Come ho messo assieme uno spettacolo
Che poi non serve solo per gli spettacoli, ma anche per libri, discorsi, business plan e altra roba
Ciao, sono Ciccio Rigoli e questa è Public Poetry Speaking, la newsletter settimanale che parla di parole, public speaking e poetry slam. Le tre cose di cui credo di sapere qualcosa, peraltro.
Lo so, ultimamente ne ho parlato tantissimo ma giuro che stavolta è l’ultima, non fosse altro perché debutto stasera: ho scritto uno spettacolo nuovo.
Aspetta aspetta, non ho intenzione di tediarti raccontandoti quanto sia bello (o almeno spero). Anche perché raccontare uno spettacolo comico credo sia la cosa più noiosa che possa esistere, quando qualcuno mi dice “Ti racconto il mio spettacolo” provo l’irresistibile tentazione di scappare velocissimo lasciando l’impronta sulla porta come Gatto Silvestro.
E infatti non ti parlerò dello spettacolo, ma di come è cambiato il mio modo di costruire gli spettacoli, cosa ho imparato io stesso dalla scrittura e dall’organizzazione delle diverse parti. E mi sono accorto che ho applicato alcune cose che poi insegno anche mei corsi di public speaking, e che ho utilizzato negli anni nella costruzione di un business plan, di una lezione e di molte altre delle molteplici avventure in cui mi sono buttato. Finite male in alcuni casi, ma quanto erano organizzate bene?
Quindi, entriamo nel backstage di “Senti e trema”, che poi è il titolo dello spettacolo.
Non ce la farò mai
Io di solito lavoro bene soltanto se ho una scadenza. Non sono un grafomane, non scrivo sempre e in ogni condizione, anzi, sono molto pigro e lavoro bene se so che devo consegnare qualcosa entro una determinata data. Ad esempio questa newsletter, so che devo inviarla ogni giovedì mattina alle 7:31, quindi ho una scadenza e la rispetto (quasi) sempre. C’è chi riesce a produrre anche a tempo perso, io raramente lo faccio.
Questo spettacolo mi girava in testa da parecchio tempo, ma non avevo nessuna data. Poi, quasi per caso, mi hanno chiesto di fare uno spettacolo il 4 Maggio, e con l’incoscienza che mi contraddistingue ho detto: “Ma certo, faccio uno spettacolo tutto nuovo!”. Solo che non avevo ancora scritto praticamente niente, e allora mi sono dovuto mettere a pensare a cosa fare, a organizzare la scaletta, a scrivere i testi e a provarli.
In più, visto che come diceva David Bowie: “If it works, throw it away”, ho deciso di non lavorare soltanto sulle poesie, ma mettermi a scrivere dei veri e propri monologhi di stand up comedy. Anche se sto sul palco da una caterva di tempo, quasi mai ho fatto stand up pura. Vuoi non metterti a farla proprio quando hai una scadenza ravvicinatissima? Ovviamente sì.
Quindi sono passato alla raccolta delle idee.
Ma cosa avrò voluto dire?
Per raccogliere le idee e gli appunti solitamente uso Google Keep. Mi permette di scrivere sul telefono e poi ritrovarmi gli appunti sul computer e viceversa. Ci scrivo anche le caption che poi uso su Instagram, così scrivo sulla tastiera e poi devo solo copiare e incollare.
Certo, non sempre gli appunti sono comprensibili. Ho una nota con scritto “Approfondire i pinoli corazzati”. Chissà cosa avrò voluto dire…
I monologhi e le poesie solitamente mi nascono così. Parto da un’idea che mi fa ridere o che penso possa essere sviluppata, e attorno ci costruisco un discorso. Prima scrivo, poi aggiungo le battute. Prima metto giù il materiale, poi lo raffino. Se provo da subito a far ridere o ad avere tutto perfetto, mi blocco.
Una volta un insegnante di comicità (sì, esistono) mi disse che il mio primo obiettivo non doveva essere far ridere. Il primo obiettivo era non annoiare. Poi se si è abituati a far ridere solitamente si farà ridere, ma prima bisogna pensare a intrattenere le persone, altrimenti se si prova solo a farle ridere e poi non ridono si diventa patetici, che è la cosa peggiore che possa capitare su un palco. Da allora devo dire che sto molto più a mio agio quando mi trovo a fare spettacoli, presentazioni e tutte le volte che sto davanti a un pubblico.
Ho cominciato a fare ridere di più quando ho deciso che non mi interessava fare ridere ma raccontare storie
Ho lavorato su delle idee in parallelo, senza preoccuparmi ci fosse un filo logico tra le diverse parti. Come sa bene chi ha scritto un libro, raramente si parte dall’inizio a scrivere, ma si scrivono parti diverse che poi vanno messe assieme. Quando si crea uno spettacolo è la stessa cosa. Ma possiamo applicare questo anche alle lezioni, alle presentazioni, ai piani di sviluppo aziendali. Dividere in sezioni, lavorare sulle diverse parti, mettere assieme. Un filo logico poi si trova sempre.
Dare varietà
Per lavorare meglio e dare più varietà allo spettacolo ho utilizzato modalità diverse: monologhi, poesie, liste, canzoni. Se avessi parlato ininterrottamente e con lo stesso stile dall’inizio alla fine avrei rischiato di annoiare anche se il materiale magari era buono.
Per questo faccio la stessa cosa, ad esempio, quando tengo le lezioni di public speaking: parlo, faccio vedere video, faccio domande, creo degli esercizi pratici. Così non mi annoio io, non si annoia chi mi ascolta, e tutto funziona meglio.
Se penso a chi tiene lezioni di 8 ore senza usare manco una foto, senza rispondere alle domande, e soprattutto senza aver pensato prima alla struttura della lezione, mi viene da ammattire. Poi dice che la gente si annoia.
Poi ho provato e riprovato. Ho fatto sentire dei pezzi ad alcune persone (che ringrazio) per vedere se funzionavano, ho portato alcune parti in dei laboratori (sono serate collettive in cui si esibiscono diversi comici e provano i pezzi), e così ho anche organizzato le idee.
Provando, sia a casa che sul palco, capita che ci si dimentichi delle parti. In questo modo si capisce se il discorso fila (altrimenti è anche molto difficile memorizzarlo) e, se provando e riprovando continui a dimenticarti un passaggio, probabilmente vuol dire che non era poi così importante. Non bisogna mai affezionarsi troppo alle proprie idee, a volte bisogna lasciarle andare. Solitamente se ne vanno da sole.
E infine è ora di andare in scena
Ora la scaletta è pronta, i pezzi sono provati, le poesie sono messe in fila, il copione è stampato, e insomma è tempo di salire sul palco. Sperando che vada bene.
C’è sempre una grande emozione, quando proponi qualcosa di completamente nuovo. Non sai se funziona, se tutto andrà bene, se durerà troppo, durerà troppo poco, come reagirà il pubblico. In alcuni casi non sai neanche se ci sarà, il pubblico.
Il pensiero che mi dà forza è che, secondo me, anche Dante ogni tanto si sarà trovato a pensare: “Ma ‘sta storia del viaggio tra Inferno, Purgatorio e Paradiso, non sarà un po’ una ca**ata?”. E poi ha tirato fuori il bestseller.
Come si dice nel poetry slam, l’unico poeta che perde è quello che non sale sul palco.
Quindi stasera, Giovedì 4 Maggio, debutto con “Senti e trema”, spettacolo di stand uop, poesia e twerking. Daisy American Garden, Milano, ore 21:30 (Zona Navigli). Se sei in zona e ti va di venire, mi fa piacere.
Il TED Talk della settimana
Visto che parliamo di comicità, un TED Talk tenuto da una stand up comedienne americana, che parte da un’immagine molto divertente per costruirci un discorso attorno: quella volta in cui la NASA mandò in missione nello spazio per 6 giorni la prima astronauta della Storia, e si chiese se per 6 giorni 100 assorbenti fossero sufficienti.
Le menti migliori della Nazione che non sanno quanti assorbenti servono, in caso, per una settimana. E non lo chiedono neanche.
Un TED Talk che parla, facendo ridere, di femminismo, hate speech, patriarcato e stupidità umana.
Una poesia breve per chi ha poco tempo
Ai gradi
militari
ho preferito
quelli alcolici(Valentino Zeichen)
Per queste settimana è tutto, non ho esagerato con le rubriche perché mi sa che ho scritto parecchio nella prima parte.
Spero ti sia piaciuta, e spero di vederti allo spettacolo. Se non stessi a Milano e volessi portare il mio spettacolo dalle tue parti, non hai che da scrivermi e vediamo come fare.
Tante care cose e abbi cura di te
Ciccio
PS: comunque questo mese sono parecchio in giro. Ti lascio qua il calendario di Maggio, metti che ti trovi in zona.
“Nessuno ci toglierà i balli che abbiamo ballato”
Sono Ciccio Rigoli e mi occupo di comunicazione, customer care e poetry slam. Ho un progetto che si chiama “Complimenti”, unisce queste tre cose e aiuta le aziende a migliorare.
Faccio corsi molto divertenti sia dal vivo (quando possibile) sia online, e anche consulenze singole.
Organizzo poetry slam e insieme a Paolo Agrati e Davide Passoni abbiamo un’agenzia che si chiama Slam Factory. La nostra trasmissione “Poetry Slam!” la trovi su Prime Video, anche se nella descrizione mi chiamano “Ciccio Regoli”, vai a capire perché.
Ho scritto 5 libri e un pezzo che si intitola “Come hanno fo**uto i trenta/quarantenni” che ha fatto oltre un milione di visualizzazioni a mia insaputa.
Sono soprattutto su Facebook e Instagram. E anche su LinkedIn. Puoi seguirmi, se ti va.