Ciao, sono Ciccio Rigoli e questa è Public Poetry Speaking, la newsletter settimanale che parte ogni mercoledì mattina sul presto. Così inizi la giornata in maniera ottimale e da lì in poi, guarda, è tutta discesa.
Uno dei maggiori insegnamenti che ho ricevuto per quanto riguarda lo stare sul palco è stato: “Tu non mi devi far ridere. Come prima cosa tu non mi devi mai fare annoiare”.
Che per un comico è strano come suggerimento, se ci pensi. Cosa vuol dire: “Non mi devi far ridere ma non mi devi far annoiare?”. Poi ho capito che era vero, la risata viene dopo, la prima cosa a cui pensare è non annoiare mai il pubblico. E vale tanto per i comici e le comiche quanto per chiunque si trovi a parlare di fronte ad altre persone. Quante volte asssistendo a una conferenza o a una riunione abbiamo represso a fatica uno sbadiglio perché chi stava sul palco era veramente la noia fatta persona? Oppure si parlava addosso? Oppure non badava al pubblico e semplicemente voleva che tutto finisse il più rapidamente possibile?
Un concetto fondamentale quando si fa public speaking è che il ritmo è parte integrante del discorso. Solo che ci sono tanti di quei fraintendimenti sul concetto di ritmo che davvero, non saprei da dove partire, quindi partiamo da 3 concetti fondamentali per fare un discorso interessante e portare a casa la serata, o la giornata, dipende da quando ti trovi a stare sul palco o a parlare di fronte a un pubblico.
This is the rhythm of my life, the night, oh yeah
Chi abita vicino a una chiesa lo sa: i rintocchi delle campane dopo un po’ non li senti neanche più, perché quando qualcosa si ripete in maniera monotona e continua diventa parte del paesaggio sonoro. Ma se improvvisamente, mettiamo, le campane si mettessero a suonare “We will rock you”, probabilmente te ne accorgeresti. Variare il ritmo ha questa funzione qui: ridestare sempre chi ci sta di fronte e ci ascolta, facendo delle variazioni che tengano alta l’attenzione.
Fermati, per carità
C’è chi crede che ritmo sia uguale al parossismo. Ecco, no. Levati subito dalla testa questo concetto.
Al contrario, parlare molto rapidamente senza mai fermarsi, magari solo perché si vuole “stare nei tempi”, diventa un’agonia per chi ti ascolta. Come quei rapper che mettono assieme un sacco di parole ma poi ti viene da chiedere: “Sì, ma che cosa volevi dirmi?”
Ogni tanto bisogna mettere delle pause nel discorso. Per creare attesa, per far riposare il pubblico, per dare più forza a quello che è stato detto prima e che verrà detto dopo. I comici sono maestri in questo, e sanno quando fare una pausa dopo una battuta per far capire al pubblico che in quel momento deve ridere. Se metti una pausa dopo un concetto fondamentale darai il tempo di assimilarlo.
Forte, fortissimo, piano, pianissimo
Sugli spartiti di musica classica, oltre alle note e al tempo da seguire, spesso si trovano delle indicazioni come “piano” oppure “fortissimo” o “adagio”. Si chiama dinamica, e serve per indicare quale espressività dare a quella parte del brano o della sinfonia. Se non esistesse la dinamica, tutte le musiche verrebbero eseguite allo stesso modo, con la stessa intensità per tutto il tempo, rendendo quasi impossibile distinguere i diversi movimenti.
Capita che chi sta sul palco non metta nessuna dinamica, oppure usi sempre la stessa. Sempre pianissimo, sempre fortissimo, sempre adagio. Col risultato che ci si annoia mortalmente.
Usa la dinamica. Cambia la modalità espressiva. Non fare sempre la stessa lagna. Era necessario che qualcuno te lo dicesse, mi spiace.
Ci sono domande?
Infine, per dare ritmo, si possono usare anche le domande. Possono essere domande retoriche, oppure possono essere rivolte al pubblico soprattutto quando stiamo tenendo una lezione, ma intanto ci obbligano a cambiare l’intonazione, visto che è così che si rende in italiano la domanda, e in più dopo una domanda necessariamente ci deve essere una pausa nell’attesa della risposta.
Quindi fai domande, e vedrai che il ritmo ne gioverà.
Il TED Talk della settimana
La scorsa settimana mio figlio, che fa la terza elementare, stava studiando i regni degli esseri viventi. Come dicevano i Bluvertigo, anche io “scopro che i regni sono 5”: animali, vegetali, monere, protisti e funghi. Dovevo arrivare a 41 anni per scoprirlo.
Credo che i più sottovalutati in assoluto siano i funghi. Siamo abituati ad associarli soltanto al risotto, invece che a esseri quasi senzienti, e posso ragionevolmente dire che sbagliamo. I funghi sono tra le creature più straordinarie, in alcuni casi possiamo considerarli i veri dominatori della Terra.
Se non credi a me, credi a Paul Stamets e a questo talk, in cui spiega 6 modi in cui i funghi potrebbero salvare il mondo.
La passione che ci mette lui a raccontare è incredibile, e avresti mai pensato ci potesse essere una standing ovation per una conferenza sui funghi? Ecco, qui la fanno.
Maledettə poetə
Ogni settimana, unə poeta diversə dal variegato panorama del poetry slam italiano.
Una delle regole fondamentali del poetry slam è che non si possono usare musiche oppure oggetti di scena. Quindi bisogna restare assolutamente fermə? No, anzi.
C’è una poeta che è riuscita a unire in maniera perfetta poesia e movimento corporeo: Francesca Gironi.
Le sue poesie sono di una grazia rara, e il linguaggio del corpo che integra le parole senza mai essere didascalico aumenta la potenza di quello che vuole comunicare.
Senza contare che credo sia l’unica capace in uno spettacolo di dire una poesia dentro un megafono facendo contemporaneamente girare un hula hoop.
Il suo ultimo progetto si chiama GPTƏ ed esplora l’interazione tra umano e artificiale. Tecnicamente si tratta di “un incontro poetico tra due performer e un’intelligenza artificiale femminista”. Ancora purtroppo non sono riuscito a vederlo, ma conoscendola mi fido.
Ha scritto anche due libri, Abbattere i costi e Il diretto interessato.
Qui ti lascio una sua videopoesia: A
Frasi da giocarsi agli aperitivi
“Se pensi che a nessuno interessi se sei vivo, prova a saltare il pagamento di un paio di rate dell’auto”
(John Belushi)
E pure per questa settimana è tutto. C’è una grande novità, almeno per me: da lunedì ho preso residenza presso lo Studio Low, un piccolo e carino studio in zona Paolo Sarpi a Milano. A Maggio ci terrò un corso dal vivo di public speaking, la prossima settimana te ne parlerò meglio. Ma intanto, se ti interessa, segnatelo.
Tante care cose e abbia cura di te
Ciccio
PS: ti ricordo che ho attive delle consulenze di public speaking. La prima chiacchierata è gratuita, così capiamo se posso fare al caso tuo. Che fai, non ti va di provare?
La Bio del titolare
Sono Ciccio Rigoli e mi occupo di public speaking, poetry slam, content strategy, cultura e un sacco di altre cose di cui volendo possiamo parlare anche in privato.
Ho scritto la mia autobiografia a fascicoli, ed è appena partito un nuovo progetto che comprende la scrittura a puntate di un romanzo, le bozze di due spettacoli e nuove poesie, se ti va di sostenermi puoi farlo qui: Il mio Patreon.
Per il public speaking, ho un mio metodo che si chiama Public Poetry Speaking e utilizza tecniche derivate dal poetry slam. Faccio corsi molto divertenti sia dal vivo (quando possibile) sia online, e anche consulenze singole.
Come Content Strategist, curo la comunicazione e i testi di aziende di ogni tipo.
Se ti interessa parlarne, scrivimi a cicciorigoli@gmail.com.
Organizzo poetry slam e ho ideato e condotto insieme a Paolo Agrati e Davide Passoni la trasmissione “Poetry Slam!” su Zelig TV. Adesso la trovi su Prime Video, anche se nella descrizione mi chiamano “Ciccio Regoli”, vai a capire perché.
Ho portato due spettacoli comici a teatro e innumerevoli spettacoli sempre comici in altri posti.
Ho scritto 5 libri: un romanzo, una raccolta di racconti, una di poesie, un manuale tecnico sul libraio digitale e un manuale sul poetry slam. Per dire, sono abbastanza versatile, ecco.
Ho scritto un pezzo che si intitola “Come hanno fo**uto i trenta/quarantenni” che ha fatto oltre un milione di visualizzazioni a mia insaputa.
Ho un Tumblr in cui carico le mie poesie. Anche se non lo aggiorno da un po’ ma dovrei ricominciare. Si chiama Eleganza sgualcita.
Sono soprattutto su Facebook e Instagram. E anche su LinkedIn. Puoi seguirmi, se ti va.
In questa newsletter potresti trovare delle ə e delle з invece del maschile diffuso perché cerco di usare un linguaggio inclusivo e anche perché se c’è da fare qualcosa che fa incazzare Adinolfi o Cacciari sono in prima linea.