Ciao, sono Ciccio Rigoli e questa è Public Poetry Speaking, una newsletter settimanale che parla di public speaking, business writing e poetry slam. Non sempre contemporaneamente, eh, di solito li alterno.
Lo ammetto, questa settimana devo andare piuttosto veloce. Non per cattiveria, anzi, ma perché per fortuna mi stanno capitando delle opportunità abbastanza belle e quindi ammetto di aver poco tempo.
(Oh mio dio, ma davvero ho detto “delle opportunità”? Cosa sto diventando? Cosa mi è successo?)
Per un attimo avevo pensato anche di non scrivere nulla questa settimana e fare finta che questo giovedì non sia mai esistito, ma mi sarebbe dispiaciuto. Quindi farò una versione breve, sperando però di darti qualche suggerimento utile.
Facciamo così: quando avrò poco tempo per preparare la newsletter, ti manderò dei consigli altrui. Quindi, ecco alcuni suggerimenti che spero ti siano utili. La prossima settimana vedrò di tornare con la versione lunga.
(Che poi pensa che ridere se preferisci questa versione breve a quella lunga. Ci sarebbe da ridere, proprio.)
Il TEd Talk della settimana
Visto che oggi è tutto breve, anche questo talk è rapidissimo. Per quanto ne so io, è uno dei TED più brevi mai registrati: due minuti e cinquantaquattro secondi.
Parla di come ci si allaccia le scarpe. Sorprendente anche quello, scoprire che per anni lo abbiamo fatto nel modo sbagliato.
Non si finisce mai di imparare, davvero.
Un podcast che non potevo tenere solo per me
Ho già detto la scorsa settimana che non ascolto molti podcast, ma quando capita di ascoltarne qualcuno fatto bene, oh, bisogna spargere la voce
(che gustosa battuta, eh, spargere la voce parlando di un podcast. O magari fa ridere solo me, ma giuro che posso farne di ancora peggiori)
In questo podcast si analizzano alcuni tra gli errori più clamorosi fatti nel favoloso e dorato (si fa per dire) mondo delle startup. Si chiama Mele marce e alla fine se ne esce con un’idea: c’è gente bravissima a vendere fuffa, e spesso c’è qualcuno che se la compra prima dell’inevitabile disastro. Sono uscite due puntate che ho apprezzato molto, speriamo continuino così.
Consigli di lettura non richiesti
Ogni tanto bisogna ripartire dalle basi, come i cestisti che stanno tre ore a palleggiare o i musicisti che ripetono le scale musicali in continuazione anche se le sanno a memoria.
Per chi come me scrive di mestiere, ma anche per chi deve scrivere per qualsiasi motivo oppure parlare davanti alle persone, ho trovato molto utile il libro Il parlar figurato.
Un manualetto di figure retoriche, con un sacco di esempi e anche di spiegazioni ed etimologie. Perfetto per chi come me non ricorda mai la differenza tra metonimia e sineddoche, oppure per chi vuole usare più sfumature lessicali, linguistiche e retoriche quando parla o scrive.
Io ce l’ho lì, ogni tanto mi rileggo qualcosa e un’idea nuova viene sempre fuori. Magari serve anche a te.
Finisce qui questo breve numero di Public Poetry Speaking. Che ne dici? Forse meglio così? Oppure meglio la versione lunga? Fammelo sapere così mi organizzo, che non si sa mai.
Intanto, di sicuro ci sentiamo la prossima settimana, con un po’ di calma in più.
Tante care cose e abbi cura di te
Ciccio
La biografia del titolare
Sono Ciccio Rigoli e mi occupo di public speaking, business writing e poetry slam.
Collaboro con alcune aziende per elaborare strategie di comunicazione e scrivere testi che funzionano, piacevoli da leggere.
Faccio corsi molto divertenti sia dal vivo (quando possibile) sia online, e anche consulenze singole.
Organizzo poetry slam e insieme a Paolo Agrati e Davide Passoni abbiamo un’agenzia che si chiama Slam Factory. La nostra trasmissione “Poetry Slam!” la trovi su Prime Video, anche se nella descrizione mi chiamano “Ciccio Regoli”, vai a capire perché.
Ho scritto 5 libri, l’ultimo è un manuale sul poetry slam.
Ho scritto un pezzo che si intitola “Come hanno fo**uto i trenta/quarantenni” che ha fatto oltre un milione di visualizzazioni a mia insaputa.
Sono soprattutto su Facebook e Instagram. E anche su LinkedIn. Puoi seguirmi, se ti va.
In questa newsletter trovi delle ə e delle з invece del maschile diffuso perché cerco di usare un linguaggio inclusivo. Se non ti dovesse piacere il linguaggio inclusivo, mi farei qualche domanda, francamente.