Ciao, sono Ciccio Rigoli e questa è Public Poetry Speaking, la newsletter settimanale che ritorna dopo qualche settimana di pausa. Anche quest’anno parlerò di public speaking, business writing e poetry slam. Che poi sono le cose di cui mi occupo in generale.
La grande rivoluzione degli ultimi mesi è stata sicuramente Chat GPT, l’Intelligenza Artificiale che risponde con linguaggio naturale. Immagino anche tu avrai già provato a interagirci, in caso non l’avessi fatto mi spiace, perché da qualche giorno è praticamente inaccessibile. Perché quella sarà pure intelligente ma ci sono dei limiti a tutto, soprattutto alla potenza dei server.
Sicuramente tornerà a breve tra di noi, magari a pagamento, e di sicuro bisognerà farci i conti in molti mestieri che svolgiamo abitualmente, tipo scrivere sul web. Come faccio anche io, del resto.
Io sono riuscito a provarla qualche giorno fa, e per vedere come funzionava le ho chiesto di scrivere un post per il blog di un mio cliente.
Vuoi sapere la verità? L’ha scritto meglio di come avrei fatto io.
Non perché io sia scarso a scrivere, anzi, penso di essere piuttosto bravo, ma semplicemente perché visto come solitamente si scrive sul web, soprattutto sui blog aziendali, quel post era perfetto. Tutte le parole chiave al posto giusto, la formattazione corretta, chiaro ed essenziale.
Brava Intelligenza Artificiale, uno a zero per te.
Quindi il mio lavoro qui è finito?
C’era un solo problema in quel post: era noiosissimo. Cioè, faceva esattamente il suo lavoro, ma comunicava una noia, Signora mia, una noia. Mi dava delle informazioni, ma avevo dimenticato tutto un secondo dopo.
Non voglio dire che l’Intelligenza Artificiale (detta anche AI, come fanno quelli bravi) non riuscirà mai a scrivere dei post divertenti o delle battute di una certa arguzia, quello che sto dicendo è che, per anni, siamo stai noi a scrivere le schifezze di cui l’AI si è nutrita per imparare. Dei post noiosi, delle caption senza nessuna verve, delle inutili parole messe assieme e che servivano a poco o niente.
L’ho fatto anche io, credo di farlo ancora adesso, in alcuni casi. Perché mi veniva richiesto, ma anche per pigrizia, poca voglia, noia, che ne so. Perché è così che scrivono tutte le persone e le aziende, e allora scrivo così anche io. Ho messo in fila frasi che non volevano dire niente e che non servivano a niente.
Da quando ho chiesto all’AI di scrivere un post che avrei dovuto scrivere io, non riesco a smettere di pensare alla frase immortale del Maestro René Ferretti di Boris:
Mamma mia, la monnezza che ho fatto
Quindi, che si fa?
Nel film “Miseria e nobiltà”, Totò di mestiere fa lo scrivano, ovvero lo scrittore di lettere per chi è analfabeta. Erano altri anni, molte persone non sapevano scrivere, e quindi si affidavano a chi aveva un livello almeno minimo di alfabetizzazione.
Questo mestiere è ovviamente scomparso, grazie all’istruzione di massa, e oggi nessuno scrive lettere per conto terzi. Cosa avrebbero dovuto fare gli scrivani, lamentarsi per l’istruzione generale? Sicuramente l’avranno fatto ma, molto più semplicemente, hanno innanzitutto cambiato mestiere.
A me la situazione sembra la stessa. Adesso a scrivere i testi ci penserà una economicissima, rapida e funzionante Intelligenza Artificiale, e noi saremo costretti e costrette a cambiare mestiere. O quantomeno a ripensarlo completamente, e forse non è esattamente un male.
Abbiamo passato anni a scrivere frasi che piacessero all’algoritmo, che venissero notate da Google, invece di pensare che quelle frasi sarebbero state lette da persone che magari avrebbero avuto piacere a leggere qualcosa di interessante, invece che una continua ripetizione di parole chiave, grassetti senza senso, lunghissimi e inutili spiegoni che avrebbero migliorato la resa della pagina ma avrebbero fatto saltare i nervi a chiunque si fosse trovato a leggerli. Che palle, gli spiegoni prima delle ricette. Che inutile ammasso di stronzate, tutte quelle descrizioni di storie e quel continuo spiegare la rava e la fava quando noi volevamo solo sapere per quanto tempo doveva stare nel forno il pollo con le patate per essere cotto.
Continueranno a esserci, gli spiegoni. Anzi, saranno sempre di più. Anzi, saranno spiegoni perfetti e lunghi e farciti di parole chiave, scritti da una AI che sa come fare le cose per bene. Aumenteranno finché a un certo punto ci romperemo le palle di leggerli, e ci sentiremo molto meglio. Per non essere sommersi dalla monnezza, andremo a cercare delle parole più pulite, scritte meglio, interessanti, che piacciano a noi e non solo all’algoritmo di Google. Che magari nel frattempo si sarà annoiato pure l’algoritmo, a leggere sempre le stesse minchiate e le stesse parole scritte tutte uguali.
Tutto a posto, allora?
Io non lo so come evolverà il mio mestiere e quello di chi fa il mio mestiere: copywriter, content strategist, social media manager e compagnia cantante. Ma so che, almeno come utente, la mia vita potrebbe migliorare e potrei impiegare il mio tempo in maniera più proficua. E potrei trovare subito quanto tempo deve stare in forno quel maledetto pollo con le patate, senza che chi ha scritto l’articolo mi faccia sapere che il pollo con le patate glielo preparava sempre sua nonna la domenica o che è il tipico secondo che si porta in tavola nei giorni di festa.
L'Intelligenza Artificiale non ci salverà, questo è sicuro. Ma almeno ci toglierà di mezzo una pletora di parole inutili e di gente che si ostina a scriverle.
Una poesia breve per chi ha poco tempo
Vieni
da me
stasera
ho il televisore
che non funziona,
possiamo vederci
qualcosa di carino
prima che lo riparino(Cabina telefonica 227 - Pedro Pietri)
Per questa settimana di ripresa è tutto. Non ho messo tante rubriche, ma credo di avere scritto abbastanza parole.
Tra l’altro avrai notato che non ho fatto come chi dice “Non ci credi che l’AI sia così potente? Ebbene, tutto questo è stato scritto proprio da una AI” anche perché il testo l’ho scritto io e me ne assumo la responsabilità, refusi inclusi. Nesuna Intelligenza Artificiale è stata maltrattata per la scrittura di questa newsletter.
Ci sentiamo giovedì prossimo!
Tante care cose e abbi cura di te
Ciccio
La biografia del titolare
Sono Ciccio Rigoli e mi occupo di public speaking, business writing e poetry slam.
Collaboro con alcune aziende per elaborare strategie di comunicazione e scrivere testi che funzionano, piacevoli da leggere.
Faccio corsi molto divertenti sia dal vivo (quando possibile) sia online, e anche consulenze singole.
Organizzo poetry slam e insieme a Paolo Agrati e Davide Passoni abbiamo un’agenzia che si chiama Slam Factory. La nostra trasmissione “Poetry Slam!” la trovi su Prime Video, anche se nella descrizione mi chiamano “Ciccio Regoli”, vai a capire perché.
Ho scritto 5 libri, l’ultimo è un manuale sul poetry slam.
Ho scritto un pezzo che si intitola “Come hanno fo**uto i trenta/quarantenni” che ha fatto oltre un milione di visualizzazioni a mia insaputa.
Sono soprattutto su Facebook e Instagram. E anche su LinkedIn. Puoi seguirmi, se ti va.
Continui a essere una bella persona con le idee chiare. Mi piace leggerti. Bisognerebbe trasformarti in una IA. ;-)