismatici, maniscalchi e veterinari. Non si può dire che non avesse voglia di lavorare e di reinventarsi, e per questo credo che dovrebbero farlo protettore dei corsi di avviamento al lavoro e anche dell’Adecco.
Grazie Sant’Eligio, tu che hai precorso la precarietà e l’essere imprenditore presso sé stessi.
(nella foto, Sant’Eligio chiede al proprietario del cavallo se ha della colla vinilica e della carta igienica dicendo che se la vede lui, tranquillo)
Una poesia breve per chi ha poco tempo
Felice di un’altra morte
non muore la filosofia
ma nel cuore un battito salta
quando ella la felicità espone
e qualcuno risponde vabbe’
vabbe’ vabbe’(La vita fu - Marko Miladinovic)
Per questa settimana è tutto. Visto che mi trovo, se sei a Milano Sabato 3 Dicembre sono all’ARCI Bellezza a condurre un poetry slam insieme al mio amico Paolo Agrati. Ci vediamo lì?
In ogni caso, ci sentiamo giovedì prossimo.
Tante care cose e abbi cura di te
Ciccio
La biografia del titolare
Sono Ciccio Rigoli e mi occupo di public speaking, business writing e poetry slam.
Collaboro con alcune aziende per elaborare strategie di comunicazione e scrivere testi che funzionano, piacevoli da leggere.
Faccio corsi molto divertenti sia dal vivo (quando possibile) sia online, e anche consulenze singole.
Organizzo poetry slam e insieme a Paolo Agrati e Davide Passoni abbiamo un’agenzia che si chiama Slam Factory. La nostra trasmissione “Poetry Slam!” la trovi su Prime Video, anche se nella descrizione mi chiamano “Ciccio Regoli”, vai a capire perché.
Ho scritto 5 libri, l’ultimo è un manuale sul poetry slam.
Ho scritto un pezzo che si intitola “Come hanno fo**uto i trenta/quarantenni” che ha fatto oltre un milione di visualizzazioni a mia insaputa.
Sono soprattutto su Facebook e Instagram. E anche su LinkedIn. Puoi seguirmi, se ti va.