Il sessismo e la responsabilità
La sentenza di Depardieu, la vittimizzazione secondaria e l'assunzione di responsabilità
Martedì 13 Maggio Gerard Depardieu è stato condannato per aggressione sessuale. Non è il primo caso in cui è coinvolto, ci sono almeno altre 20 denunce.
Quello che mi ha colpito però non è tanto “il fatto di cronaca in se”, direbbe Stefano Nazzi, quanto la modalità con cui i suoi avvocati hanno provato a difenderlo e a indirizzare la corte. Un’esibizione maschia e virile del peggior sessismo, che francamente non comprendo e non riesco a capire nemmeno dove voleva andare a parare. Una serie di insulti che sembravano usciti direttamente da un’epoca che pensavamo di aver superato. E invece, pare di no.
“Isteriche”, “bugiarde”, “dalla voce insopportabile”. Verrebbe da pensare che siano le parole dette da Depardieu alle vittime e per cui è stato condannato. Ma non le ha dette lui. Le ha dette il suo avvocato. E neanche alle due donne molestate da Depardieu, ma alle loro avvocate. In aula.
Io, francamente, impazzisco. Davvero, non me ne capacito.
Sentire ancora queste cose nel 2025, in generale ma nello specifico in un’aula di tribunale, è inconcepibile. Sembra la versione nella vita reale dei “leoni da tastiera” che non si fanno problemi a commentare ogni video pubblicato da una donna su Instagram con epiteti di ogni genere che se venissero rivolti alle loro madri farebbero mettere loro mano alla pistola. E invece niente, impunemente si permettono di dire qualunque cosa.
Non sono andato a vedere i commenti sui social a questa storia, ma posso scommettere che sarà pieno di “Eh vabbé, di sicuro se la sono cercata”, “Volevano solo farsi pubblicità”, “Una volta queste cose non erano così scandalose”.
Infatti, una volta. Quando i padri avevano diritto di vita e di morte sui figli e le figlie, esistevano il delitto d’onore e il matrimonio riparatore. I bei vecchi tempi andati che tanto piacciono ancora a larga parte dell’opinione pubblica italiana e alla sua diretta emanazione, cioè i rappresentanti eletti al Parlamento. O, come hanno detto le avvocate rispondendo all’affermazione di Depardieu in cui dice di essere “un uomo di un’altra epoca”:
Un’epoca in cui le donne «non parlavano» e «non denunciavano» quando venivano molestate da un uomo.
Ma soprattutto sento già in lontananza i paladini del “Non si può più fare/dire niente!”, quelli che credono che la galanteria sia troppo spesso scambiata con l’aggressione sessuale. Beh, se considerate galanteria toccare il seno senza consenso oppure mettere le mani in mezzo alle gambe, sempre senza consenso, credo sia il caso di rivedere il vostro concetto di “galanteria” e di “proposta romantica”.
Il problema forse è proprio l’opposto, che si possa fare e dire di tutto avendo abbastanza la certezza che non succederà niente ai colpevoli, ma qualcosa alle vittime. Perché se le due vittime hanno preferito scegliere l’anonimato e non esporsi in prima persona non è perché “non hanno avuto il coraggio di mostrarsi”, ma visto quello che è capitato e come sono state trattate possiamo avere la ragionevole certezza che se si fossero esposte avrebbero avuto ancora di più quella che è conosciuta come “Vittimizzazione secondaria” o, per dirla in altri termini contemporanei. Non solo devi subire violenza, ma devi stare anche a sentire gli insulti che ricevi perché, alla fine dei conti, un po’ te la sei cercata e devi stare zitta.
Se c’è un lato positivo in questa storia, se proprio vogliamo trovare un lato positivo e avere ancora qualche speranza, è che oltre alla condanna per aggressione sessuale Depardieu sia stato condannato anche per le parole pronunciate da lui e dalla sua difesa in aula. Cito dall’articolo del Post sulla vicenda:
“Durante la lettura della sentenza il presidente del tribunale ha preso parola su questo e commentato l’atteggiamento dell’avvocato di Depardieu dicendo che «i diritti della difesa non possono giustificare dichiarazioni eccessive e umilianti che ledono la dignità delle persone»: ha dunque condannato Gérard Depardieu a versare ad Amélie e Sarah somme pari a 1.000 e 2.000 euro per la vittimizzazione secondaria che hanno subito. Le avvocate delle due donne, uscite dall’aula, hanno parlato di «una vittoria per le donne» e di una «lezione per tutti gli avvocati».”
Questo ci fa ben sperare? Bah, considerato che in Italia un condannato per violenza privata ha ricevuto molte più interviste della vittima, tiene una rubrica regolare su un magazine e ci tiene a dire che la vera vittima è lui e che hanno voluto censurarlo, sentendosi come un novello Pasolini, direi che la strada da fare è lunga. Parecchio lunga.
PS: Per approfondire, oltre all’articolo del Post citato, consiglio l’articolo di Silvia Grasso su Wired: La condanna di Gérard Depardieu e il silenzio colpevole quando i mostri sacri del cinema commettono cose mostruose
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Appena lanciata ma perfettamente in tema con questo periodo di Internazionali d’Italia e con lo splendore del tennis italiano, ti consiglio la newsletter Mezza Riga. Una newsletter di giornalismo letterario sul tennis, con reportage e approfondimenti, firmata da Simone Spetia e altre persone. Da un’idea di Gianluca Di Tommaso, che è anche la persona con cui scambio commenti (molto spesso non pubblicabili) su qualsiasi sport. Tennis incluso.
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🎧 Cosa sto ascoltando
Il mio podcast del momento è Borghesia violenta, il racconto di come dei “bravi ragazzi di buona famiglia” possano aver aderito al terrorismo e compiuto stragi. Al momento sono a Giusva Fioravanti, “un ragazzo la cui gioventù venne violentata da troppa televisione”, come dicevano gli Offlaga Disco Pax.
📕 Cosa sto leggendo
Sono completamente rapito da Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi. Un romanzo picaresco (se ho capito bene cosa vuol dire picaresco ma il suono rende l’idea) ambientato ad Asti durante la fine della Seconda Guerra Mondiale. Ma la guerra viene toccata solo lateralmente.
La trama in breve: Cesco Maggetti, milite della Guardia nazionale repubblicana ferroviaria tormentato dal mal di denti, viene incaricato di compilare una mappa delle ferrovie del Messico. Non si sa perché, ma deve farlo.
In mezzo ci sono una bibliotecaria pazza, dei delatori, becchini avventurieri, un libro che continua a non farsi trovare da nessuna parte e centinaia e centinaia di personaggi.
Una lingua scoppiettante, invenzioni a bizzeffe, davvero, per quanto è denso di roba non riesco a descriverlo. Una bomba a mano.
Una poesia breve per chi ha poco tempo
Dobbiamo girare
Con una sveglia al collo
La scritta toccami
Ma solo
Per qualche secondo(Alessandra Carnaroli, dal libro Non si tocca la frutta nei supermercati però i culi nelle metropolitane)
INFORMAZIONE DI SERVIZIO: dalla prossima settimana inizierò due lavori abbastanza impegnativi, anche se molto belli, e probabilmente dovrò diradare le uscite della newsletter. Ma di sicuro non la abbandono, sarebbe come perdere una parte di me, ormai.
Nel frattempo, come sempre:
Teniamoci stretti che c’è vento forte
Madonna, sottoscrivo tutto <3 (pure la NL sul tennis che mi appalla come poche cose nella vita)
Sono fuori dalle cronache, chi è il condannato che tiene quale rubrica su quale magazine?