Ciao, sono Ciccio Rigoli e questa è Public Poetry Speaking, la newsletter settimanale che parla di public speaking, business writing, poetry slam e altre robe perché è bello variare un po’.
La scorsa settimana non è uscita perché era 2 Giugno, Festa della Repubblica per tuttз e Festa del Grazie per chi capisce la citazione.
Ci sono due cose che a me, per usare un eufemismo, non piacciono molto: i Pink Floyd e l’insalata di riso. E già vedo l’alzata di scudi e il ditino puntato per esprimere dissenso: “Ma come è possibile che non ti piacciano i Pink Floyd e le loro geniali melodie rarefatte!”. Oppure “Ma come puoi non amare quel delizioso impasto di riso freddo e qualsiasi altra cosa ci si ritrovi nel frigorifero! Io ne preparo 15 chili alla volta e ci vado avanti tutta l’estate!”
Oh, che ci posso fare, a me non piacciono. Qualcosa dei Pink Floyd posso ancora apprezzarla, ma l’insalata di riso proprio no. Ma cosa c’entra tutto questo con il public speaking e con il business writing di cui usualmente questa newsletter parla?
C’entra con il fatto che non si può sempre piacere a tuttз e che nessuna cosa, per quanto osannata, piace a tuttз. E che anzi, proprio quando si cerca di piacere a chiunque si fanno i peggiori errori. Per dire, io ne faccio a ripetizione.
Questa è la maxistoria di come ho smesso di preoccuparmi di piacere a chiunque e ho capito che in questo modo si sta molto meglio.
Ti piace? Eh? L’ho fatto apposta per te!
C’è un grandissimo equivoco che facciamo spesso, io per primo: cercare di assecondare i pensieri delle altre persone e quindi cercare di intuire cosa vogliono, senza neanche fare uno sforzo per tirare fuori qualcosa di decente e di nostro. SPOILER: non funziona quasi mai.
“Se volevo piacere a tuttз…”
C’è questa frase che dice: “Se volevo piacere a tutti nascevo Nutella”. Mio figlio non mangia la Nutella. L’ha assaggiata, e non gli piace proprio. Quindi già questo va ad annullare tutti i discorsi precedenti. Manco la Nutella piace a tuttз, figuriamoci tu o io.
Ma la questione non è la Nutella oppure no, è che proprio piacere a tuttз è impossibile, e dobbiamo levarcelo subito dalla testa. Quindi non dobbiamo fare nulla per piacere? Certo, dobbiamo fare semplicemente quello che vogliamo e sappiamo fare, a modo nostro, senza nuocere a nessuno ovviamente. Perché quello non diventa più “Tu non capisci”, diventa proprio usare la cattiveria. E la cattiveria è una cosa brutta.
In più così ci togliamo anche quell’ansia terribile di quando qualcunǝ si disiscrive dalla newsletter, o perdiamo follower su Instagram. Capita, non siamo il piccolo centro pulsante del mondo da cui dipendono le sorti dell’umanità. Siamo 7 miliardi di persone, quasi 8, insomma, ci saranno altre persone da incontrare e a cui piaceremo sicuramente.
“Fanno tuttз così, e allora…”
Qualche anno fa in un mio precedente lavoro mi chiesero di scrivere anche le newsletter. Era la prima volta che lo facevo, e allora ho preso le “best practice” e le ho messe tutte nella newsletter, ispirandomi ad aziende di successo. E via con le promozioni, con il magnificare tutto usando parole come straordinario, eccezionale, incredibile, via con il “Gentile Cliente” all’inizio, insomma, una newsletter fatta come si deve, uguale a tutte le altre.
Alla seconda newsletter il mio capo mi scrisse dicendomi: “Sembra la newsletter di Trenitalia: fa schifo e quindi nessuno la legge. Lascia stare, non la scrivere più”.
Colpito nell’orgoglio, in mezz’ora mi misi sotto e scrissi una newsletter come avrei sempre voluto scriverla: ironica, con il mio stile, attenta a chi mi stava leggendo. Diventò un successone di pubblico e di critica, e da allora ne ho mandate tantissime cercando sempre di farle a modo mio.
Certo, c’è di sicuro chi scrive le newsletter meglio di me, però il mio stile è questo, se provo a copiare soltanto e ad adeguarmi ad altri stili anche maggiormente di successo non ci tiro fuori niente di buono e viene fuori una roba piatta e inutile.
Ti giuro, quella frase: “Sembra la newsletter di Trenitalia” io ce l’ho in testa ogni volta che scrivo una newsletter. Anche mentre sto scrivendo questa, ci sto pensando.
“Ti svelerò un segreto”
Quindi non ci sono segreti o tecniche? Certo che ci sono, e li utilizzo anche io. Ci faccio anche dei corsi sopra, addirittura, ma la differenza tra qualcosa di carino e qualcosa di eccezionale non la fanno i trucchi. Non l’hanno mai fatta i trucchi,e mai la faranno. La differenza la fa il metterci quello che si è.
Stamattina spiegavo a dei ragazzi che nel poetry slam una delle regole è che i testi devono essere stati scritti da chi li porta in scena. Perché devono essere sentiti, devono appartenerti, devi avere il coraggio di raccontare al pubblico quello che sei e che sai fare. La stessa cosa avviene quando si lavora, o meglio, avviene quando si lavora bene.
Quindi no, non mi piacciono l’insalata di riso e i Pink Floyd, anche se piacciono a moltissime persone e hanno un grandissimo successo. Ma credo ce ne faremo una ragione, sia io sia loro.
Il Podcast della settimana
Io non sono un grande consumatore di podcast, anche se vanno tanto di moda, ma ammetto che ogni tanto qualcuno mi colpisce. Magari colpisce anche te, e spero di suggerirti qualcosa di buono.
Io sono un fan del “Post”. Lo trovo fatto bene, con articoli “spiegati bene”, come dicono loro, e mi ci sono abbonato volentieri. Ultimamente stanno tirando fuori parecchi podcast interessanti, e uno che mi è piaciuto molto è La fabbrica dei soldi.
Parla di come sia stato possibile far fallire il casinò di Campione d’Italia, uno dei 4 casinò italiani, e di come un’azienda fatta apposta per macinare utili (non a caso “il banco vince sempre”) si sia ritrovata a lasciare per strada centinaia di persone e portare al disastro un paese intero in cui tutta l’economia ruotava attorno alla sala da gioco.
Un reportage in 4 puntate, raccontato davvero bene e che ti consiglio.
Lo trovi su Spotify, sull’app del Post e su tutte le piattaforme di podcast.
Zelig Poetry Slam
Finalmente il poetry slam torna a Zelig, lo storico locale di cabaret di Viale Monza 140 a Milano. Dopo averci fatto il primo torneo televisivo di poetry slam, ritorniamo con Slam Factory per 4 serate che si preannunciano parecchio combattute.
La prima serata è il 10 giugno, i biglietti sono disponibili e puoi anche fare l’abbonamento scontato per tutte e 4 le serate. Lo farei anche io se potessi ma che ci vuoi fare, io partecipo come deejay e non mi fanno pagare. Avrei voluto, ma non posso proprio. Ma tu sì!
Frasi da giocarsi agli aperitivi
“Cercava la rivoluzione e trovò l'agiatezza”.
Leo Longanesi
Anche per questa settimana è tutto, ma prima ho un annuncio da fare: da questa settimana e fino a fine Luglio prima della pausa estiva la newsletter diventerà quindicinale. Un po’ perché col caldo c’è bisogno di riposo, ma soprattutto perché ho un nuovo lavoro che mi sta impegnando parecchio, di cui sono molto contento e a cui voglio dedicare del tempo. Tornerà settimanale da Settembre, ma davvero già adesso vogliamo pensare a Settembre?
Grazie per la pazienza e per aver letto fino a qui.
Tante care cose e abbi cura di te
Ciccio
La Bio del titolare
Sono Ciccio Rigoli e mi occupo di public speaking, business writing e poetry slam.
Faccio corsi molto divertenti sia dal vivo (quando possibile) sia online, e anche consulenze singole.
Organizzo poetry slam e insieme a Paolo Agrati e Davide Passoni abbiamo un’agenzia che si chiama Slam Factory. La nostra trasmissione “Poetry Slam!” la trovi su Prime Video, anche se nella descrizione mi chiamano “Ciccio Regoli”, vai a capire perché.
Ho scritto 5 libri, l’ultimo è un manuale sul poetry slam.
Ho scritto un pezzo che si intitola “Come hanno fo**uto i trenta/quarantenni” che ha fatto oltre un milione di visualizzazioni a mia insaputa.
Sono soprattutto su Facebook e Instagram. E anche su LinkedIn. Puoi seguirmi, se ti va.
In questa newsletter trovi delle ə e delle з invece del maschile diffuso perché cerco di usare un linguaggio inclusivo. Se non ti piace il linguaggio inclusivo, io qualche domanda me la farei, francamente.