Ciao, sono Ciccio Rigoli e questa è nonproprio, una newsletter che con la scusa del public speaking ogni settimana, puntualmente, ti propina anche qualche consiglio nascosto tra le pieghe del discorso. Sempre se il titolare si ricorda di mandarla, che ogni volta si fa tardi e forse anche stavolta è meglio se mi sbrigo a scriverla, ecco.
Settimana prossima dovrei compiere quarant’anni. Dico dovrei perché non si sa mai cosa ci riserva la vita ma anche perché quest’anno spero me lo abbuonino, visto che di sicuro è stato un anno non vissuto pienamente. Cioè, a uno che fa spettacoli, se togli gli spettacoli, che cosa rimane? Uno volendo si può anche fermare, ma deve farlo volontariamente. E io veramente sto cominciando ad accusare la mancanza di palco.
Detto questo, settimana prossima ne faccio quaranta, salvo sorprese, e come tutti a quarant’anni mi trovo a fare un bilancio. Ho fatto qualcosa di buono? Avrei potuto fare qualcosa meglio? Avrei potuto finire quel corso di uncinetto che avevo iniziato e ho smesso prima ancora di riuscire a fare un centrino? Tutte queste domande me le pongo giustamente perché ho accumulato esperienza e ho imparato, e oggi vorrei raccontarti 3 esperienze che mi hanno fatto soffrire ma mi hanno insegnato qualcosa. Magari possono insegnare qualcosa anche a te o magari servono semplicemente per espormi al pubblico ludibrio.
PS: no, non ho intenzione di comprarmi la moto a 40 anni. Chissà perché si comprano tutti la moto, a 40 anni.
Mi ricordo di quella volta che…
Oggi i 40 anni non sono più quelli di una volta. La mia generazione vive questa specie di contraddizione per cui da una parte sei ancora molto giovane e come tale vieni trattatə, dall’altra ormai cominci ad avere un’età per cui ti ricordi delle cose che sembrano lontanissime nel tempo. Tipo i rullini fotografici, con sviluppo e stampa in 24 ore. E solitamente 6 foto buone su 24. Diciamo che quello non mi manca tanto, ecco.
Su quarant’anni, ne ho passati ventuno sul palco. E insomma, qualcosa ho imparato, ma riguardando indietro mi sono venuti in mente 3 episodi che magari possono insegnarci qualcosa.
1) La seconda volta è sempre più difficile
Al liceo ho partecipato a un corso di teatro. Un insegnamento che mi hanno dato è che se nella prima rappresentazione di solito si va bene, nella seconda cala l’adrenalina e va male. L’ho imparato a mie spese anni più tardi, quando con i miei soci del Trio Cantù avevamo due serate al teatro Franco Parenti di Milano. La prima sera, dopo mesi di prove, più o meno tutto era andato bene, anzi, molto bene. La seconda sera, superata la frenesia della prima, è andata molto peggio. Errori, dimenticanze, poca energia. La conferma che la seconda serata è sempre più difficile.
In compenso, ho imparato che la differenza tra amatori e professionisti sta anche in questo. I dilettanti alla seconda recita crollano, i professionisti migliorano di volta in volta. Da allora, ogni seconda volta per me è stato meglio della prima perché riuscivo a gestire l’emozione e a ritrovarla sempre maggiore sera dopo sera.
2) All’esordio volevo scendere dal palco
La prima volta che mi sono esibito da solo come cabarettista volevo morire. Non rideva nessuno a nessuna battuta e non vedevo l’ora di scendere dal palco. Era un laboratorio, e alla fine il Maestro che mi seguiva mi disse: “Brutto vero quando non ridono? La soluzione è semplice: non salire per farli ridere. Sali sul palco per non annoiarli”.
Sembra un controsenso ma è così: devi salire sul palco per non annoiare, se poi riesci a farli ridere è ancora meglio. Ma se punti solo a farli ridere, quando non lo fanno sei rovinatə. Peggio, sei pateticə.
Da allora ho puntato a essere interessante e non soltanto comico, ed è andata quasi sempre bene. O almeno, è molto difficile che mi senta perso sul palco anche se non ridono.
3) Divertiti anche se sei seriə
I primi tempi puntavo solo a fare bene il pezzo, e non mi interessavo del pubblico. Volevo far vedere che avevo imparato la parte a memoria, che sapevo cosa dire e che non avrei sbagliato neanche una parola del copione. Risultato: ci annoiavamo sia io sia il pubblico, o quantomeno il risultato non era soddisfacente.
Poi mi sono stufato e ho cominciato a salire sul palco e a divertirmi, anche se le parole non erano precise e se non mi ricordavo tutto a memoria. Da allora mi diverto di più io, si diverte di più il pubblico, e sono anche meno preoccupato quando devo salire sul palco. E non intendo solo quando devo fare spettacoli comici eh, anche quando devo fare presentazioni serie. Se mi diverto, trasmetto meglio.
Ti saranno servite queste esperienze? Spero di sì. Magari ne hai anche tu di questo tipo: se ti va, raccontamele!
Il TED Talk della settimana
Questa settimana ti faccio scoprire perché il bacon è ottimo quando scende la pioggia, perché per un pugno ben assestato bisogna pugnalare la verdura e come mai il silenzio non esiste.
Tutto questo nel TED Talk di Tasos Frantzolas, sound designer dietro parecchi film. Ti spiega perché tutto quello che senti in un film è una bugia.
Alza il volume, e preparati a scoprire un sacco di illusioni.
Il Santo del giorno
Il Santo di oggi è San Siro. Ma non nel senso dello stadio Giuseppe Meazza di Milano, altresì conosciuto proprio come San Siro, ma proprio di San Siro, primo vescovo di Pavia.
Secondo la tradizione, si dice che San Siro fosse il ragazzino che aveva i 5 pani e i 2 pesci con cui Gesù sfamò una folla intera, dando vita al più grande miracolo alimentare della Storia o anche alla più grande mutazione transgenica degli alimenti, prima che la COOP potesse dire qualcosa.
Dopodiché, si unì alla folla che seguiva Cristo, dopo seguì San Pietro a Roma, e dopo ancora San Pietro lo mandò a evangelizzare la Pianura Padana facendone un vescovo potente. Per dire che carriera, da ragazzino portatore di vivande a vescovo.
Grazie San Siro, protettore di quelli che si sono fatti dal nulla partendo come stagisti o portando i caffè.
(Nell’immagine, San Siro e la Sacra Famiglia. Giuseppe quello dietro, chissà come mai continua a essere perplesso guardando questo bambino…)
Sport inutili e dove trovarli
Lo sport di oggi non è inutile, anzi. Si sta diffondendo parecchio, è abbastanza conosciuto ma non è stato ammesso alle Olimpiadi di Parigi 2024, anche a causa della contrarietà degli stessi atleti della disciplina.
Parliamo del parkour, ovvero l’arte di compiere un percorso correndo, saltando, facendo acrobazie, arrampicandosi e chi più ne ha più ne metta.
Perché te ne parlo allora? Perché stamattina ho visto un video e ho passato 5 minuti a dire “Ecco, ora cade. Ora si fa male. Ora si spacca la testa”. E invece non è accaduto niente di cruento.
Se vuoi rimanere a bocca spalancata per 5 minuti e anche tu, come me, rischi di cadere per terra anche solo allacciandoti le scarpe, eccoti il video. Altro che i runner della domenica.
Frasi da usare agli aperitivi, anche online
“Io non sopporto le persone che riescono a parlare per più di sette minuti di fila”
(Daniil Charms)
Questa newsletter di inizio feste giunge al termine, così hai tutto il tempo per impacchettare i regali, andare a comprare il panettone, oppure il pandoro, o se proprio sei borderline il panforte. Il panforte per me è tipo il candidato indipendente alle elezioni del Presidente degli Stati Uniti: quando va bene prende il 2%, però è simpatico.
Ci sentiamo di nuovo settimana prossima, teniamoci stretti che il tempo è brutto.
Un abbraccio da zona quasi gialla, quindi fino alle 18
Ciccio
La Bio del titolare
Sono Ciccio Rigoli e mi occupo di public speaking, poetry slam, cultura e un sacco di altre cose di cui volendo possiamo parlare anche in privato.
Per il public speaking, ho un mio metodo che si chiama Public Poetry Speaking e utilizza tecniche derivate dal poetry slam. Faccio corsi molto divertenti sia dal vivo (quando possibile) sia online, e anche consulenze singole.
Se ti interessa parlarne, scrivimi a cicciorigoli@gmail.com.
Organizzo poetry slam e ho ideato e condotto insieme a Paolo Agrati e Davide Passoni la trasmissione “Poetry Slam!” Su Zelig TV.
Ho portato due spettacoli comici a teatro e innumerevoli spettacoli sempre comici in altri posti.
Ho una trasmissione settimanale su Facebook che si chiama I Sommelier dei libri in cui, assieme al sommelier Matteo Galiano, abbiniamo libri e vino. Ogni giovedì, alle 18 puntuali.
Ho scritto 4 libri: un romanzo, una raccolta di racconti, una di poesie e un manuale tecnico. Per dire, sono abbastanza versatile, ecco.
Ho scritto un pezzo che si intitola “Come hanno fo**uto i trenta/quarantenni” che ha fatto oltre un milione di visualizzazioni a mia insaputa.
Ho un Tumblr in cui carico le mie poesie. Anche se non lo aggiorno da un po’ ma dovrei ricominciare. Si chiama Eleganza sgualcita.
Sono soprattutto su Facebook e Instagram. E anche su LinkedIn. Puoi seguirmi, se ti va.
La newsletter di questa settimana è stata scritta ascoltando l’Unplugged delle Hole, giusto per fare gli anziani. All’inizio del video si vede anche Enrico Silvestrin (te lo ricordi Enrico Silvestrin?) con una capigliatura che più anni Novanta non si può.