Ci metto giusto un minuto
Vero che i tempi non sono importanti, ma anche un minuto ha la sua dignità
C’è stato un tempo in cui facevo parte di un’associazione in cui ogni settimana dovevamo incontrarci e presentarci in un minuto. Un esercizio molto utile e che insegna a farsi conoscere anche in pochissimo tempo.
In realtà sembra che la prima impressione si formi addirittura in meno di 3 secondi, quindi praticamente abbiamo 57 secondi da riempire.
Certo, andando avanti di questo passo mi troverò a fare corsi di formazione per presentarsi in 30 secondi, poi in 10, poi in un secondo, poi entreremo nel campo dell’infinitamente veloce e, come fanno i guru quelli bravi*, inventerò qualche corso in cui aggiungerò completamente a ca**o di cane l’aggettivo “quantistico”:
Public speaking quantistico
I quanti e i discorsi pubblici
Impara a parlare con il potere del bosone
Visto che per fortuna non sono ancora diventato uno di quelli bravi**, oggi facciamo una di quelle puntate che contengono i suggerimenti utili e danno qualche consiglio così, a gratis.
Vediamo uno schema da usare per poter presentarsi o parlare di qualsiasi argomento in un minuto.
Parlare per un minuto è davvero una cosa facile?
Sembra una cosa da poco, dover parlare per un minuto, ma richiede ancora più preparazione rispetto a quando si deve organizzare una conferenza o un TED Talk. Quando abbiamo parecchio tempo a disposizione, in caso di errori possiamo recuperare, e abbiamo più occasioni e possibilità per farci ricordare. In un minuto soltanto, se perdi il pubblico all’inizio, addio, non lo recuperi più.
E poi c’è quella voce interiore che ogni tanto dovremmo zittire che dice “Devi dire tutto, tutto, tutto!” ma in un minuto quale tutto vuoi dire? E quindi bisogna ridurre il più possibile.
Infine, non bisogna sottovalutare un solo minuto. Se riusciamo ad andare bene in così poco tempo, ci sono ottime possibilità di andare ancora meglio sui tempi lunghi. Ci sono comici che riescono a farsi ricordare in 10 secondi, figurati se tu non riesci a farti ricordare in un minuto!
Quindi, prima cosa, dividiamo il discorso in 3 parti: apertura, centro, chiusura. Vediamole una per una.
L’apertura: fagli vedere chi sei, Tigre
Dicevo sopra che la prima impressione si forma in 3 secondi (lo dice la scienza, come titolerebbero i quotidiani). Ed è vero, bisogna agganciare subito il pubblico per portarlo nel nostro mondo. Non per niente, l’inizio si chiama “gancio”.
Quello che ti suggerisco è di ammantarti di insolito mistero, dicendo qualcosa che stimoli la curiosità di saperne di più. Può essere una domanda, in modo anche da attivare il cervello di chi ti sta di fronte, oppure una citazione, o un aneddoto molto breve. In 5/10 secondi puoi già dire molto, se sai cosa dire. Altrimenti, se non hai fatto i compiti a casa o se non sei un talento naturale, i primi secondi rischiano seriamente di essere di imbarazzo.
Quindi, punta forte sui primi secondi. Da lì ci si gioca parecchio.
Ma cosa fare quindi nel mezzo?
Il centro: elimina tutte le stronzate
Paradossalmente, non è tanto difficile sapere cosa dire. La parte più difficile è togliere il superfluo, il non necessario.
Poniamo che tu ti occupi di diversi campi, e voglia dirli tutti: il risultato sarà di grande confusione, perché il pubblico non riuscirà a farsi un’idea chiara.
Quindi, punta su una cosa soltanto. Una, e basta, ma che sia sufficientemente forte da contenere in se tutto quello che vuoi dire. Che poi è quello che fa di solito la poesia, dire una cosa che apre tutto un mondo di possibilità.
Può essere una storia che ti è accaduta e che fa vedere come sei e come ti comporti, oppure un’attività nella quale sai di essere molto forte. O ancora, il problema di una cliente per cui hai trovato una soluzione. Questo ti dà affidabilità e permette di farsi già un’idea di cosa sai fare e di come ti comporti.
Ti viene in mente di aggiungere una cosa mentre stai parlando? Non farlo, davvero. Non farlo. Non c’è niente di più fastidioso di chi sfora i tempi e parla per 2 minuti quando ne aveva uno a disposizione.
La chiusura: sii memorabile
Quando è ora di chiudere, chiudi. In maniera secca, magari utilizzando una frase che ti rappresenti o usando una citazione. Ma non aggiungere altro dopo se non “Grazie”.
Le persone devono capire che hai chiuso il discorso, e se riesci a trovare anche un motto che ti caratterizzi e che sia facile da ricordare si ricorderanno di te anche a distanza di tempo.
Fun fact: in alcuni casi anche questo può essere chiamato “gancio”, perché appunto è una frase che permette di richiamare alla memoria chi sei e cosa hai detto in precedenza.
Se hai bisogno di un aiuto visivo per ripassare quello che ho detto sopra, ho girato anche un reel apposta. Visto che strategia integrata?
*spero si capisca che sono ironico.
*anche qui sono ironico. Non si sa mai, di questi tempi.
Parlare a modo
Una larga parte d’Italia ha scoperto Brunori Sas a Sanremo. Ovviamente qui lo si conosceva dal primo disco, come forse anche tu. E c’è sempre un po’ quella leggera spocchia di chi sapeva già tutto e aspettava al varco le altre persone per potersene bullare.
(Sì, conoscevo anche Lucio Corsi prima di Sanremo. Ma non voglio infierire su chi arriva soltanto adesso. Anche perché, se vogliamo dirla tutta, non conoscevo Olly che il Festival l’ha vinto, quindi ho poco da vantarmi).
Se vuoi bullarti ancora di più della conoscenza di Brunori, sappi che ha girato anche un programma per Rai3 dal titolo “Brunori Sa”, in cui vuole esplorare “l’universo di noi giovani di 40 anni”. Un programma del 2018 che credo abbiano visto in 15, e che puoi recuperare su RaiPlay.
Io non so se hai già visto delle interviste a Brunori, ma stiamo parlando di un intrattenitore eccezionale. Guarda l’intervista a Tintoria, oppure da Giacomo Poretti, e vedrai quanto è ironico, quanto si prende in giro e quanto prende in giro il pubblico e chi gli sta attorno.
Infine, ho scoperto che Brunori ha parlato anche a un TED Talk. Ed èBrunori all’ennesima potenza.
Quindi oggi lanciamo l’iniziativa: “Brunori a Sanremo”, non come cantante, bensì come presentatore. Vogliamo finalmente il primo presentatore calabrese a Sanremo, basta con questi toscani, romani e altri imperialisti.
Qualche link che può sempre servire
La differenza tra comicità e ironia, sul blog di Treccani: Comicità e ironia;
Consigli per avviare una carriera creativa: Adrian Thomine on bulding a creative career;
Dove mi trovi questa settimana
Sabato 22 Febbraio alle 21 inizia l’Ultimo metrò poetry slam, il poetry slam più metropolitano di Milano;
Mercoledì 26 sono a Bologna in Via Zamboni 74 per partecipare a un poetry slam organizzato dal Duocane.
Una poesia breve per ci ha poco tempo
Mi piace molto aprire la macchina
quando sono a una certa distanza.
Premo da dove lo permette l’elettronica
lo faccio soprattutto se qualcuno
si trova nei dintorni della macchina
così che sia allertato dal vedere
i fari d’improvviso illuminarsi.
In questo modo riesco a interagire
di nascosto con lo sconosciuto
mi introduco nel suo quotidiano
lo distraggo o infastidisco, gli instillo
un dubbio strisciante, che indaghi
senza un motivo apparente
su chi e dove sia il proprietario dell’auto –
così che gli affiori alla mente
un pensiero infantile di correlazione:
l’ho fatta scattare con gli occhi
ho un grande potere su tutto il reale.
(Ipotesi sul mio disfacimento - Bernardo Pacini)
Anche per questa settimana è tutto, ci sentiamo la prossima settimana con un progetto nuovo. Potevo stare fermo io? Ma va, figurati.
Tante care cose e abbi cura di te
Anche lo spin-off del podcast del Post su Sanremo ("La mia Liguria" di Dario di San Fili) è una cosa spassosissima!
Mi sa che passo a trovarti in via Zamboni. Sembri abbastanza matto da valerne la pena.
In caso contrario, mi disiscriverò da questa newsletter!