Nel 1995 ho scoperto i CCCP. Sono andato via di testa, non avevo mai sentito nessuno cantare così, scrivere così, suonare così. Abbassavo il volume della cassetta che avevo duplicato da una mia compagna di classe quando parlavano di qualcosa di sconveniente per me, adolescente cattolico calabrese, soprattutto col timore che potesse sentirlo mia madre.
Nel 2005 ho conosciuto gli Offlaga Disco Pax. Anche lì, via di testa per qualcuno che invece di cantare, parlava, raccontava cose su delle musiche sintetiche che mi piacevano da morire. Vivevo già da solo, potevo evitare di abbassare il volume.
Poi ho conosciuto I Camillas. Mai sentito niente del genere, completamente fuori da ogni schema, la roba più punk e folle avessi mai ascoltato in vita mia. Per vie traverse, sono diventato loro amico e mi sono sentito quasi benedetto dal Cielo, anche se non ero più cattolico ormai da anni. Una gioia totale, ogni concerto una festa bellissima. Fino a martedì scorso.
Martedì Mirko, tastierista, cantante e cofondatore del gruppo, è morto. Morto di Covid-19. E se deve esistere un altro motivo per cui mi fa incazzare questo virus, è che si è portato via una delle persone che mi ha fatto più ridere nella vita. E anche una delle persone più folli abbia mai visto sul palco, senza risparmiarsi mai. Totale, faceva quasi paura in alcuni momenti per la foga che ci metteva e per la passione che faceva vedere. Questa newsletter è, per quel che può valere, dedicata a lui. Ciao, Mirko.
Mettici impegno o lascia stare
Pensaci bene: quando andavi a scuola, quali erano i professori migliori? Probabilmente ti verranno in mente quelli che davvero ci mettevano passione nell’insegnamento, amavano la loro materia e sapevano coinvolgere chi avevano davanti perché conoscevano bene l’argomento non solo a livello teorico ma perché era quello che amavano fare, e sapevano come trasmettere questa emozione.
Troppe volte quando parliamo in pubblico, in qualsiasi contesto, pensiamo più a far vedere che abbiamo studiato invece che raccontare qualcosa che davvero ci piace. Pensi che davvero interessi a qualcuno vedere che hai studiato a casa? Qualcuno tornerà a casa dicendo “Però, ha fatto bene i compiti!”?. Ti svelo un segreto: non frega niente a nessuno. Crudele, ma è così. Vedere che hai fatto bene i compiti interessa solo ai professori che non amano ciò che fanno.
Bisogna metterci l’anima anche nelle questioni lavorative. Quando presenti un progetto, pensa se davvero ti piace o se invece hai seguito solo le specifiche tecniche che hai studiato così bene. Buttaci l’anima, perdio! Lo so, magari è solo uno stupido progetto, ma se non piace neanche a te perché dovrebbe piacere agli altri? Ogni volta che parli di un argomento, lo stai facendo nel migliore dei modi possibili? Questa non è una cosa che posso insegnare ai corsi, ma è qualcosa di cui mi accorgo spesso quando sul palco non ho dato il massimo. Quando faccio gli spettacoli, solitamente il criterio che mi fa capire se è andato bene è se sono completamente distrutto alla fine. Vuol dire che ho dato tutto quello che potevo.
Ecco, cerca di dare tutto ogni volta che parli di qualcosa davanti a qualcuno, e vedrai che gli altri lo apprezzeranno.
Il TED talk della settimana
Questa settimana ti consiglio un talk di uno che non è un mostro di bravura, parlando di public speaking. Fa un sacco di “Uhm…”, di pause. Eppure, nel suo stile, è molto coinvolgente perché è orgoglioso di quello che ha fatto. E vorrei anche vedere, visto che è uno che ha organizzato una Biennale di arte contemporanea con ben 100 artisti che vengono da tutto il mondo. C’è solo un problema: gli artisti e le loro opere d’arte li ha inventati tutti lui. Con tanto di biografie e di opere, installazioni, cortometraggi.
Un modo per riflettere sull’arte contemporanea che ti fa vedere come, anche se non si è perfetti tecnicamente, se si ama quello che si fa si può coinvolgere totalmente l’uditorio.
Come mi sono trasformato in 100 artisti
Startup inutili e dove trovarle: Potato parcel
Tutti abbiamo idee assurde, ma alcune a volte diventano realtà. Io penso sempre al film “Sharknado”, e immagino il giorno in cui in riunione qualcuno ha detto: “Oh raga, perché non facciamo un film con dentro dei tornado che trasportano squali che seminano il terrore in città?”. E l’hanno fatto. Facendo anche 5 sequel, peraltro.
Ecco, penso anche al giorno in cui qualcuno ha detto: “Ma perché non inventiamo un servizio per spedire gli auguri via posta, solo che invece dei bigliettini dentro ci mettiamo delle patate? Magari con delle scritte sopra? Eh?” E l’hanno fatto, facendo nascere Potato parcel, startup che ha raccolto parecchi finanziamenti e che è attiva anche in Europa.
Vuoi mandare una patata a chi ami con sopra stampata la tua foto? Con loro puoi farlo!
(Qui sopra i due fondatori, vestiti da patata, festeggiano il finanziamento da parte di un nuovo socio. Giuro, non è una finta).
E per questa settimana è andata. Spero di averci messo abbastanza passione in questa newsletter, qualora non fosse così, fammelo sapere, mi fa sempre molto piacere ricevere dei feedback. Magari però mandami una mail, non una patata, ecco.
Ah, ovviamente puoi farmi sapere anche se ci ho messo abbastanza passione, eh…
A presto, e un abbraccio cordiale con tanto di mascherina
Ciccio
PS: stavo pensando di fare un piccolo corso online sul public poetry speaking, che ne pensi? Ti interesserebbe? Fammelo sapere!
complimenti per la newsletter piacevole da leggere e sempre interessante la prima parte su come parlare in pubblico. ps:é scesa una lacrimuccia per l'introduzione.
Ciccio,.. io con te mi diverto e imparo ... E quando si riesce ancora ad imparare qualcosa ( alla mia veneranda età ) è prodigio per me ... sarà l’anima che si sente, oh sì che si sente ...