Ciao, sono Ciccio Rigoli e questa è nonproprio, una newsletter di public speaking, amenità e, quando le cose vanno male, qualche parolaccia. Parolacce raramente scritte perché non mi piace scriverle, ma se leggi tra le righe almeno qualcuna pensata ce la trovi.
Oggi scrivo questa newsletter con un po’ di tristezza. Stamattina ho scoperto che Il Serraglio, un locale milanese in cui sono andato volentieri diverse volte ad ascoltare dei concerti, non riaprirà più. Dopo l’Ohibò, un altro locale che chiude o meglio non riapre perché non potrà adeguarsi alle nuove disposizioni. Già lavorare con la cultura è molto difficile, questa legnata del coronavirus sta mietendo molte vittime. E forse non siamo che all’inizio.
Peccato, speriamo che si rinasca in qualche modo. E comunque no, non andrà tutto bene e non ne usciremo migliori. Inutile starcela a raccontare.
Ascoltare e cambiare strada
Stasera (lunedì) torno a fare poetry slam dal vivo. Non so se sono tanto pronto, stare sul palco presuppone allenamento e continuità, ritornarci a freddo dopo mesi di live, dirette, Zoom, mi spaventa un po’. Ma sono parecchio emozionato perché si riparte.
Una delle maggiori abilità sul palco, che si apprende e si affina con parecchio esercizio, è quella di ascoltare il pubblico. Lo so, lo so, sembra un controsenso. Siamo sul palco per parlare noi, non per ascoltare il pubblico. Ed è questo l’errore che porta spesso i relatori a parlarsi addosso e ad annoiare chi ascolta. Stare sul palco è un esercizio continuo di ascolto. C’è chi dice che stare sul palco è come fare l’amore col pubblico. Ti dirò, è vero. Ma anche nell’amore l’ascolto è fondamentale sennò si tratta solo di piacere solitario. Spero tu abbia apprezzato la perifrasi “piacere solitario” per non dire altro.
Quando si sta sul palco si hanno delle persone davanti. Persone vive, senzienti e rispondenti, anche se sei tu ad avere il microfono in mano e loro no. E sentire se il pubblico sta ascoltando è fondamentale. Ecco alcuni consigli:
1) Rivolgiti al pubblico
Non parlare sempre e solo di te stesso e non girarti di spalle. Piuttosto usa le domande, anche retoriche, oppure chiedi “Avete pensato a quante volte…?”, “Vi è mai capitato di…?”. Sono domande che servono a risvegliare l’attenzione, e capiterà sempre che qualcuno faccia di sì con la testa. Quello è il segnale che stanno ascoltando.
2) Non aver paura delle domande
Spesso si ha il terrore che il pubblico faccia domande. Come se ci fossero delle insidie nascoste in quello che possono chiedere, oppure c’è la paura di non saper rispondere. E invece bisogna stimolare le domande, perché è da lì che si può capire il livello di interesse e dove virare il discorso. Senza paura.
3) Ascolta tutti
Io odio i relatori che arrivano solo per il loro momento di parlare e poi vanno via. Non ascoltano gli altri, non sanno cos’è successo, e si comportano da primedonne. Invece è fondamentale ascoltare gli altri prima di noi, perché magari possono fornire degli spunti, possiamo legarci a quanto detto prima da altri e sarà un segno di attenzione nei confronti di chi ci sta di fronte e ci aiuta a entrare meglio nell’argomento e a farci ascoltare.
Quindi, mi raccomando, ascolto. Sempre, non solo nel public speaking.
Il TED talk della settimana
C’è chi ogni tanto decide di cambiare strada perché, riflettendo su se stesso, non riesce a trovare una risposta oppure soddisfazione nonostante le cose vadano bene. Come è capitato a Ravagha KK, lo speaker di oggi. Artista indiano, in questo talk parla di come si sia reinventato 5 volte come artista, con difficoltà, sofferenze ma anche grandissime gioie. E ci ricorda che bisogna sempre provare a cambiare le cose ed essere attenti a quello che succede, invece di incistarsi a fare sempre le stesse cose perché le sappiamo già fare.
Ah, occhio che alla fine a me è scesa una lacrima. Potrebbe capitare anche a te.
Le mie 5 vite da artista
Sport inutili e dove trovarli
Ti piace andare in bicicletta in montagna ma non hai spazio in macchina per trasportare la tua mountain bike? Nessun problema, ho la soluzione per te: il Mountain Unicycling!
In pratica è come la mountain bike, quindi si va sullo sterrato, ma col monociclo. Una sola ruota, meno complicazioni! Esistono competizioni di resistenza, in salita oppure in discesa. In discesa col monociclo. Io non so come facciano ad arrivare in piedi in fondo, davvero non ne ho contezza. Ma magari sono io che non ci capisco molto.
Comunque, almeno il problema dello spazio in macchina l’abbiamo risolto, dai.
Il Santo del giorno
La rubrica che ti regala ogni settimana un nuovo santo a cui votarsi, quando i vari padrepii e sanfranceschi non possono accorrere perché sono oberati di richieste e l’attesa per un miracolo rischia di farsi lunga più che al call center dell’INPS.
Oggi si venera Sant’Ottone di Bamberga, l’uomo che convertì la Pomerania ma soprattutto era noto come “Sant’Ottone against the machine” perché convertiva il prossimo a suon di mazzate e di “distruzioni di templi e statue, rivolte urbane, conversioni e apostasie collettive, punizioni divine che paralizzano i malintenzionati o schiacciano loro la testa contro il muro e miracoli di tipo punitivo (per il mancato rispetto delle regole di vita cristiane)”.
Un bel tipetto insomma, io una preghierina gliela farei fossi in te, soprattutto per evitare rappresaglie.
Per questa settimana è quasi tutto, visto che abbiamo ricominciato con gli spettacoli ecco dove puoi trovarmi:
Mercoledì 1 Luglio sarò in live streaming per il Milano Marketing Festival a un evento chiamato Cyberpunkers - Il talento ribelle al servizio della disruption digitale. Iscriviti, con me ci saranno altri ospiti parecchio bravi;
Giovedì 2 Luglio invece mi esibirò dal vivo con il mio socio Paolo Agrati a 21wol alle 19:30. Puoi prenotarti gratuitamente qui, i posti sono limitati. C’è anche scritto che facciamo standup comedy ma no, facciamo al limite standup poetry;
Lunedì 6 Luglio: poetry slam a BASE Milano a tema mobilità urbana.
Beh, direi che come ripartenza non c’è male, no?
Un abbraccio dal vivo e con parecchio ascolto
Ciccio
PS: A proposito di ascolto, se ti va di scrivermi per qualsiasi richiesta, suggerimento, critica, insomma, fallo pure. Sono qui apposta!
Questa newsletter è stata scritta ascoltando questo live dei Massimo Volume. Se non li conosci, sappi che sono tra i gruppi più poetici della storia, visto anche che più che di un cantato si tratta di un recitato.
Ad esempio quando dicono “Io non ti cerco, io non ti aspetto, ma non ti dimentico”, come fai a non pensare che sia poesia?